Produttività – Racconti al balcone

Amilcare si mosse piano. Non voleva svegliare sua moglie, che dormiva profondamente. Erano solo le 6.00, ma l’abitudine era dura a morire. Dopo quarant’anni trascorsi ad alzarsi alla stessa ora, non era facile approfittare della pensione per cambiare abitudini. Macchinista ferroviere. Lo aveva ispirato Guccini e così aveva fatto domanda. Non aveva mai lanciato nessuna locomotiva “a bomba contro l’ingiustizia”, ma si era impegnato come delegato sindacale e ancora adesso faceva da consulente presso un Patronato. Si vestì in bagno, poi sbirciò nella stanza dove i ragazzi erano ancora immersi nel sonno. Avere i nipoti per casa era una gioia e insieme una seccatura, ma con la didattica a distanza e il lavoro in ospedale di figlia e genero, accoglierli era stata la decisione più saggia. Meglio essere prudenti. Già durante il primo lockdown si era attrezzato con fibra ultraveloce, pc di ultima generazione e abbonamento ad una pay-tv. Sistemò un paio di cassette nel bagagliaio e si avviò verso la litoranea. La casa al mare era circondata da un grande terreno con alberi da frutto e un orto. Amilcare non era tipo da restare steso al sole tutto il giorno. Gli prudevano le mani, come diceva sua moglie, doveva sempre darsi da fare, così atteggiarsi a contadino lo teneva occupato.

Aprì il cancello e subito lo stuolo di gatti che aveva colonizzato il giardino lo circondò miagolando. Aprì la porta del ripostiglio, riempì la ciotola di croccantini e si attardò ad accarezzare il Nero, il veterano con la coda mozza che sembrava il capostipite della famiglia. Poi infilò i gambali di gomma e cominciò a fare scorta. Riuscì a riempire una cassetta con le mele cotogne rimaste. I mandarini avevano ancora bisogno di qualche giorno. Fece scorta di rape da fare stufate, con un bel po’ di peperoncino. Il vino novello era già in fresco e non c’era Covid che gli impedisse di festeggiare San Martino. Era già d’accordo con gli amici per brindare in videochiamata.

Un paio di cavoli, un cespo di lattuga e l’ultima zucca. Risotto, insalata e marmellata erano garantiti. Richiuse tutto e ripartì. Si fermò all’edicola e al panificio. Comprò le brioches calde per la colazione e una ruota di focaccia per merenda. Gli adolescenti avevano bisogno di energie per crescere, almeno questa era la scusa che accampava con sua moglie, quando lo scopriva a fare compagnia ai nipoti. Fece la spesa al supermercato e poi, dal ferramenta, si procurò l’occorrente per terminare il restauro di una credenzina che aveva trovato al mercato dell’usato. In merceria, comprò i rocchetti richiesti da sua moglie, che, dopo aver lavorato in una sartoria, accettava ancora qualche incarico speciale. Al ritorno, lo accolse il profumo di caffè appena fatto. I ragazzi riemersero dalla loro stanza ancora assonnati. Li spedì a lavare il viso e a vestirsi, prima della colazione. Anche se dovevano seguire le lezioni su uno schermo, era norma di buona educazione presentarsi in ordine. Dopo un quarto d’ora erano entrambi ai loro rispettivi doveri. Amilcare si preparò a sfoggiare il suo ultimo acquisto, un curioso marchingegno che poteva sbucciare le mele e, contemporaneamente, togliere i torsoli. Un sacco di tempo e fatica risparmiati, rispetto al farlo con un coltello. Le cotogne erano ostiche da pulire. Quando ebbe finito, si ritirò in camera da letto e chiuse la porta.
Aveva ceduto il suo pc ai nipoti, ma non gli aveva detto di aver comprato un i-pad. Se ne sarebbero impadroniti subito. Lo tirò fuori dal cassetto del comodino e cominciò a scorrere le mail del Patronato. Prendeva appunti sulle questioni da approfondire e cercava di risolvere i problemi di chi non aveva dimestichezza con il burocratese. Fece un paio di telefonate, dispensando consigli pratici. A pranzo, davanti al piatto fumante, i ragazzi richiesero il suo aiuto per i compiti di matematica. Era stata la sua passione a scuola e, ancora adesso, si divertiva a risolvere espressioni o a tracciare grafici di funzioni. Dopo un paio d’ore, i nipoti si immersero in una partita sulla Play Station e Amilcare si preparò ad andare all’officina di suo fratello. Gli aveva promesso di dargli una mano, rifiutando per l’ennesima volta la proposta di diventare suo socio. Gli piaceva armeggiare con i motori, ma solo come hobby o quando era proprio necessario. Tornò in tempo per la cena. Sua moglie era immersa in un mare di tulle e stava ricamando il corpetto di un abito da sposa. Occhiali sulla punta del naso e dita che si muovevano veloci come le zampe di un ragno intento a tessere la tela. “Un pochino di pazienza e finisco” disse la donna. Amilcare apparecchiò la tavola, prima di sedersi a leggere il giornale. Commentò a voce alta le notizie locali e la cronaca, a beneficio della moglie che infilava le ultime perline della decorazione. Si imbatté in uno di quegli articoli ancora capaci di fargli ribollire il sangue, come ai tempi della militanza sindacale.

“C’è tutta una polemica sulle dichiarazioni che ha fatto il governatore della Liguria” si sdegnò, “pare sostenga che i morti di Covid sono per lo più anziani, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese. Anche se poi aggiunge che vanno tutelati lo stesso, bontà sua”. Si diede una grattatina come scongiuro, poi riprese: “Abbiamo contribuito anche troppo, allo sforzo produttivo. Cento occhi in allerta dovevi avere, per portare un treno, E tu, quante spose hai fatto felici? E sempre pagando le tasse, facendo sacrifici, mandando i figli a scuola perché si facessero un futuro. La verità è che gli faremmo un favore, ad andarcene in silenzio, senza storie e senza che il Paese produttivo spenda denaro per le nostre pensioni”. Dopo un momento di riflessione chiese: “Secondo te, io sono anziano?”. La moglie scrollò le spalle: “Dipende dai punti di vista. Per i tuoi nipoti sei Matusalemme, per tua sorella sei ancora il fratello piccolo e per me sei sempre il bel giovanotto che ho sposato. E per tutti noi sei importante”. “Ha parlato la sfinge di Edipo, anzi questa è la teoria della relatività di Einstein. Ho una moglie scienziata” ironizzò Amilcare. “Però non hai detto che sono indispensabile”, obiettò. La donna gli sorrise: “lo sai come si dice. Tutti sono importanti e nessuno è indispensabile. Soprattutto certi politici…”.