di Giancarlo Sacrestano per IL7 Magazine
Sono arrivati a Brindisi lo scorso anno. Provenienti dal mondo di dentro. Le loro facce cerulee, solcate da una lacrima, tradiscono emozione di esseri pensanti. Uomini (?) che non riescono a trattenere dentro, il loro passato di dolore, gioia e altri fatti fantastici. Sono arrivati, ognuno, con una valigia di cartone, piena di distillato di esperienze di vita. Indossano una bombetta e abiti demodè, sempre con la valigia in mano.
A vedere la loro sagoma, viene alla mente la coppia di Stan Laurel ed Oliver Hardy, ma la loro conflittualità, li rende eredi delle più italiane coppie del cinema formate da Totò e Peppino o Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Per un anno, rigorosamente in coppia, hanno incontrato personaggi e protagonisti della vita brindisina. Per domandare i tanti perché, che solleva in ognuno, la condizione pietosa della città. Li hanno garbatamente interrogati, con domande a volte dirette a volte ammiccanti, ma sempre stranianti, se, poi, in quasi nessun caso hanno ricevuto risposte esaustive. Lo hanno fatto con un linguaggio a volte diretto e secco a volte iperbolico, col desiderio di comunque liberare nell’interlocutore la voglia di rispondere, incoraggiandolo, con l’immancabile sostegno di un garbato “tindilo” (diccelo, in italiano).
Si fanno chiamare Frank e Cico, ma dietro le loro maschere, Franco Zuccaro e Salvatore Cocciolo, due imprenditori brindisini, che nonostante abbiano ben altro a cui pensare, hanno voluto investire le loro risorse per spronare in città, una rinascita della partecipazione popolare alla “cosa pubblica”.
Il loro vissuto però racconta di due, che vivono il mondo dell’arte e calcano i tavolati dei teatri e dei palchi da diversi decenni. Franco Zuccaro è autore regista e attore teatrale; Salvatore è autore musicale nonché musicista e cantante.
Da dov’è nata l’idea di “Tindilo”?
“Come tutto, anche “tindilo” – dice Franco Zuccaro – è venuto naturale, dal mondo della creatività che pratichiamo da decenni. Brindisi, la nostra città da troppo tempo, non la riuscivamo a sentire più: troppo caos, troppo silenzio, ma anche moltissimo bisogno di chiarimenti”. “Come artisti raccontiamo emozioni alla gente – prosegue Salvatore Cocciolo – e sentire il loro giudizio, il loro applauso, i loro fischi, ci fa capire l’aria che tira. Tindilo è questo, la sollecitazione ad una reazione”.
Per un anno avete incontrato, quanti pensavate potessero dare risposte. Com’è andata?
“Benissimo – esordisce Franco – praticamente abbiamo registrato come, chi dovrebbe non sa o non può dare risposte. Malissimo – di contrasto si affretta a ribadire Salvatore – è frustrante vedere come, chi è stato delegato o ricopre posti di responsabilità, non sappia dare risposte a domande che non fanno ridere, anche se per farle indossiamo un abito di scena ed una maschera! Siamo pagliacci, portiamo la maschera, ma, da molte risposte di responsabili pubblici, politici, amministratori, abbiamo avuto qualche volta la sensazione che, fa più ridere chi non la porta”.
“Tindilo” è un progetto di partecipazione attiva di promozione sociale?
“Certo che si! – rispondono all’unisono – Proveniamo da un’esperienza di spettacolo, conosciamo i meccanismi che portano un’idea autorale al palco e non ci voleva un indovino a capire che Brindisi è una città in cerca di un regista. Per restare nella metafora teatrale, per ora c’è la scenografia, la voglia di raccontare una storia ed il palco dove farlo: la vita. Manca chi rimetta insieme tutto e dia le parti corrette, perché a Brindisi, in troppi recitano la parte sbagliata, basterebbe dare loro la parte giusta. Noi? I guitti!”.
Mi state dicendo che solo l’arte ci può salvare?
“Certo che è così – dice Franco – dal teatro greco per arrivare a Pirandello con le sue maschere nude, è dalla elaborazione artistica che nasce il fermento interiore in ognuno e nei gruppi sociali. Da questa elaborazione nasce la ricerca e lo sviluppo di una società migliore in tutti i campi. Anche tutta la musica – continua Salvatore – con particolare riferimento alle scuole autorali di Genova, Roma, Milano, degli anni ’60, hanno avuto la forza di precorrere tutta la stagione dei diritti civili nel nostro Paese che si è sviluppata negli anni ‘70, anche se il primo è stato un pugliese, Domenico Modugno che ancora oggi ci fa volare legittimamente verso traguardi ancora inconcepibili, verso un blu dipinto di blu”.
Il vostro progetto ha registrato un lusinghiero riscontro, i vostri video, pubblicati sul web sono stati visti ed apprezzati da migliaia di utenti, tutto questo è incoraggiante.
Si! – esclama Franco come a voler anticipare Salvatore – è stato lungo, faticoso a volte difficile capirlo, ma il percorso che ci porta ad oggi è certamente positivo. Abbiamo avuto modo di definire meglio il nostro ruolo, grazie al contributo dei tanti sentimenti che abbiamo visto esprimersi negli occhi e con le parole di quanti abbiamo contattato. Ma no, non sono d’accordo – reagisce composto Salvatore – in questo tempo certamente complicato e fatto di tante delusioni e qualche entusiasmo, io credo di poter tirare una linea, che marca l’impossibilità di cambiarla, questa città. È col dolore nel cuore che lo dico, ma credo che a Brindisi non cambia niente e che i nostri, sono sforzi inutili”.
Allora che fate?
“Ovviamente raddoppiamo il nostro impegno – dice Franco – Ovviamente no – esclama Salvatore – torniamo da dove siamo partiti”.
Come ogni volta che incontrano un protagonista della vita pubblica brindisina chiosano le risposte in dialetto con efficace brevità “Avi raggioni, Avi tuertu” anche l’intervista si chiude con la lacerazione di una verità divisa a due. Chi tra Frank e Cico ha ragione e chi ha torto?