
di Elena Giuliano per IL7 Magazine
È un anno caldo per la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: adesso più che mai vengono presentate al pubblico tematiche sempre più vere, inerenti alla realtà, vicine ad ognuno di noi.
Lo abbiamo visto con il film di Cremonini “Sulla mia pelle” che ripercorre la drammatica vicenda di Stefano Cucchi con assoluta fedeltà agli atti processuali, senza neanche un elemento di finzione, oppure nelle opere, se vogliamo meno acclamate, ma che però sono riuscite in qualche modo a farsi largo fra quelli che sono probabilmente destinati ad essere campioni di incassi.
Numerosi quindi i documentari presenti in concorso nella sezione “Non-Fiction”, degni di nota.
Acclamato è stato per esempio “Isis, Tomorrow. The Lost Souls Of Mosul”, un vero e proprio reportage di guerra, oppure “Camorra” che ci mostra filmati inediti ricostruendo quella che è la storia di una delle più grandi e influenti organizzazioni criminali italiane.
Non solo non-fiction ma anche nel concorso principale sono presenti opere di questo tipo, come per esempio quella di Roberto Minervini che ha presentato la sua “What You Gonna Do When The World’s On Fire”.
Un film questo straordinariamente vero, con attori non professionisti, racconta un fenomeno che sembrava essere estinto ma che ora più che mai è presente nel più grande paese al mondo. Si parla infatti del fenomeno delle Black Panther e di come essi agiscano ogni giorno, in nome della libertà, dell’uguaglianza e di rifiuto di ogni forma di razzismo.
Un lavoro duro, spiega il cast durante la conferenza stampa, sia per ottenere finanziamenti – la pellicola è stata coprodotta da Rai Cinema – sia proprio durante la fase di registrazione.
“Ci sono stati momenti in cui ci hanno sparato addosso, io ero a terra mentre chi ha continuato a girare erano tutti gli altri componenti dello staff” – afferma Minervini non riuscendo a trattenere la commozione – e continua: “É un lavoro che si può fare solo con certa gente, il film non è solo mio, sarebbe folle affermare ciò. La verità è che molta gente dietro senza che il loro nome venga affisso. Non è solo cinema, è vita vera”
Anche il cast non risparmia parole di elogio e gratitudine per il lavoro fatto, confermando il fatto che sia stato un progetto ambizioso ben riuscito, nonostante i pochi fondi disponibili e tutti gli ostacoli incontrati.
La stessa attrice, Judy Hill, una delle protagoniste del film nonché del reale movimento Black Panther afferma “Più che la scrittura di una sceneggiatura, quella con Roberto è stata una chiacchierata. Lui e il suo lavoro hanno significato molto per noi, ha vissuto in prima persona tanti strani avvenimenti che avvengono quotidianamente nel nostro quartiere ed è diventato uno dei nostri più cari amici”. E infine conclude “Roberto è arrivato al momento giusto, lui sa quanto abbiamo pianto e pregato in quei giorni”
Insomma, una realtà talmente vera che sembra quasi finzione, eppure è quello che quotidianamente accade in certi quartieri degli Stati Uniti dove molto spesso, nonostante i secoli di integrazione di un popolo così ricco di storia e tradizione, si continua a guardarlo con occhi di odio.
Infine, il titolo fa parte di una strofa di un antico spiritual: “cosa fare quando il mondo è in fiamme?” in questo caso spiega Minervini, ci interessava la risposta che già a quei tempi era “Scapperemo dal Signore”