Mario e la luna | Racconti al balcone

Sabato ci sarà una cosa divertente alla libreria Pupilla. Si chiama: Stralunati, Allunati! Si parlerà della luna, che dici, ci andiamo?” gli aveva chiesto la mamma. Mario era intento a colpire il suo dinosauro con una fionda. Il nonno gliene aveva costruita una con un pezzo di legno e un elastico e poi aveva fatto i proiettili con i tappi di sughero, che arrivavano lontano ma non facevano troppo male. Ci pensò su. Poi chiese: “Perché?”. Non gli piaceva uscire da casa. Nella sua cameretta aveva un sacco di giochi e la televisione e i libri e anche il nonno, che ogni pomeriggio scendeva dal piano di sopra e gli faceva compagnia. Si sedeva sul pavimento accanto a lui, però si piegava lento lento e si lamentava: “Ahi, ahi, le mie ginocchia”. Facevano uno strano rumore: crick crick, crick crick. Mario gli aveva detto che ci doveva mettere un po’ d’olio, come aveva fatto il papà con la porta del bagno che, quando si apriva, piangeva con uno gnie gnie come un bambino piccolo e dopo era diventata silenziosissima. Il nonno gli aveva risposto che avrebbe seguito il suo consiglio, ma forse aveva messo poco olio, perché continuava a fare crick crick. “Chiara leggerà dei libri, ci saranno altri bambini e un laboratorio vero” continuò la mamma, “Lo sai che proprio cinquant’anni fa un uomo è arrivato sulla luna e ci ha camminato sopra? Si chiamava Neil Armstrong”. Quanto tempo erano cinquant’anni? Troppissimi, pensò Mario e si domandò se questo signore che era andato sulla luna aveva un dinosauro in giardino, invece di un cane. Perché sapeva che una volta, tanti anni fa, almeno cinquanta, i dinosauri erano veri e feroci e giganti, non piccoli e di plastica come il suo. Mario non ci credeva molto a questa cosa della luna, forse la mamma aveva inventato tutto per costringerlo ad andare in libreria. “Ti divertirai” aveva detto la mamma, prima di andare in cucina. Lo diceva sempre, ogni volta che voleva portarlo da qualche parte. Al cinema, al parco, dai cuginetti, da Pupilla. Persino a scuola. Mario sbuffava ma poi si faceva trascinare via. Quasi sempre aveva ragione la mamma, ma sentiva che questa volta c’era sotto un imbroglio. Il campanello squillò e subito dopo il nonno entrò nella stanza. “È vero che un signore è andato sulla luna?” gli chiese. “Certo” rispose il nonno, “Io l’ho visto. Era notte e lui è sceso dalla scaletta piano piano e ha fatto qualche passo”. Mario si arrabbiò, anche il nonno lo stava prendendo in giro. Come aveva fatto a vederlo? La luna era lontana lontana e grande quanto la lampadina sul suo comodino. Forse era veramente una lampadina, che si spegneva e poi si riaccendeva una fetta per volta. Quando quella del suo comodino aveva fatto ptuff e poi lo aveva lasciato al buio, il papà ne aveva messa una nuova. E gli aveva spiegato che le lampadine sono caldissime e bisogna aspettare che si raffreddino prima di cambiarle. E bisogna essere sicuri che non ci sia corrente e usare un panno per svitarle perché sono fatte di vetro e si rompono facilmente. Quindi anche la luna ti può scottare, quando è accesa. E se è fatta di vetro, un uomo come fa a camminarci sopra? E poi doveva essere un uomo piccolissimo per stare in piedi su una lampadina, ancora più piccolo dei puffi che sono alti due mele o poco più. Però il piccolo principe viveva nel cielo su un asteroide minuscolo insieme a una rosa e poi viaggiava e arrivava sulla terra ed era grande. E se quel signore era come il piccolo principe? Come una formica sulla luna e grande come il nonno sulla terra. Ma restava il fatto di come ci era arrivato, sulla luna. Cinquant’anni fa non esistevano mica gli aerei o le astronavi! Forse se c’erano i dinosauri, c’erano anche i draghi. Ma doveva essere un drago gigantesco e forte, per fare tanta strada. Forse Fierobecco. Harry Potter sarebbe stato capace di arrivare sulla luna, con Fierobecco. O si potevano legare insieme tanti palloncini colorati. L’aveva visto con i suoi occhi, che potevano portare una casa fino al cielo! Però il nonno aveva detto che quel signore lì era sceso da una scaletta. Quella del camion dei pompieri si allunga e allunga e allunga. Magari ci arriva, fino alla luna. Certo era un bel mistero. Chissà se alla libreria Pupilla lo avrebbero spiegato. La signora Chiara sapeva un sacco di cose. E quando non le sapeva, le andava a cercare sui libri. “Che lì si trova tutto” diceva il papà. La mamma si riaffacciò con la merenda. “Forse va bene, andare a questa cosa che hai detto” disse Mario. Se accontentava la mamma, dopo lei gli avrebbe comprato il gelato. “Un giorno ti porto al planetario”, propose il nonno, “Ci sono tutte le stelle e i pianeti e c’è un telescopio per vedere da vicino la luna. Come un binocolo, ma molto più potente. Lo sai che ci sono astronauti che vivono nello spazio? Nella Stazione Spaziale Internazionale. Se siamo fortunati, riusciamo a vederla sfrecciare nel cielo, qualche volta”. Mario lo guardò meravigliato. Questa storia della luna sembrava sempre più interessante. Non vedeva l’ora che arrivasse sabato.