
Chi è il pazzo? Cosa spinge le persone verso la violenza? Chi sono i “cattivi”? In un mondo educato alla glorificazione degli eroi – quelli Marvel prima di tutto – siamo al cospetto dell’ultimo film di Todd Phillips “Joker” che, senza ombra di dubbio rappresenta un autentico capolavoro del cinema d’autore.
Oltre a questo, il film riesce anche in un altro grande miracolo: ci costringe a confrontarci con i nostri demoni.
Il Joker è l’umorista, il clown, quello con il sorriso stampato perennemente in volto e ce lo ricordiamo tutti perché ogni generazione ha il suo, da Jack Nicholson a Heath Ledger, passando per Jared Leto (in Suicide Squad). Il loro è un Joker folle, potente e completamente fuori controllo e questa pazzia è amplificata e resa quasi invincibile ancor di più dal mistero sulla sua persona e la sua storia.
Mai nessuno aveva osato raccontare un personaggio così epico smontandolo, analizzando ogni singolo momento della sua vita, accompagnandolo nell’esasperazione e nella lenta ma letale conversione alla violenza. Nessuno prima di Phillips che, noto per aver diretto grandi film “pop”, da blockbuster come trilogia di “Una Notte da Leoni” e “Parto col folle”, aveva acquisito la pericolosa nomea da regista di poco conto che ad Hollywood diventa scomoda.
Il Joker del 2019 è ambientato negli anni 80 ovviamente a Gotham City, la città in fiamme, lurida, piena di ratti e invasa dalle continue proteste della povera gente che si oppone all’amministrazione e a un welfare che non esiste.
Il nostro Joker è Arthur Fleck, uomo di mezza età che abita con sua madre in un appartamento decadente nei sobborghi della città. Lavora come clown in un’agenzia di pubblicità – la “Haha” – ed è continuamente vittima di violenza e bullismo per strada. Perché Gotham non è solo sporcizia e povertà ma è anche e soprattutto, prepotenza, cruda cattiveria immotivata, spesso messa in atto verso i più deboli.
I suoi problemi neurologici accompagnano Arthur da buona parte della sua vita rendendolo un continuo bersaglio perché lo portano a ridere in momenti assolutamente sbagliati o impertinenti, anche quando non vorrebbe, provocando la totale inadeguatezza della sua personalità a tutto il resto del mondo.
La risata che Joaquin Phoenix ha creato per questa sua versione di Joker è straordinaria: racchiude in sé la pazzia ma nello stesso tempo esprime il dolore interiore lancinante di Arthur che quasi soffoca nelle sue stesse risa.
Per buona parte del film quindi noi non vediamo nulla del villain di Batman, né la sua maestosità né il fascino del cattivo. Noi vediamo un pazzo, un inetto, uno degli ultimi che per tutta la sua vita ha subìto – e continua a farlo – la totale mancanza di sostegno da parte dei suoi simili e del governo stesso. Quelli come lui non hanno tutela, gli ospedali cadono a pezzi e lo Stato ha tagliato i fondi per i servizi sociali cosicché Arthur non trova più il modo di aiutarsi né con la terapia né con le medicine. Poveri contro ricchi, le strade si infiammano e Joker sembra un ottimo simbolo di questa lotta contro lo strapotere.
È così che lo spettatore comincia a familiarizzare col nemico pubblico, col killer pazzoide, non a giustificarlo s’intende, ma a capirne i traumi. È un’estenuante attesa che qualcosa accada, che qualcuno reagisca; la forza di Phillips è riuscire a farci sentire lo strazio del protagonista che non riesce a staccarsi dall’ossessione di far ridere la gente, di diventare un comico vero, ma più ci prova, più risulta ridicolo e quasi imbarazzante. Questo verrà portato all’estremo dal personaggio di Murray Franklin, interpretato da Robert De Niro quasi come una vaga citazione a “Taxi Driver” il più tipico dei conduttori di talk show americani, l’idolo di Arthur che si rivelerà essere invece la sua più grande delusione.
La sua rivoluzione invece sarà qualcosa di spettacolare, che ci libererà da un peso, una presa di coscienza cruda e scorretta, che andrà contro tutti i princìpi della legalità ma a noi sembrerà così necessaria da farci ridere di sollievo. Joker è uno di quei film in cui si fatica a trovare un difetto: dalla fotografia alla colonna sonora è tutto sapientemente bilanciato per regalarci un altissimo momento di cinema.