Per una pedagogia del Bradipo

I genitori sono costantemente sotto pressione e, partendo in buona fede dal legittimo desiderio che i figli ricevano stimoli, coltivino i propri talenti e colgano tutte le opportunità, spesso finiscono per esagerare. Ecco allora i bambini inquadrati in un’agenda più fitta di impegni di quella di un manager, strapazzati fra mille attività imposte da genitori sempre più ansiosi e ossessionati da un ideale di “super-bambino”, pervasi fin da piccoli da un’ansia da prestazione che impedisce loro di godersi un’infanzia degna di questo nome.

Bisognerebbe sdrammatizzare e ridimensionare le proprie aspettative, allentando la pressione e cercando un equilibrio più sano fra ciò che è troppo e ciò che è troppo poco per loro; si può diventare genitori più sereni di bambini più felici. E lo si fa senza impartire ordini né giudicare gli altri. Viviamo la maggior parte delle nostra vita con l’ansia del futuro, con la paura di non riuscire a fare questo o quello, proiettati nella dimensione dell’aspettativa. Il resto del tempo lo trascorriamo con la nostalgia di chi non può recuperare il tempo perso. Vivere con lentezza significa diventare consapevoli di ogni gesto nel qui e ora. Quante volte sorbiamo un caffè, parliamo con amici , mangiamo ,si fa l’amore, ma con il pensiero siamo altrove?

In questa maniera si perde la preziosità del momento. Imparando a focalizzare la nostra attenzione in qualsiasi gesto che facciamo durante la giornata e non trascurando le piccole cose, troveremo in esse grandi occasioni per essere totalmente presenti a noi stessi. Anche modeste azioni quotidiane come pranzare, passeggiare, parlare con i figli possono diventare momenti bellissimi, in cui si sente pienamente di “essere qui”. Stiamo pensando a quante volte quando dobbiamo affrontare con le insegnanti i temi relativi all’apprendimento e ci troviamo ad elogiare i bambini definiti lenti. In genere sono riflessivi e per niente ansiosi e con una loro filosofia di vita. Li difendiamo sempre, anche se gli adulti perdono il senso del fare e lo sovrappongono con quello dello “strafare”. Siamo ancora fermi alle note date a casa per stimolare i familiari a collaborare con la scuola! Essere lenti non è sinonimo di poca energia, significa camminare a piccoli passi.

Lao Tze scrive: “Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo.” Nella lentezza ci si concede il tempo per assimilare i cambiamenti e le migliorie. E Kundera si domandava: “ Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all’altro e dormono sotto le stelle?” Nella lentezza c’è la pazienza e la comprensione. La pazienza di imparare qualcosa di nuovo, la pazienza di metterlo in pratica, la pazienza di ricominciare quando si sbaglia. La lentezza non è inazione, bensì è “calma nell’azione”. Ancora Nietzsche “…ogni movimento ha un senso, ogni parola è incontro, ogni idea ha una direzione.

La comprensione è capire chi siamo, cosa conta per noi, cosa ci facciamo in questo mondo. La comprensione è capire fino in fondo quei piccoli miglioramenti che ogni giorno applichiamo fino a farli diventare l’essenza di noi.” Nella lentezza ci si concede all’immaginazione e secondo la pedagogia, l’immaginazione assume una rilevanza fondamentale nella vita mentale; l’azione educativa può riferirsi all’immaginazione in quanto consente le scariche emotive e i processi di socializzazione. Bruner, psicologo statunitense, riferendosi all’educazione delle capacità percettive, suggerisce l’addestramento dell’immaginazione spaziale quale direzione in cui lavorare, attraverso la riflessione in modo che si possa assimilare il tempo per i cambiamenti e le migliorie.

La pazienza di imparare qualcosa di nuovo significa anche tolleranza per l’errore, come non ricordare a questo proposito il pensiero di Maria Montessori, tutto il materiale montessoriano è creato in modo che sia il bambino stesso a commettere l’errore e a correggersi attraverso il pensiero della riflessione senza l’intervento dell’adulto.. Un pensiero apparentemente semplice ma così difficile da mettere in pratica. L’errore deve essere lodato, non punito! L’errore deve essere commesso, non soffocato! Il detto “sbagliando s’impara” è una delle più grandi verità! L’errore deve essere accompagnato dalla pazienza, la pazienza di ricominciare quando si sbaglia. Crediamo questo debba diventare filosofia di vita per ogni educatore, genitori compresi.

Ognuno di noi dovrebbe compiere una piccola rivoluzione educandosi a rallentare, questo si traduce nel ridurre gli impegni, ma anche eliminando gli appuntamenti abitudinari. È bello poter lasciare spazio al riposo, all’immaginazione e al sogno.. Trovare lo spazio e il tempo per porsi delle domande significa mettersi al centro, prendendo le giuste distanze dal fare, produrre, realizzare. Significa mettere al centro i nostri figli, i nostri alunni, lasciando lo spazio di cadere e rialzarsi appunto, senza fretta, con amore.

Dott.ssa Federica Protopapa

Dott. Luigi Persano