“Signori in carrozza”: la follia dell’abbattimento del teatro Verdi di Brindisi messa in scena da una compagnia napoletana

«Una storia che fa spezzare il cuore, quella di un teatro abbattuto per far posto a un palazzo». Paolo Sassanelli, interprete e regista, racconta così lo spunto, l’idea originale che ha portato ad allestire uno spettacolo. Il teatro in parola è il vecchio Teatro Verdi di Brindisi, e la storia qui a Brindisi la conosciamo un po’ tutti. Un vecchio testimone, finito di costruire nel 1901, andato giù a colpi di ruspa nel 1960 assieme a un pezzo di memoria della città. Un destino che non è passato inosservato a una compagnia di Napoli, «Gli Ipocriti», che di quella pagina hanno fatto una commedia musicale, «Signori in carrozza!», in programma nel Nuovo Teatro Verdi di Brindisi martedì 15 dicembre (ore 20.30) per l’unica data pugliese.

I due teatri della città finalmente si incontrano, l’uno, arroccato sulle foto ingiallite in un angolo di piazza Cairoli, sul palcoscenico dell’altro, che oggi si staglia con assi di acciaio sulle rovine di antiche domus romane. Il titolo rimanda ai viaggi del treno postale che, protagonista dal 1870 al 1914 della celebre linea ferroviaria e marittima «La Valigia delle Indie», partiva dalla Gran Bretagna, attraversava Francia e Italia fino a Brindisi dove i passeggeri, dopo un viaggio di oltre 42 ore, si imbarcavano sul «Piroscafo Postale Inglese» diretto a Porto Said per poi, all’alba del diciassettesimo giorno, approdare a Bombay.

Al centro della scena un gruppo di artisti meridionali che, venuto a conoscenza che sul treno e sul piroscafo i passeggeri sarebbero stati allietati da uno spettacolo di varietà, decide di recarsi a Brindisi (siamo nel 1947) per occupare il Teatro Verdi, messo a dura prova dalle bombe della seconda guerra mondiale, e approfittarne per provare un repertorio da sottoporre alla «Compagnia Postale». Ma, con grande sorpresa, sullo stesso palcoscenico, trovano già sistemati cinque musicisti e una famosa chanteuse che preparano a loro volta uno show nella speranza di ottenere l’incarico. Da qui, tra rivalità, sfide ed esibizioni, tra i pezzi migliori dei singoli repertori, si snoda uno strano canzoniere sulle tracce del varietà e del café chantant.

Lo spettacolo prende il volo, dilaga grazie alla bravura degli artisti coinvolti, tra colpi di swing e ballate. Il vecchio teatro malandato si risveglia, riaccende le luci, diventa il cuore pulsante di un microcosmo che gira vorticosamente tra luoghi, situazioni e personaggi. In fondo è il confronto tra due modi di concepire lo spettacolo, accomunati dallo stesso bisogno di calcare il palcoscenico. La convivenza fa nascere sentimenti e legami importanti e, alla fine, tutti comprendono che le differenze sono talmente poche e tali da poter preparare e proporre un unico spettacolo. A tirare le fila delle loro azioni è uno strano personaggio, trentennale custode del teatro, che prova a impedire la distruzione dell’edificio e l’oblio di tutta la storia artistica che da lì era passata.

A suggellare l’unione, l’esecuzione congiunta dei brani più diversi, fino all’irresistibile «Rumba degli Scugnizzi» di Raffaele Viviani che scandisce i minuti più coinvolgenti dello spettacolo. Il lavoro dell’autore Andrej Longo, sua tra le altre la sceneggiatura del film «Io speriamo che me la cavo», fa il paio con la messinscena di Paolo Sassanelli, regista in campo nel ruolo di un musicista. Il resto lo fanno la bella scenografia di Luigi Ferrigno e il talento in scena di Giovanni Esposito ed Ernesto Lama.

Parte importante dello spettacolo è la musica dal vivo eseguita dal gruppo «Musica da Ripostiglio», che si conferma in una performance nei toni e nei ritmi vicinissima alla tradizione dell’«Orchestra di Piazza Vittorio» e a quella «Wedding and Funeral» di Goran Bregović.

Si comincia alle ore 20.30 Durata dello spettacolo: un’ora e 45 minuti più intervallo Per tutte le informazioni www.fondazionenuovoteatroverdi.it Tel. (0831) 229230 – 562554