di Giovanni Membola per il7 Magazine
Per chi cercava un articolo casalingo e per la casa, di quelli introvabili, il riferimento era solo uno: il negozio di “Ghiatoro di li padelli”, al secolo Teodoro Carlucci. La figura di uno dei commercianti più amati e rispettati dai brindisini, venuto a mancare nel dicembre del 1993, è sempre ricordata con grande affetto da tutti coloro che lo hanno conosciuto, un’attività storica avviata nel secondo decennio del ‘900 da Teodoro “senior” ed oggi proseguita da Maurizio, l’ultimo rappresentante della terza generazione di negozianti che continua a garantire la lunga e riconosciuta esperienza nel commercio dei prodotti casalinghi e da regalo, tra tradizione e innovazione, rimanendo un completo punto di riferimento dell’intera provincia.
Tutto prese origine con Teodoro Carlucci “padre” già agli inizi del secolo scorso, quando l’assortita mercanzia veniva proposta sia in un piccolo negozietto del centro storico che nei mercati settimanali di Tuturano, San Pietro Vernotico, Mesagne e Brindisi. Per spostarsi si utilizzava un carrettino in legno trainato da un asinello, lo si faceva con ogni condizione atmosferica, anche avversa: si doveva lavorare nonostante il freddo, il caldo, con la pioggia e il vento. L’immagine in bianco e nero risalente agli anni Trenta di quel piccolo “travino” stracolmo di pentole, piatti, sedie, secchi metallici e tanti altri prodotti per la casa, è conservata gelosamente dai nipoti ed è stata sempre esposta nei loro negozi, divenendo nel tempo una singolare icona del commercio ambulante brindisino. La suggestiva immagine ha attratto persino l’attenzione di Albano Carrisi, il cantante salentino se ne innamorò subito e ne volle una riproduzione da esporre nella sua tavernetta privata a Cellino. La foto fu scattata davanti al negozio-deposito di via Colonne, il primo emporio della famiglia Carlucci, dove oltre a vendere gli innumerevoli articoli per la casa, una parte dell’immobile veniva utilizzato come abitazione, quella che una volta era detta “casa e putea” (casa-bottega).
A coadiuvare l’attività mercantile c’era la moglie Fiora, che si occupava del negozietto a pochi passi dalle antiche colonne del porto, e il terzogenito Teodoro, padre e figlio avevano lo stesso nome di battesimo e per questo motivo è stato naturale che ne ereditasse anche il simpatico nomignolo di “Ghiatoro di li patelli” (per alcuni, erroneamente, “Ghiatoro di li piatti”). Teodoro Jr. (classe 1921) ha seguito il padre sin dalla tenera età, si svegliava di solito alle due di notte per aiutare “lu tata” (termine dialettale di origine latina, molto utilizzato all’epoca per indicare rispettosamente il genitore nella famiglia patriarcale), si doveva prima sistemare il carretto e poi mettersi in viaggio, insieme, verso i mercati popolari. Appena undicenne il piccolo Teodoro era già in grado di recarsi da solo ai consueti appuntamenti, nonostante la giovanissima età era responsabile e maturo per gestire quel commercio basato soprattutto sulla fiducia, senza alcun timore.
La gente di Tuturano, dove andava due volte a settimana, lo aveva quasi adottato, c’era persino chi preparava qualcosa da mangiare a questo simpatico ragazzino capace di riscuotere affetto anche per la sua capacità di vendere “a credito”, una pratica tanto utilizzata in quegli anni: la merce di solito si pagava a rate e il debito contratto veniva segnato sulla parte interna dei portoni delle rispettive abitazioni, senza bisogno di carte e registri. Non si preoccupava del tragitto o dalle condizioni del tempo, l’unico vero timore era quando transitava nei pressi del cimitero, una zona di campagna disabitata e notoriamente frequentata da balordi senza scrupoli, pronti ad assaltare e rapinare i viaggiatori. Teodoro, per farsi coraggio e scongiurare una possibile e temuta aggressione, parlava ad alta voce e con intonazioni diverse per fingere di viaggiare in compagnia di altre persone, fortunatamente non è mai successo nulla di importante. Il padre, nel frattempo, si occupava principalmente del negozio del centro storico e dell’approvvigionamento dei tantissimi articoli da proporre, per questo frequentava le migliori fiere nazionali, come la Campionaria di Milano, dove aveva la possibilità di scoprire le novità e portarle a Brindisi.
Quando durante il secondo conflitto mondiale Teodoro Jr. partì per il fronte come autista di ambulanze e di mezzi militari (fu persino catturato e imprigionato in Albania), il padre riuscì comunque a tenere in piedi l’avviata attività commerciale nonostante le mille difficoltà di quegli anni. Nel 1945 il punto vendita si trasferì in via Conserva, in quella che è stata per tanti anni la sede storica del negozio di casalinghi più famoso di sempre e che molti brindisini ricordano ancora bene. Il canone di affitto inizialmente era di cinquecento lire, mentre lo stabile di via Colonne continuò ad essere utilizzato come deposito sino agli anni ’80, un magazzino stracolmo di merce accatastata ma tutta ben organizzata, c’era davvero di tutto. Altri locali furono presi in locazione per lo stesso motivo negli anni successivi (via Porta Lecce, via Marzolla, via Bastioni e via Tor Pisani), erano necessari per via del grande sviluppo dell’attività commerciale avvenuta negli anni Sessanta: oltre a vendere al dettaglio, si rifornivano di pentolame, piatti, detersivi e diversi altri materiali, negozi, alberghi, ristoranti, navi traghetto e tante scuole della città. La provata competenza e il vasto assortimento di prodotti offerti ha fatto sì che tra la clientela affezionata si potevano annoverare anche personaggi famosi, come ad esempio i cantanti Albano e Romina Power, l’attore Ubaldo Lay e la soubrette britannica Gloria Paul.
Dopo la morte del padre, Teodoro Carlucci Jr. è stato affiancato nella conduzione dell’attività commerciale dall’inseparabile moglie Tina Guadalupi, chi l’ha conosciuta non dimentica la gentilezza, la simpatia e il carattere fantastico di questa donna sempre sorridente, affabile e cordiale con tutti, una moglie molto accorta sia all’economia aziendale che famigliare, ma soprattutto una mamma particolarmente attenta all’educazione dei sei figli, ai quali entrambi i genitori hanno saputo trasmettere i principi essenziali per affrontare la vita e il lavoro con amore, onestà e passione. Fiorella, Antonio, Daniela, Maurizio, Gianpaolo e Tiziana sono cresciuti in quel piccolo-grande negozio, in particolare i tre figli maschi si sono sempre dati da fare per collaborare alle vendite, e si divertivano pure, senza mai rinunciare agli studi.
Teodoro è stato insignito del titolo di Maestro del Commercio, un riconoscimento meritato per l’impegno quotidiano nei tanti anni al servizio dei clienti, anche se la gratificazione più importante è venuta dall’opinione e dalla considerazione della gente: tutti raccontano di lui come una persona sincera, un brav’uomo, un onesto lavoratore, sempre generoso e pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno. I sopraggiunti problemi di salute costrinsero l’instancabile Teodoro a lasciare le redini dell’emporio ai figli, sin quando ha potuto è stato sempre lì, presente, seduto ad osservare e consigliare, una figura di grande riferimento e di garanzia per tutti. Nel 1981 Antonio e Fiorella, con l’aiuto dei genitori, aprirono il noto negozio di articoli da regalo Center Gallery, dove era possibile trovare prodotti di assoluta qualità a prezzi concorrenziali. Nel settembre dello scorso anno l’attività è cessata dopo quarant’anni di onorata operosità, era sempre in via Conserva, proprio di fronte a quello di articoli casalinghi e piccoli elettrodomestici gestito dal fratello Maurizio, che ha sapientemente proseguito il mestiere paterno, inizialmente insieme a Gianpaolo. Da alcuni anni il piccolo ma sempre fornitissimo esercizio commerciale si è spostato al civico 46, poche decine di metri più in là, conservando il tipico ambiente familiare dove non si dimenticano le basi della tradizione e quel modo speciale di soddisfare con cortesia ogni singola richiesta del cliente, anche la più difficile.
Teodoro e Tina sono stati un modello esemplare di commercio, hanno contribuito a cambiare la società brindisina attraverso lo stare a tavola e l’arredare la propria casa con competenza, affidabilità e tanto garbo, un patrimonio ineguagliabile trasmesso ai loro figli insieme a quella caratteristica che distingue da sempre i componenti della famiglia Carlucci: farsi voler bene, da tutti.