Sara e le altre, grande successo per “I monologhi della vagina”

 

Brindisi vive un singolare momento. Se da un lato permangono le tante difficoltà nelle quali la città si dibatte da anni (la gravissima emergenza ambientale, la drammatica crisi economica e occupazionale, una classe politica che appare, ahinoi, incapace di dare risposte adeguate), dall’altro è incoraggiante il fermento che vivacizza non poco la vita culturale e che vede il proliferare di iniziative che, anche al di là degli esiti, peraltro spesso pregevoli, lasciano ben sperare per il futuro, dal momento che una crescita, o una rinascita, a tutti i livelli, di Brindisi – come di ogni altra città – non può prescindere da quella maturità, da quella consapevolezza, da quella libertà di pensiero, da quella apertura mentale, da quella ricchezza interiore, da quella coscienza critica che solo la cultura può instillare e catalizzare.

Particolarmente intensa è, tra le altre, l’attività teatrale che vede attivissime diverse compagnie e gruppi che da tempo, con differenti stili, modalità e scelte, propongono alla città un variegata e stimolante offerta. E tra i protagonisti di questo felice momento un posto di rilievo spetta certamente a “Meridiani Perduti” e alla sua anima, l’attrice e regista Sara Bevilacqua, senza dimenticare il preziosissimo contributo di Daniele Guarini. Negli ultimi anni Meridiani Perduti ha proposto con grande successo, e non solo nella città ma in tutta Italia, diversi spettacoli (“Revolution”, “Torno subito”, “Italiano prigioniero sono” i più importanti) che hanno ben saputo coniugare l’impegno con il divertimento, trattando con godibile leggerezza anche temi tutt’altro che facili.
L’ultima bella “impresa” di Sara Bevilacqua, alla quale non difettano certo intraprendenza e grinta, è stata quella di portare sulla scena, per l’organizzazione dell’associazione “Io donna”, con il patrocinio del Comune di Brindisi, in adesione al movimento globale del V-Day One Billionrising del 2014, ideato e lanciato da Eve Ensler, “I monologhi della vagina” (scritto dalla stessa Ensler), affidando la rappresentazione a venti straordinarie donne dai 18 ai 75 anni che, a conclusione di una brevissima esperienza di laboratorio teatrale tenuto ovviamente dalla stessa Sara, si sono messe in gioco, salendo sul palcoscenico, sebbene quasi tutte prive di esperienze specifiche, con il cuore, la sensibilità e il coraggio che forse solo le donne possiedono, per affrontare un compito che poteva apparire proibitivo. E il successo che ha arriso a Sara e alle sue compagne di avventure è stato notevolissimo, tanto da indurle, dopo le due rappresentazioni del 4 aprile, a concedere una ulteriore replica, il 7 aprile, che ancora una volta ha visto stracolma di spettatori attenti la sala dell’ex Convento di Santa Chiara che ha ospitato le due serate.
Eve Ensler scrisse la prima bozza dei Monologhi della Vagina nel 1996 dopo aver intervistato duecento donne sulle loro idee sul sesso, sulle relazioni e sulla violenza contro le donne, partendo dall’idea che l’emancipazione delle donne fosse profondamente legata alla loro sessualità. L’opera, inizialmente concepita come celebrazione della vagina e della sessualità femminile, in seguito cambiò, almeno in gran parte, il suo significato, dando vita ad un movimento contro la violenza sulle donne. Nacque così il movimento del V-Day (nulla a che vedere ovviamente con il V-Day di Beppe Grillo), i cui partecipanti, ogni anno, organizzano in tutto il mondo, grazie alla concessione della Ensler che in un determinato periodo dell’anno non richiede il pagamento del copyright, innumerevoli rappresentazioni, i ricavati delle quali vengono devoluti ad associazioni e programmi che assistono le donne vittime di violenza domestica.
Il grande merito dei Monologhi è stato ed è quello di trattare temi scomodi e spesso drammatici con ironia e leggerezza, anche se alcuni momenti sono davvero “duri”.
La stessa Sara Bevilacqua, nell’introdurre lo spettacolo, ha detto, non senza prima aver sgombrato il campo da ogni equivoco che potesse far pensare, visto il titolo dell’opera, a toni e contenuti pruriginosi, che l’intento suo e delle sue “allieve” era quello di raccontare storie di tutto il mondo “per riflettere ed informare attraverso le risate e le lacrime” e di contribuire in qualche modo, ricorrendo alla creatività e alle arti, a prevenire, contrastare e porre fine alla violenza sulle donne.
Devo confessare che ho avuto qualche incertezza prima di decidere di assistere allo spettacolo. Non tanto perché “spaventato” dal tema così come preannunciato dal titolo, quanto perché mi chiedevo se la presenza di uomini a questa rappresentazione avesse una valida motivazione o addirittura fosse gradita, visto che presumibilmente gli spettatori sarebbero stati nella quasi totalità donne. Ma i dubbi hanno avuto vita breve. Anzitutto sapevo che i Monologhi sono un gran bel testo, ricco di spunti ora divertenti e ironici, ora commoventi e drammatici. Poi ero curioso di vedere cosa aveva combinato la brava Sara con le sue improvvisate ma coraggiose compagne di fronte a un compito, come ho già detto, tutt’altro che agevole. E infine, ma forse soprattutto, ho pensato che il tema non potesse non interessare anche noi uomini perché la condizione femminile e il suo miglioramento vanno di pari passo con la condizione e il miglioramento della società e che determinate problematiche, lungi dall’appartenere solo alle donne, coinvolgono ovviamente, eccome, anche gli uomini, chiamati senz’altro a dare il proprio imprescindibile contributo per contrastare gli odiosi comportamenti che penalizzano ancora le donne, dalle forme più subdole di prevaricazione e discriminazione alle violenze più inaudite (terrificante pensare che nel 2013 in Italia sono state uccise ben 137 donne, nella maggior parte dei casi da partner o ex partner).
Per portare in scena i Monologhi, Sara Bevilacqua, non paga di aver scelto un titolo e una tema forte e anche provocatorio (la parola vagina suscita ancora, a volte, ha precisato l’attrice e regista, paura, vergogna, ansia), ha affidato la recitazione dei monologhi a donne, di diversa età, nella stragrande maggioranza senza nessuna esperienza in campo teatrale. Ebbene, laddove mancava la tecnica, il mestiere (ma alcune performance sono state notevoli anche da questo punto di vista), sono giunti il cuore, il coraggio, la determinazione, la voglia di mettersi in gioco superando titubanze e timidezze, e le “ragazze” di Sara sono riuscite a centrare il bersaglio, suscitando grande emozione tra il pubblico, maschile e femminile, con una partecipazione davvero sentita, a tratti divertita, a tratti commossa, man mano che si susseguivano le esibizioni, in una sapiente alternanza di passi drammatici e brani ironici e divertenti.
Il V-Day del 2014 intendeva focalizzare il tema della giustizia in relazione al femminicidio, laddove la giustizia, viene giustamente precisato, non va intesa solo come punizione che deve colpire in modo esemplare gli autori delle violenze sulle donne, ma anche e soprattutto come opera che deve tendere ad eliminare discriminazioni e disparità, con interventi che prevengano le violenze, assicurando “prima” che esse avvengano, la protezione e la sicurezze delle donne e il rispetto della loro libertà e autodeterminazione e lavorando incessantemente per cambiare la (non) cultura che alimenta e induce odiosi comportamenti. In questo senso Sara e le sue “allieve” e l’associazione “Io donna”, con la rappresentazione de “I dialoghi della vagina” hanno offerto un loro piccolo ma incommensurabilmente prezioso contributo con il loro entusiasmo, la loro passione, la loro bella temerarietà, il loro orgoglio, regalando a Brindisi delle serate che certamente hanno segnato un momento di svago ma anche e soprattutto di crescita, e per questo a loro va il mio grazie a cui certamente si aggiunge quello dei tantissimi spettatori che hanno assistito agli spettacoli.
Da ultimo mi sembra giusto ricordare i nomi delle venti bravissime monologanti, alle quali vanno aggiunti Isabella Benone (violino) e Giancarlo Pagliara (fisarmonica), che hanno impreziosito le serate con suggestivi contributi musicali:

Annamaria Calabrese, Antonella D’Alicandro, Antonella Zellino, Barbara Schito, Celeste D’Anna, Chiara Distante, Federica Viola, Feliciana Secondo, Francesca Caliolo , Gloria Lenzi, Lia Caprera, Libera Donato Marsella, Ludovica De Rosa , Mara Uva, Piera Di Falco, Rosella Apruzzi, Silvia Pronat, Sveva Solimene, Teresa Guadalupi, Tiziana Calò.

Michele Bombacigno