Viaggio nel Museo: la Brindisi ai tempi dell’uomo di Altamura

Il nostro viaggio nel Museo Archeologico parte dal primo piano, dalla sezione preistorica. La Puglia può essere a buona ragione considerata una fra le più importanti regioni italiane per ciò che concerne la preistoria e la protostoria italiane. I territori pugliesi, infatti, abbondano di testimonianze della presenza umana.
Fra le più importanti possiamo citare: gli strumenti litici rinvenuti sul Gargano, nella Cava Pirro Nord testimonianti la frequentazione da parte dell’uomo (probabilmente della specie erectus) già 1,5 milioni di anni fa; i resti ossei di un homo neanderthalensis risalenti a 150.000 anni fa comunemente noti come l’uomo di Altamura, e la sepoltura di Agnano (Ostuni1), noti a livello internazionale, e infine i dipinti di Grotta Paglicci e quelli della Grotta dei Cervi, rispettivamente sul Gargano e a Porto Badisco.
Per quanto riguarda la provincia di Brindisi, le più antiche testimonianze della presenza umana risalgono al paleolitico inferiore/medio. Si tratta di strumenti litici rinvenuti nei pressi di Ceglie Messapica, in località Donna Lucrezia, del clactoniano (fase culturale tipica del paleolitico inferiore) probabilmente riconducibili agli ultimi erectus o ai primi neandertal. Un’altra importante testimonianza preistorica del brindisino è la famosissima “madre più antica del mondo” una gestante con il feto ancora in grembo risalente al paleolitico superiore scoperta dal Prof. Donato Coppola nel 1991 durante gli scavi nella grotta di Santa Maria D’Agnano, a pochi chilometri da Ostuni.
La posizione in cui è stata deposta la donna, con una mano sotto la testa e l’altra sul feto, la presenza sul capo di una cuffia di conchiglie e di ocra rossa, i bracciali di conchiglie che adornano il polso e gli avambracci, i frammenti ossei e gli strumenti in selce orientati intorno alla defunta sembrerebbero suggerire che questa giovane donna, morta 28.000 anni fa non sia stata semplicemente “deposta”, ma che sia piuttosto, e sorprendentemente stata protagonista di una vera e propria ritualizzazione del seppellimento.
Nella sezione preistorica del Museo Ribezzo sono esposti i reperti provenienti da varie località del territorio: come Giancola, Grotta Morelli e Grotta Gatto Selvatico a Ostuni Torre Santa Susanna, Oria, Francavilla Fontana, Cellino, Torre Santa Susanna, Apani, Punta le Terrare, Guaceto.

GIANCOLA
Sul litorale nord di Brindisi, a pochi passi da Torre Testa, sono stati rinvenuti manufatti in selce risalenti a 12.000 anni fa. Nel Paleolitico superiore piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori trovarono riparo nelle cavità naturali poste in prossimità della foce del fiume di Giancola, in una posizione strategica che permetteva loro di usufruire di acque dolci, di pescare, di raccogliere molluschi dal vicino mare e di cacciare cavalli, cinghiali, cervi e uri che affollavano le rive del fiume. Nel Mesolitico le alluvioni e le abbondanti piogge scaturite dai mutamenti climatici, avvenuti dopo la fine dell’ultima era glaciale, causarono lo straripamento del fiume costringendo gli abitanti ad abbandonare i ripari naturali lungo margini del canale. L’area fu frequentata anche nel Neolitico e nell’età del Bronzo.
PUNTA DELLE TERRARE: “LA PRIMA BRINDISI STORICA”
L’insediamento protostorico situato nella parte media del porto di Brindisi, noto come “Punta delle Terrare”, risale all’età del Bronzo (seconda metà del XVI secolo a.C. fino a gran parte del XIV secolo a. C.). L’insediamento, nei pressi della villa Monticelli-Skirmut, occupava in origine una superficie di diversi ettari. La ricchezza e la vasta gamma di reperti rinvenuti – da qui la denominazione Le Terrare – hanno consentito agli studiosi di tracciare un quadro complessivo sugli antichi abitanti di questo insediamento e l’abbondante presenza di scarti di cucina e vasellame ha permesso di risalire alle abitudini alimentari e agli stili di vita dei “primi brindisini”. Si trattava di uomini dediti alla pesca, alla raccolta di molluschi, alla caccia, all’allevamento e alla produzione di ceramica, oltre che alla lavorazione della lana, come attestano i ritrovamenti di fuseruole in argilla.
Durante le campagne di scavo, condotte a partire dagli anni Sessanta, sono emerse varie tipologie di ceramica di produzione domestica, preparata a mano con argille di provenienza locale, e di ceramica di importazione a decorazione appenninica con motivi a spirale o a meandri ottenuti con l’incisione, evidenze queste ultime di una predisposizione agli scambi commerciali. Il sito, ha inoltre conservato diverse strutture di capanne protette da mura di cinta a secco, e aree di lavoro, di particolare interesse una fornace a ferro di cavallo con pani di argilla pronti per essere lavorati. Analogamente a molti altri siti dell’età del Bronzo presenti lungo la costa, anche Punta delle Terrare, prima dell’età del Ferro, venne abbandonata. Il ritrovamento di vasellame in ottimo stato e di tracce di incendi suggeriscono che si trattò di un abbandono repentino, dettato probabilmente da instabilità e sconvolgimenti sociali e politici.

SCOGLI DI APANI
Gli isolotti di Apani, un tempo uniti fra loro, costituivano probabilmente, l’estremità di un promontorio collegato alla terra ferma. Lo scavo effettuato sul maggiore dei due scogli ha messo in luce, al di sotto del livello di frequentazione tardo-romano, la presenza di strutture e materiali riferibili a un villaggio databile a una fase avanzata del Bronzo medio (metà II millennio a.C.). L’intero villaggio, dal lato di terra, era difeso da una struttura muraria a secco.
Nell’area sono emerse strutture abitative, di tipo capannicolo con spazi interni delimitati da buche di palo. Le capanne, al cui interno sono stati rinvenuti anche numerosi manufatti in argilla, osso, selce e pietre dure, sono state distrutte da un incendio. I frammenti di intonaco pertinenti le strutture abitative rinvenuti durante gli scavi hanno conservato le impronte degli elementi lignei e vegetali che costituivano la struttura portante delle pareti e rappresentano un elemento utile per conoscere l’ambiente naturale che circondava il villaggio.
…continua

Danny Vitale – Guida Turistica, Vice-presidente Gruppo Archeo Brindisi
Antonella Romano Guida Turistica, Gruppo Archeo Brindisi