di Ida de Giorgio per IL7 Magazine
Il portone era di legno scuro, nessuna insegna che indicasse lo studio della cartomante.
Alice era perplessa: la sua amica Anna le aveva assicurato che questa maga Maria era un’eccellenza nel suo campo, infallibile nelle previsioni: «Se vuoi una risposta certa, devi farti leggere i Tarocchi da lei! È inutile che continui ad arrovellarti, solo così puoi sapere che cosa succederà». Alice aveva bisogno di certezze, era stanca di vivere nell’attesa.
Scorrendo i nomi sui campanelli, trovò un’unica Maria Caputi, doveva per forza essere lei.
Una voce roca chiese «Chi è?». Disse il suo nome, il portone si aprì. Anche l’ingresso era anonimo. Non avendo indicazioni, Alice cominciò a salire, controllando le targhette sulle porte delle abitazioni. Al terzo piano, un uscio era socchiuso.
Entrò, chiedendo permesso. Si trovò in una stanza dipinta di rosso, con tende orientali alle finestre. La maga Maria era seduta accanto a un tavolino tondo. Alice si stupì, si aspettava la classica zingara con cerchi di oro ai lobi, gonna lunga e scialle frangiato sulle spalle; invece si trovò di fronte una donna di circa quarant’anni, in jeans e camicetta, con capelli castani corti. L’unica cosa in tema erano le mani, con unghie lunghe dipinte di nero e dita ricoperte di anelli.
La cartomante la invitò a sedersi di fronte a lei, poi aprì a ventaglio il mazzo dei Tarocchi, al centro del tavolino.
«Alice, vero?» chiese, per confermare l’identità della sua ospite. «Per quale motivo sei qui? Lavoro, amore o futuro in generale?»
Alice non esitò: il lavoro non la preoccupava, tanto era già impiegata nella salumeria di famiglia; il suo futuro dipendeva da Matteo, quindi l’amore era la sua unica priorità.
«Sei fidanzata, sposata o ancora single?» chiese maga Maria.
“Già, bella domanda”, pensò Alice. Quello sposato era Matteo, che giurava di amarla ma ancora non si decideva a lasciare la moglie. Erano quasi due anni che non faceva altro che lamentarsi di quanto fosse frustrante la sua vita coniugale e di quanto sarebbero stati felici insieme. Era così tenero, poverino: sempre triste perché non poteva stare con lei più di una sera a settimana, dopo la partita di calcetto con gli amici. E quanto soffriva, costretto a trascorrere domeniche, vacanze e feste insieme a moglie e figli. Naturalmente Alice non raccontò niente di ciò, ma si limitò a dire che non era proprio fidanzata, ma neanche single. Del resto Maria, in quanto maga, lo doveva capire da sola, quale era la situazione.
Scelse tre carte coperte e la cartomante cominciò col voltare la prima.
«Il Matto», pronunciò con enfasi la donna, «nella tua vita c’è un uomo ambiguo, superficiale, anche bugiardo…», lasciò sospese le parole: la carta indicava una classica relazione clandestina con un uomo che promette e non mantiene. Alice si irrigidì. Non poteva riferirsi a Matteo, nessuno era più onesto di lui: le aveva detto di essere sposato dal primo momento, quando aveva cominciato a corteggiarla in palestra. Aveva letto un articolo sui Tarocchi, prima di seguire il consiglio di Anna: non voleva certo farsi prendere in giro. C’era scritto che le carte hanno tanti significati e bisogna capire quale è quello giusto. Quindi chiese speranzosa «Il Matto…non potrebbe indicare un uomo che vuole fare una pazzia per me? Gli Arcani possono avere più interpretazioni, vero?»
La maga la guardò, pensando che, come al solito, la gente è poco disposta a credere all’evidenza, poi aggiunse: «Dipende, dipende dalle altre carte». Voltò la seconda, l’Eremita. «Solitudine, incapacità di affrontare la realtà… forse dovresti riflettere su questo rapporto», cominciò maga Maria. Alice scosse la testa, lei aveva tanti amici e poi Matteo era presente costantemente nei suoi pensieri: le teneva compagnia anche da assente. Le carte non si riferiscono solo al consultante, ma anche a chi ne influenza la vita. Almeno secondo la rivista. Quindi, la solitudine era senz’altro quella della moglie, che avrebbe dovuto affrontare la realtà: sarebbe rimasta sola perché il marito amava un’altra. Propose la sua lettura personale alla cartomante, che la ascoltò continuando a tacere.
Maga Maria aveva imparato a lasciar credere ai suoi clienti ciò che volevano: per lei, il mestiere di cartomante era un ripiego. La Laurea in Psicologia non le era servita a molto, nella ricerca di un impiego regolare. In fondo, si era detta, cosa cambia se trasformo un hobby in un lavoro? Si trattava di ascoltare la gente, di capirla e di dare consigli di buonsenso, niente che potesse nuocere. Proprio come un vero Psicologo, solo che al posto delle macchie di inchiostro di Rorschach, lei usava le figure degli Arcani Maggiori. Scoprì la terza carta. Il Diavolo. Sollevò le sopracciglia e sospirò prima di riferirne il significato negativo. Ormai non c’erano dubbi, secondo i Tarocchi e anche secondo il suo istinto: quella la ragazza si illudeva pensando a un lieto fine. Alice la anticipò sorridendo: «Il Diavolo! Quello di Zucchero! Matteo canta sempre, ogni volta che ci incontriamo: “Perché sei un angelo tu, che accendi un diavolo in me!”. È un buon segno, vero? Non può essere una coincidenza! Matteo mi ama, devo solo avere pazienza! Quale altro significato può avere questa carta, per me?»
Maria allargò le braccia, in segno di resa. Alice lo interpretò come una conferma. Si alzò, cercando il portamonete nella borsa.
«Grazie, grazie tante. Aveva ragione la mia amica, sei una cartomante strepitosa!»
Maga Maria infilò in tasca il suo compenso e la salutò, chiudendo la porta. Prima di rimescolare il mazzo dei tarocchi, fissò la carta del Diavolo. Le sembrò che ridesse.