
Sfoglio il quotidiano mentre mia moglie e mia figlia sono impegnate in una conversazione inerente, credo, le discipline orientali. Settembre porta con sé una serie di buoni propositi che, in genere, restano quello che sono: propositi e neanche tanto buoni. Fatta la prima lezione del corso che spergiurano di voler seguire per il resto della loro vita, subentrano i ripensamenti, gli orari poco agevoli, la stanchezza, gli impegni e quant’altro. Se siamo fortunati e la prima prova è gratuita, il nostro bilancio familiare non ne risente. Sempre che si tratti di un posto dove presentarsi con leggings usati e una t-shirt. Ancora soffro per l’acquisto di un intero set di costumi, cuffie, ciabatte antiscivolo e accappatoi, con doppia iscrizione e pagamento anticipato per tre mesi di corso di nuoto. Tutto abbandonato dopo le prime bracciate. “Troppo cloro! Così ci roviniamo i capelli e anche la pelle! Non è che possiamo andare dal parrucchiere ogni due giorni!”, è stata l’esternazione corale davanti alle mie rimostranze. Non avevo potuto che assentire, anche perché la suddivisione delle spese, in seno alla mia famiglia, fa ricadere su di me le cure estetiche.
Lo stipendio di mia moglie, come non manca di far notare a chicchessia, è riservato a garantire un adeguato abbigliamento a lei e ai nostri figli nel timore, parole sue, che io li costringa a vestirci tutti al mercato del giovedì. Decido di disinteressarmi delle chiacchiere femminili continuando a leggere i vari articoli sulla crisi di governo, anche se ho capito da tempo che provare a seguire un filo logico nelle esternazioni dell’uno o dell’altro è solo un inutile esercizio di contorsionismo mentale. “Papà, hai pensato alla metempsicosi?”. La prima reazione è quella di sentirmi in colpa. Ho dimenticato qualche scadenza? Dovevo fare io la spesa? Una prenotazione? Forse qualche visita di controllo. Poi realizzo che questa parola l’ho già sentita. Mi sembra a proposito della reincarnazione. Annuisco con aria grave, senza sbilanciarmi. “Io devo essere stata una principessa o magari Cleopatra o Caterina II. Persino Elisabetta prima.
Lo sai quanto mi piace viaggiare”. Dubito che uno di questi personaggi abbia deciso di rinascere figlia mia o che la passione per gli spostamenti possa essere segno distintivo di nobiltà pregressa. Per quello che ricordo, la trasmigrazione delle anime ha qualcosa a che fare con il migliorare o peggiorare la propria condizione. Tipo che se sei stato un delinquente disgraziato rinasci verme. Le voglio troppo bene per pensare che una zarina di Russia o una regina d’Inghilterra siano state punite tanto da regredire in lei. L’amore di un genitore non è così cieco da non riconoscere i limiti della propria prole ma è abbastanza grande da non deluderla. “Allora sono padre di una donna speciale” dico senza alcuna ironia. Lei mi sorride. Anche mia moglie. Per una volta non ho sbagliato niente. “Io vorrei rinascere in Giappone” continua mia figlia, “Un paese moderno, in evoluzione, grande cultura. C’è la famiglia imperiale, potrei avere un ruolo importante. E poi mi piace il sushi. Forse dovrei prepararmi studiando gli ideogrammi”. Dov’è finita l’idea di iscriversi a Medicina appena diplomata? Non è che la rimanda alla prossima vita? “Ci penserai al momento opportuno, fra molti molti anni” le dico serafico.
Questo parlare di reincarnazione comincia a mettermi ansia. Per il momento la mia vita va benissimo così, insieme a tutti loro. Ma se fosse possibile, che fine farei dopo? Come potrei definire la mia esistenza? Normale, direi. Questo vuol dire che potrei ritornare come impiegato del catasto o di qualche altro ufficio pubblico, come ora? Magari direttore, se fossi degno di evoluzione. E se invece potessi scegliere io? Non mi importa di regredire ma vorrei stare in pace il più possibile. Potrei rinascere albero. Sono importanti per il nostro futuro. Vedi tutto il casino che è riuscita a suscitare quella Greta! Un immenso baobab nel silenzio della savana. Meglio una solida quercia immersa nella frescura di un bosco. Uccellini che mi rallegrano con il fischiettio, scoiattoli che corrono fra i rami facendomi il solletico, stormire di foglie come unica forma di comunicazione. Nelle vite successive abbiamo memoria di quelle precedenti? Devo informarmi. Non vorrei avere nostalgia della famiglia. Preoccupazione no. Ovunque si reincarni mia figlia, sono sicura che mia moglie farà in modo di seguirla. O di precederla, se così sarà. Le guardo. Sono di nuove impegnate a fare progetti per l’autunno, spero di godermele ancora a lungo così unite come ora. Un rumore distoglie la mia attenzione. Sul vano della porta compare mio figlio. Guardo l’orologio, è mezzogiorno. Alla sua età io ero già alla terza partitella di calcio con gli amici. Quindici anni buttati.
Si gratta la pancia mentre rischia di slogarsi la mascella in un immenso sbadiglio. Poi avanza instabile fino alla cucina. “Mamma, è rimasto caffè?”. Si accascia sulla sedia mentre mia moglie corre a preparare la moka. Quante reincarnazioni ci vorranno prima che mio figlio dia qualche segno di vita? Intanto lui allunga le braccia e poggia la fronte sul tavolo. Non ho dubbi su quale corpo gli riserverà la metempsicosi. Dovrò rassegnarmi. Con o senza memoria, il mio dovere di padre è stare accanto a lui finché serve. Rinascerò albero in Amazzonia. È lì che vivono i bradipi.