Di Marina Poci per Il7 Magazine
Ci sono storie che finiscono quando l’ultimo respiro prende la via del cielo e i corpi iniziano a diventare polvere. Altre, al contrario, resistono all’oblio spargendo coriandoli di vita anche da quell’oltre in cui il fato le ha confinate. Giulia Romano è la protagonista prepotente di una di queste, protagonista di una storia che, anche nel buio e nel vuoto, continua a raccontare il bello e il buono: è l’autrice di un libro che si intitola “Scriverò tutto domani”, si è laureata in Lingue, culture e letterature straniere all’Università del Salento e adesso è diventata il personaggio principale del cortometraggio “Semplicemente, sulla luna”, girato nei suoi luoghi del cuore dalla regista salentina Annaelena Rispoli.
E tutto questo nonostante la sua vita si sia interrotta, a soli 22 anni, il 23 maggio del 2018, per un raro e aggressivo linfoma partito dalle ghiandole surrenali e in pochi mesi diffusosi in tutto l’organismo.
Daniela Nuzzo (“mamma per sempre di Giulia”, come ama definirsi) di questi tre traguardi postumi della sua amata ragazza è stata il combustibile primo: non ha ceduto alla tentazione dell’abulia e non si è fatta dominare dalla disperazione feroce che la perdita di una figlia è capace di provocare.
Così, quando Annaelena Rispoli l’ha chiamata per dirle che aveva letto il libro di Giulia e che era sua intenzione trarne la sceneggiatura per uno short film da farle poi visionare, Daniela le ha detto che sarebbe stata disponibile a prendere in considerazione l’idea di vedere sua figlia sul grande schermo. Era stata lei, Daniela, a interessare il professor Diego Simini, per far riconoscere a Giulia il titolo a cui lei teneva tanto e la cui tesi, se non si fosse ammalata, avrebbe discusso. Sempre sua era stata l’iniziativa di raccogliere e ordinare gli scritti della figlia per dare loro forma organica in un libro che di Giulia raccontasse quello che lei stessa aveva scelto di affidare ai suoi diari: l’amore per scrittura e la lettura, la folle passione per la danza e il profondo culto per la saga di Harry Potter. E poi i suoi due grandi amori Andrea e Alessandro, i disegni, le vignette, i fumetti, il tatuaggio sulla scapola sinistra (gatto, mezzaluna e stella), le citazioni dai classici e la musica rock, la libreria Liberrima e il mare di Spiaggiabella, il sarcasmo e la dolcezza, l’italiano aulico e il vernacolo dissacrante, il perfezionismo nello studio e i momenti di necessario ripiegamento in sé stessa. Tutto quello che era sua figlia e che Daniela Nuzzo ha ritrovato, senza mistificazioni né artifici, nel corto di Rispoli: “Annaelena conosceva mia figlia, pur non avendola frequentata molto, perché i suoi figli erano tra gli amici più cari di Giulia. I ragazzi erano in giro per casa nostra soprattutto l’estate, quando la comitiva si organizzava per il mare. In qualche modo ho pensato che sarebbe stato giusto dare fiducia a una regista legata a due persone che sono state importanti per mia figlia. Dalla sua telefonata al nostro incontro è passato circa un mese. Nel frattempo era stata a casa nostra un paio di volte, per vedere le stanze abitate da Giulia, farmi un po’ di domande, cercare di vivere per qualche minuto la vita di mia figlia. Poi, quando finito di scrivere, ci siamo incontrate. Mi ha letto la sceneggiatura, me ne ha spiegato i passaggi principali. Allora, mentre l’ascoltavo, ho chiuso gli occhi… e l’ho vista. Ho rivisto mia figlia come se mi fosse davanti. Annaelena parlava e io “vedevo”. È stata capace di cogliere l’essenza degli anni di mia figlia e di rappresentarla sullo schermo con una serie di flash delicati ma allo stesso tempo di grande impatto. È un film toccante, ma non pietistico”. Su questo aspetto, Daniela Nuzzo era stata categorica: nessuna scena strappalacrime, nessuna commiserazione gratuita e, soprattutto, nessun accenno a “Cicerone” (così Giulia, forse per esorcizzarne il timore, chiamava il suo tumore ingombrante e spaventoso: come l’autore latino spauracchio dei liceali). Identica scelta, d’altronde, era stata compiuta, d’accordo con la casa editrice Moon Edizioni di Stefania Spagnolo, in occasione della pubblicazione del libro: l’intenzione di Daniela Nuzzo e di Ennio Romano, papà amatissimo di Giulia, era quella di raccontare la vita e non la morte della loro ragazza. Che c’è, nonostante l’assenza, in altra forma: quei versi dell’Orlando Furioso che Giulia amava tanto e che avevano ispirato il suo tatuaggio, sono il filo rosso d’amore che continua a legarla a Daniela ed Ennio nella consapevolezza che “ciò che in somma qua giù perdesti mai,
là su salendo ritrovar potrai” (“ciò che hai perso in terra, lo ritroverai sulla luna”).
Di questo filo rosso, Annaelena Rispoli, sceneggiatrice e regista, si è fatta interprete partecipe e appassionata, così come lo sono stati gli attori Denise Cimino (Giulia ), Laura Prior e Luca Morciano (gli amici di Giulia), Nik Manzi (Ennio Romano), Donatella Reverchon (Daniela Nuzzo), Agnese Perrone (la bibliotecaria), Paola Bresciani (la signora Emme), Nicholas Bortone (l’ex fidanzato di Giulia), Mariarosaria Lagazio (l’infermiera).
Il suo “Semplicemente, sulla luna”, proiettato in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro, che ricorre il 4 febbraio, ha vinto all’Indie World Film Festival di Malta e all’Hollywood Cinema Beatz Festival di Los Angeles come Miglior Short Film 2023. Inoltre, è stato ufficialmente selezionato al New York Movie Awards di New York e al Colossus Film Festival di Parigi.
“Raccontare una vita in meno di quindici minuti non è semplice, soprattutto se lo spunto è tratto da un libro che non è narrativo in senso stretto e non ha un arco temporale ben definito. La prima sceneggiatura, infatti, aveva qualcosa che non mi convinceva. Ci ho ripensato per diversi giorni, senza mai prendere l’iniziativa di buttarla alle ortiche. Poi una notte mi sono svegliata e ho deciso definitivamente che quella prima stesura non andava bene. L’ho cancellata tutta e, di getto, ne ho scritto una nuova. In una sola notte. La mattina ho chiamato Daniela, che aspettava che mi facessi viva per farle leggere quanto avevo messo a punto, e le ho spiegato com’erano andate le cose. Le sue esatte parole sono state: “Proprio oggi”. “Perché?”, le ho chiesto. Era il 23 maggio 2023, il quinto anniversario della morte di Giulia. L’abbiamo sentito come un segnale che non potevamo ignorare. Inutile dire che la sceneggiatura è rimasta quella, non l’ho più toccata. Abbiamo iniziato i casting, con più di mille persone provenienti da tutta Italia, e poi abbiamo girato”, racconta Rispoli.
La volontà della famiglia è sempre stata quella di diffondere la storia di Giulia nelle scuole ed è in questa direzione che si orienta l’impegno di Daniela Nuzzo e della regista, tanto più che la sera della prima proiezione era presente anche il dottor serra Enza, come rappresentante della LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, a cui è andato il ricavato delle copie vendute del libro), che ha accennato all’idea di diffondere il corto in occasione degli incontri che la Lega organizza negli istituti scolastici per parlare agli studenti di prevenzione dei tumori giovanili.
Ma, al di là del pur meritorio intento a sostegno della lotta ai tumori, raccontare la storia di Giulia Romano nelle scuole significa dare ai ragazzi dell’energia vitale di una piccola donna che può essere d’esempio in quanto a ottimismo, passione, creatività e bellezza.
“Se il film le sarebbe piaciuto? Se si sarebbe riconosciuta?”, si chiede sorridendo Daniela Nuzzo. “Perfezionista com’era, probabilmente avrebbe trovato difetti inesistenti e avrebbe rimproverato a tutti noi qualche scelta. Però credo che alla fine si sarebbe riconosciuta e avrebbe apprezzato la fedeltà della sceneggiatura ai suoi scritti”.
Dalla stanza accanto, quella nella quale Daniela immagina sua figlia da quel tragico 23 maggio 2018, quasi si vede uno spicchio di luna accendersi, mentre in lontananza una sottile voce di donna mormora dolcemente “ciò che in somma qua giù perdesti mai, là su salendo ritrovar potrai”: l’eternità dell’amore, contro l’impermanenza della vita.
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