San Paolo riapre al culto. L’arcivescovo: «Spazio antico ma nuovo»

Domenica 28 ottobre, alle 19, riapre finalmente la chiesa di San Paolo Eremita. Un percorso di restauro lungo e non facile, ma soprattutto, contrappuntato da esperienze personali e istituzionali che, convergendo, hanno reso possibile, il ritorno al culto e alla fruizione, della antica e bella chiesa gotica.
Abbiamo ricostruito in 5 settimane, le ragioni storiche, artistiche, umane e tecnologiche. In questo ultimo appuntamento abbiamo incontrato Sua Eccellenza Mons. Domenico Caliandro, Arcivescovo della Diocesi di Brindisi-Ostuni, cui spetta la titolarità della “Più bella di Tutte” un eufemismo che racchiude il senso di amore e di grande rispetto per l’antica testimonianza di fede e di cultura di Brindisi.
Eccellenza, la Chiesa dedicata a San Paolo Eremita, ritorna, dopo un lungo periodo alla sua funzione di faro di fede e di cultura, ma per giungere ad oggi ne è passato di tempo.
“Intanto permettimi di ringraziare te ed il direttore del giornale, per aver investito tempo e attenzione, ad un’impresa non facile e davvero importante. Siamo partiti quando ci fu detto dai funzionari della Regione che soltanto le sedi di diocesi insediate in un capoluogo di provincia avrebbero potuto chiedere interventi finanziari per un’opera di restauro. Solo in seguito, il bando prevedeva, che si sarebbe provveduto a sostenere opere di restauro nelle altre diocesi. Il bando prevedeva che l’intervento riguardasse tutta intera l’azione di recupero di una chiesa o qualche monumento La Diocesi abbisogna di diverse opere di restauro, ma sono sempre stato attratto dalla chiesa di San Paolo Eremita, chiesa dove ho celebrato per diversi anni le cresime della parrocchia di San Leucio. Esisteva già un progetto di restauro e allora abbiamo deciso di impegnarci fino in fondo. Un aspetto che voglio sottolineare è che quel luogo sacro era stato un centro formativo, voglio ricordare che lì a cominciato la sua formazione San Lorenzo da Brindisi. La lunga tradizione oltre la bellezza della chiesa, una chiesa meravigliosa sede, per diversi secoli dei francescani rinnovati mi hanno definitivamente convinto della bontà della iniziativa. Allora ho, invitato i miei collaboratori a non perdere questa combinazione ed abbiamo presentato il progetto che, grazie a Dio si conclude, con la riapertura, domenica 28 ottobre”.


La chiesa però, nel corso dei lavori, ha mostrato un lato sconosciuto, quello di essere uno scrigno di tesori artistici.
“Quando hanno tolto le tele, per il loro restauro, sono venute alla luce cose meravigliose che erano celate: Emozionante è stato per me, per tutti, vedere riemersa dopo 4 secoli, un affresco, che mi dicono databile al quattordicesimo secolo, della dormizione di Maria e questo ci ha dato una forma di soddisfazione e di incoraggiamento”.
La chiesa riapre, che ne sarà in futuro, quali programmi prevede?
“Recuperiamo la chiesa al culto, ma anche alla città.
Presto inizieranno dei lavori in cattedrale, penso che dovremo utilizzare San Paolo per le attività normali della vita della parrocchia del centro storico. Voglio ricordare però che il complesso di San Paolo Eremita è luogo importante e centrale per la storia della cultura e della formazione della città di Brindisi. Ho già fatto memoria del fatto che è stato un polo molto importante della formazione, ma non va dimenticato che nella struttura c’è la Prefettura, gli uffici della Provincia, ciò significa che intorno all’antico complesso, sono inserite funzioni pubbliche. Con questa consapevolezza possiamo solo immaginare quanto doveva essere bello e grande questo luogo ed è giusto che la città di Brindisi possa riprendere la sua familiarità e frequentazione di questo spazio antico e allo stesso tempo nuovo perché riguarda la vita e la formazione delle persone. Questo è un valore che non passa mai”.
Collaboratore del vescovo è stato Don Vittorio Papadia.
“Si era già grande quando l’ho conosciuto. Ho potuto assistere solo alla sua malattia e alla morte ho celebrato il funerale e lui ci teneva moltissimo alla chiesa di San Paolo Eremita, visceralmente direi. Quando stava male, aveva sempre un solo pensiero, non voleva che sì perdesse la messa della domenica. Don Adriano Miglietta ha mantenuto la messa, anche dopo la morte di Don Vittorio, ma siamo stati costretti a chiudere perché pioveva dentro C’era anche il pericolo che cadesse qualche cosa Adesso, ringraziando Dio, per avercelo donato, mi piace sottolineare che è stata una bella figura di sacerdote ed anche un uomo di studio, di grande cultura. Un uomo che ha insegnato sempre. Una persona indivisibile dalla chiesa di San Paolo”.
Ha già ipotizzato un possibile programma di integrazione, nel nuovo contesto urbano del ritrovato complesso di San Paolo?
Per ora, la priorità è la fine del restauro, di tutti gli elementi. C’è nel desiderio fondamentale di far tornare alla sua originale funzione di luogo di culto almeno la chiesa ed il locale della sacrestia. Per gli altri spazi, stiamo pensando di allestire attività di laboratorio. Stiamo pensando ad esempio di mettere in rete, proprio nel centro storico, il museo diocesano, realizzato con criterio scientifico collocato nella chiesa, non più destinata al culto, di Santa Teresa; presso il complesso delle scuole Pie, le pergamene e quindi libri per cui c’è anche questo aspetto, quello del restauro. La migliore scuola è a Noci dai Padri Benedettini; a San Paolo, mi piacerebbe, se riuscissimo ad individuare un gruppo di persone giovani che abbiano il gusto del restauro, apriremo una via ad una professionalità specialistica e di buon livello. Ricordo 30 Ragazzi quando ero Vescovo ad Ugento, che fecero un corso per il restauro. Entusiasti seguirono i docenti che vennero a tenere i corsi ed oggi tutti lavorano e lavorano continuamente.
Penserei pertanto ad attività di laboratorio di restauro di tele e statue. Saranno necessari almeno due saloni grandi. però alle scuole Pie le pergamene lì Se riuscissimo a mettere insieme in città queste tre iniziative sarebbe un buon contributo alla intera comunità. Per ora è un pensiero, ma ho visto che i collaboratori si accendono subito di entusiasmo e sono pronti a partire se si tratta di aprire qualche cosa di buono per la città”.