
Mi accade, di ascoltare sempre più, notizie al limite del verosimile. Coppie che si dichiarano amore eterno, finchè dura, ridursi a vomitatoi di odio se non passare alle vie di fatto, accoltellandosi vicendevolmente.
In un contesto molto degenerato, nel quale l’apporto della violenza è divenuto necessitato dal dovere di mostrare ed esibire violenza, contro violenza, proprio tra chi sino a qualche ora prima si stava confortevolmente scambiando sdolcinate proposizioni ed altrettante passionali effusioni, ben si comprende come e perché tra estranei accada che parte il colpo di pistola al primo stop non rispettato, con tanto di inseguimento ed altrettanto bagno di sangue.
L’odio s’impossessa ancora di più ed ancora in modo peggiore se si considera che il destinatario sia un extracomunitario, un minorato o esponente di una minoranza, espressioni di una debolezza conclamata.
In questa realtà compulsivamente schizofrenica, pare aver perso ogni ragione di esistere, l’emozione positiva e la sua ricerca, magari col dialogo, quand’anche fosse che tra due che hanno capito che il loro sogno s’è infranto è proprio giunta l’ora di dire basta.
Appostarsi sotto casa, martellare di messaggi, inchiodarsi ad un citofono, realizza paranoia. Scrivere canzoni cariche d’odio, di vendette, le più atroci e le più abominevoli solo perché ti chiami Gioia ed il tuo nome fa rima con troia, è da dipartimento di igiene mentale.
Eppure, anche se da diverse spigolature, a questo ci siamo ridotti, spiando dallo schermo del nostro smartphone, pc, televisore che sia, la vita degli altri, quei tanti altri che tanta passione impiegano per mettere in mostra i loro oltraggi.
Ho letto che una bella seduta dinanzi al mare, senza altra prescrizione, comporta la riattivazione di sensazioni positive.
Ho letto che l’ascolto di un bel brano di Beethoveen fa miracoli.
Ho visto Eugenio, un signore di 70 anni, che ha lasciato il condominio e vive, unico abitante, in un borgo di montagna ad ascoltare il suono della neve che cade, inseguire con lo sguardo un animale selvatico e prendersi cura delle sue due galline, che accudisce in un uno scambio d’affettuose convenienza resti del pranzo Vs uova.
Non so allora se la notizia che all’apparenza sembra allucinata, non sia invece retaggio nostalgico di maschilismi abbietti, che culture lontane dalle nostre stentano ad abbandonare, con la speranza, aggiungo io, che non debbano seguirci sulla medesima nostra deriva.
In Indonesia, Paese con una cultura giuridica assai diversa dalla nostra, qualche giorno fa, è stata frustata una ragazza che ha fatto sesso fuori dal matrimonio.
La notizia assume un ulteriore pizzico di sale, per la circostanza che ha visto, usare il nerbo, per la prima volta, un giustiziere donna.
Avvezzo a demolire ogni limite della fantasia, il pensiero è corso al contrappasso del “bondage” la pratica sessuale, in voga tra le coppie più trasgressive, che intendono assaporare, magari pagando, il colpo di frusta, ovviamente dopo essersi fatti incatenare, legare, indossando corsetti, cappucci, bavagli ed altre amenità.
In Indonesia, il parlamento sarà presto chiamato a legiferare in materia, su una proposta di legge, che sanzionerebbe ogni violazione della fedeltà di coppia, con multe e carcere, in sostituzione della consolidata e tanto acclamata fustigazione.
La partecipazione popolare alle torture comminate per legge, con centinaia di smartphone a riprendere la sentenza, fa il paio da noi coi fan ai concerti dei big canori più desiderati.
Pare di rivivere la scena della fustigazione in Jesus Christ Superstar, un film di 47 anni fa, quando sotto il ritmo incalzante di una chitarra elettrica la gioventù espropriava ai religiosi il titolo di esegeti della cristianità.
La strada per gli indonesiani è lunga e la auguro, spianata verso il maggiore rispetto della inviolabilità della libertà e dei corpi.
Tra le tecniche bondage c’è L’hogtieche consiste nell’impedire a una persona di potersi muovere usando delle corde, un limite che userei per esemplificare la nostra attuale situazione socio-emozianale.
Mi domando: a quando da noi, patria del diritto, del dolce canto e della canzone impegnata, civiltà che ha oltrepassato il limite della dignità, incaprettati come siamo, una proposta di rinata umanità, per la quale si sancisca, insieme al fatto che ognuno faccia cosa gli va, anche il diritto a vivere la pienezza dei sentimenti, magari elaborando una suggestione che importi tra le persone, in famiglia, nelle scuole, l’educazione alla intelligenza emotiva?