«Noi andiamo avanti sempre. In teatro c’è un motto: la morte chiama vita, perché sennò vincerebbe due volte». Questo diceva Luca De Filippo. Il suo ultimo spettacolo, «Non ti pago», commedia tra le più brillanti del repertorio eduardiano, ha continuato ad andare in tournée anche quando lui ha dovuto fermarsi. Adesso arriva al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, giovedì 26 maggio (ore 20.30), e vede in scena, nel ruolo di Ferdinando Quagliuolo che fu di De Filippo, Gianfelice Imparato.
La stagione brindisina si chiude con un omaggio e un ricordo affettuoso dedicati a Luca De Filippo, attore e regista fra i più acclamati e autorevoli del panorama italiano contemporaneo, prematuramente scomparso lo scorso novembre. Scritta dal padre Eduardo De Filippo nel 1940 e fra gli esempi più brillanti del suo repertorio, «Non ti pago» è una storia nella quale si parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari e di un’umanità dolente e sfaccendata che, pur nella cruda realtà quotidiana fatta di paure, angosce e miseria, non rinuncia alla speranza, all’illusione e all’ingenua attesa di un colpo di fortuna che regali un futuro migliore. «Una commedia molto comica, che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto», diceva Eduardo a proposito di questa opera.
Protagonista della pièce è Ferdinando Quagliuolo, gestore di un botteghino del lotto a Napoli e accanito giocatore eccezionalmente sfortunato. Esattamente il contrario di Mario Bertolini, suo impiegato nonché futuro genero che, interpretando i sogni degli avventori, colleziona vincite su vincite. Fin qui niente (o quasi) di male se non fosse che, un giorno, il giovane centra una strepitosa quaterna milionaria. Accecato dall’invidia, Ferdinando ingaggerà una lotta senza quartiere nei confronti del suo dipendente al quale cercherà di sottrarre con mille sotterfugi il cospicuo esito della vincita.
Commovente sintesi tra commedia popolare e dramma paradossale, «Non ti pago» incarna alla perfezione la poetica eduardiana in cui il comico scaturisce sempre da una situazione drammatica: «Alla base del mio teatro c’è sempre il conflitto tra individuo e società – era solito dire il grande drammaturgo napoletano – e tutto ha inizio da uno stimolo emotivo: reazione a un’ingiustizia, sdegno per l’ipocrisia mia e altrui, solidarietà e simpatia umana per una persona o un gruppo di persone, ribellione contro leggi anacronistiche». Con questa regia, Luca De Filippo ci restituisce un altro fondamentale tassello nell’opera di approfondimento sulla drammaturgia eduardiana: un lavoro portato avanti con impegno e passione assieme alla sua compagnia che, giovedì 26 maggio, tornerà sul palco del Verdi di Brindisi pronta a regalarci un altro, toccante e irripetibile momento di grande teatro. In scena, accanto a Gianfelice Imparato nel ruolo di Ferdinando Quagliuolo, anche Carolina Rosi (Concetta, sua moglie) e Massimo De Matteo (Mario Bertolini).
«Napoli è ancora legata alla scaramanzia – ha detto Gianfelice Imparato – vissuta proprio nella quotidianità. Quando accade qualche evento singolare, subito ‘si danno i numeri’: si cerca una numerologia che corrisponda a quei fatti accaduti e da cui magari si possa trarre una vincita o un beneficio. Ancora i più anziani sono bravi a trarre dei numeri giusti, mentre prima questo compito era relegato all’impiegato della ricevitoria: andavano le persone, gli raccontavano cosa avevano sognato e lui desumeva i numeri. Però l’estrazione avveniva una volta alla settimana ed era un evento».
Si comincia alle ore 20.30 Durata: un’ora e 50 minuti più intervallo
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