di Elena Giuliano per IL7 Magazine
Un manifesto alla libertà di stampa e di espressione, è così che potremmo definire “The Post” il nuovo capolavoro diretto da Steven Spielberg e interpretato dalle due star Maryl Streep e Tom Hanks. Non solo una battaglia tra due colossi dell’informazione, ma una vera e propria inchiesta sul governo Nixon e su tutti quelli che lo avevano preceduto. La trama infatti gira tutta intorno allo scandalo che vede protagonista la guerra del Vietnam: le bugie e gli accordi segreti mai resi pubblici che hanno causato la morte di migliaia di soldati senza un apparente motivo. La vicenda è vista dalla prospettiva del Washington Post, storico quotidiano nato nell’omonima città e appartenuto per anni alla famiglia Graham. La redazione viene a sapere che il loro rivale, il “New York Times” è venuto in possesso di documenti ufficiali top secret che mineranno la credibilità del governo. Tutto questo si trasforma prima in una lotta tra pari, ovvero i due quotidiani per rimediare nuove fonti esclusive e poi in una vera e propria battaglia legale che mette a repentaglio la stessa stabilità del Post.
Ma c’è di più. Infatti la vicenda della vedova Graham che si ritrova a gestire l’azienda del giornale una volta appartenuto a suo pare che lo aveva poi affidato al marito, fa trapelare anche un velo di femminismo di base. La donna si ritrova infatti nella società degli anni 70, ancora fortemente maschilista e sopporta giorno per giorno i pregiudizi che solo una classe fatta di soli uomini può avere su una donna di successo. Una donna apparentemente vittima degli eventi che nel momento di massima difficoltà e pericolo tira fuori gli artigli. Il ministero della difesa è in allerta, i due giornali rischiano la censura, l’opinione pubblica è scatenata e centinaia di giornalisti rischiano il licenziamento e a questo punto: pubblicare lo stesso oppure no? Ed è proprio questa la chiave della storia, la scelta di far valere ancora una volta il sacro diritto all’informazione, quella oggettiva perché “la stampa serve i governati, non chi governa”.
Emblematiche poi sono le scene della tipografia vecchio stile, della stampa con l’affascinante metodo della rotativa e dell’inchiostro che, fresco si imprime sulla sottile carta.
Immagini che fanno sognare e, con un piglio quasi nostalgico sperare che possa ancora esistere un’istituzione che riesca a dirci la verità su ciò che succede nel mondo. Senza l’informazione saremmo solo marionette in mano a burattinai e forse, tutti quei giornali che scorrono nel finale mentre Katharine Graham e Ben Bradlee si allontanano sullo sfondo, rappresentano proprio la voglia di resistere.