
di Giancarlo Sacrestano
In questo tempo di grandi crisi valoriali, di denigrazione e di offesa costante e continua di chiunque ci si para davanti, sembrano persi i punti di riferimento, le ragioni del vivere in comune, ogni possibile orizzonte da guardare insieme.
Il vero unico obiettivo sembra ridotto al soddisfacimento di un bisogno miope, come se si vivesse immersi in un eterno tempo presente.
Venerdì 16 dicembre avevamo annunciato, da queste colonne, di un convegno che si sarebbe svolto presso il centro anziani del Comune di Brindisi, presso il quartiere Bozzano, il cui tema “Disabilità Insieme – Diritti, Doveri, Desideri” lasciava già intendere una interessante novità.
In una sala composta ed interessata, i rappresentanti ed i portavoce delle tante associazioni che si interessano del multiforme, variegato e multicolore universo delle diverse abilità, hanno sostanzialmente regalato alla città, non solo un momento di condivisione dei singoli percorsi volti alla inclusione ed alla integrazione sociale, ma un vero e proprio manifesto culturale, il cui trinomio Diritti, Doveri, Desideri – 3D appunto – sono la sintesi più efficace e necessaria per definire i pilastri su cui edificare la città nuova, quella che alla convenienza sceglie la conoscenza, che allo sfruttamento sceglie la condivisione, quella che al cinismo, sceglie la solidarietà.
A spiegarlo benissimo, loro, i rappresentanti di un mondo diverso, quello che vive chiuso nelle case, nei reparti ospedalieri, nei centri di aggregazione, ai margini di un mondo nel quale il vero dolore è dato dalla indifferenza, l’ipocrisia, l’ignoranza dettata dall’arroganza di chi – normodotato – miope nelle proprie convinzioni, si sente superiore ed inossidabile. Se grandi e costanti sono i progressi medico-tecnico-scientifici e ampie sono le prospettive di lotta al dolore e alla cura di molte forme di disabilità, poco o nulla può la ragione contro la cecità di chi, dall’alto dei suoi 10 decimi per occhio, non vede chi gli sta di fronte, o chi dotato di un orecchio finissimo alle sofisticherie delle sonorità, resta sordo al bisogno di chi gli chiede aiuto. Eppure venerdì è stato facile per un cieco farsi ascoltare da un sordo, il loro vocabolario era efficacemente chiaro e univocamente interpretabile. L’intermediazione di un interprete del linguaggio dei segni è stata efficacissima. Ognuno venerdì sera ha condiviso col proprio residuo di abilità e ha partecipato, per come ha potuto, alla redazione di un progetto che include e non esclude, che integra e non emargina, che dialoga e non zittisce.
Tutti, indistintamente tutti dentro, nessuno fuori.
La presenza della Sindaca e dei funzionari dell’Assessorato ai Servizi Sociali, sono andati molto oltre il significato istituzionale della loro presenza e l’apertura di un tavolo permanente con la rete delle associazioni dei disabili già rappresenta un segnale positivo.
Ancora di più lo sarebbe se i semplici e chiari valori suggeriti a tutti divenissero il canovaccio su cui ricamare il nuovo ritratto di città: a misura d’uomo e dei suoi (bi)sogni.
Ognuno è chiamato a contribuire con le proprie “residue” abilità, perché nessuno è onnipotente. Come recita il motto paralimpico: “sempre in movimento e se non ce la fai col corpo, fallo con la mente e se neppure con questa, fallo con lo spirito”.
Nessuno, visto da vicino è normale, ripeteva l’amata e compianta poetessa Alda Merini che di anni in un manicomio ne ha trascorsi qualche decina, ma che ha tanto saputo parlare, come pochi, ai cuori e alle menti.
E se Trilussa si domandava in versi, come faccia una cieca ad accompagnare chi si è perso nel bosco intricato della vita, rispondendosi che è la fede, io suggerisco molto più razionalmente che sia necessario allargare il tavolo permanente per una diversa concezione dello spazio e del tempo urbano in una città che si riconosca solidale e colorata. Ognuno, nel rispetto della Costituzione, contribuisca con le sue capacità, nel rispetto dei diritti e dei doveri reciproci, ma con desideri condivisi, ad un progetto di rigenerazione, che non tradisca i sogni e non deprima i bisogni.