Trionfo ai David di Donatello per il film Palazzina LAF, ambientato all’ex Ilva nei primi anni Novanta opera prima come regista del tarantino Michele Riondino: Riondino stesso vince il premio per la migliore interpretazione maschile, mentre al cantautore Antonio Diodato va quello per la miglior canzone originale (“La mia terra”). A sugellare il successo del cortometraggio tarantino c’è la vittoria come miglior attore non protagonista di Elio Germano, che nel film interpreta il dirigente dello stabilimento Giancarlo Basile.
A premiare Riondino è stata Eleonora Giorgi, con cui l’attore tarantino ha debuttato nel 2003 nel film Uomini & donne, amori & bugie. Alla consegna del David, Riondino ha speso parole di speranza per la città che gli ha dato i natali e per la quale continua ad impegnarsi promuovendone la crescita sociale e civile: “Quest’anno Taranto è presente ai David non solo con Palazzina LAF, ma con tanti film che sono stati girati. Noi siamo cresciuti con l’idea che non c’è altro destino se non l’acciaieria, ma il cinema è un’altra grande industria. Non vuole essere l’alternativa, però crea posti di lavoro e dà ricchezza. Quindi nel nostro piccolo possiamo anche fare a meno della fabbrica se si sviluppano altre prospettive. Il cinema è una prospettiva”.
Grande amore per Taranto anche nelle parole di Antonio Diodato, che nel suo discorso di accettazione del premio ha ricordato tutti i “tarantini” che hanno lottato, che non ci sono più, quelli che però sentiamo al nostro fianco nella lotta che continua e quelli che credono che un futuro diverso per la nostra terra sia possibile”.
Di “città meravigliosa violentata dal profitto altrui” ha parlato Elio Germano, che ha svelato che inizialmente, nelle intenzioni del regista, il suo ruolo sarebbe dovuto essere quello del protagonista, che ha poi volentieri ceduto a Riondino: “Forse i film non riescono a cambiare le cose, ma a farcele guardare sì”, ha dichiarato.
“Palazzina Laf” racconta le vicende di circa ottanta impiegati qualificati dell’Ilva di Taranto che, opponendosi alla novazione del contratto che ne imponeva il declassamento a operai, negli anni Novanta furono confinati (senza fare niente per otto ore al giorno) nella palazzina dell’acciaieria che dà il titolo al lungometraggio.
Per quelle decisioni, che rappresentano uno dei primi casi di mobbing di cui si sia occupata la giurisprudenza italiana, i vertici dell’Ilva (proprietari e dirigenti) furono condannati per violenza privata e tenuti a risarcire con consistenti somme tutti i dipendenti colpiti dal provvedimento.
Nel film recitano anche l’attrice latianese Vanessa Scalera e il cegliese Giuseppe Ciciriello.
Marina Poci
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