
È stata la violenza sui soggetti cosiddetti “deboli”, analizzata sotto ogni sua espressione e manifestazione, il tema del convegno «Prima le Donne e i Bambini? Non ci può essere futuro senza prevenzione della violenza» svoltosi giovedì 24 aprile all’Hotel Internazionale di Brindisi.
Il convegno è stato organizzato dal dott. Marco Stasi con il patrocinio dell’Associazione Diplomatici per presentare le attività e i progetti dell’Associazione “E’ Vita”, nata dall’incontro di sei professioniste che hanno deciso di costituire tale associazione per dire no alla violenza, ma sopratutto per porre in essere attività concrete per contrastarla.
I relatori ospiti dell’evento che sono intervenuti hanno dato il loro contributo, ciascuno grazie alla propria esperienza maturata sul “campo”, discutendo di violenza di genere, violenza nei confronti dei bambini e tra i bambini stessi.
La prima parte degli interventi, orchestrati dall’Avv. Francesco Monopoli del foro di Brindisi, è stata dedicata alla violenza sulle donne.
Dopo i saluti del Presidente della Sezione Aiga di Brindisi, l’Avv. Nadia Albanese, e del Vice Presidente dell’Associazione “E’ Vita”, l’Avv. Maria Luisa Avellis, il primo intervento è stato quello della criminologa Raffaella Campilongo, Presidente dell’Associazione “E’ Vita”, la quale, tracciato un profilo psicologico di colui che usa e abusa della violenza e di colui o colei che la violenza la subisce, ha spiegato gli intenti dell’associazione, tesi principalmente a fornire un supporto alle vittime ma anche ad istituire strutture per prevenire un fenomeno che in Italia pare -purtroppo- non riesca ad arginarsi.
Ci si è chiesti allora se il mancato ridimensionamento del femminicidio dipenda da un vuoto normativo o sia piuttosto figlio del contesto culturale e sociale nel quale viviamo.
Tracciando un’accurata sintesi degli interventi legislativi avvenuti nel 2009 e nel 2013, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, il dott. Milto Stefano De Nozza, ha spiegato che la c.d. “legge sul femminicidio” (prodotto dell’onda emotiva conseguente al susseguirsi di eventi di gravissima efferatezza in danno delle donne), essendo un intervento con finalità chiaramente repressive, non può essere considerato sufficiente. Difatti, se vero è che statisticamente, grazie ai nuovi strumenti processuali, si è registrata una diminuzione degli omicidi, altrettanto vero è che numeri e statistiche non possono accontentare: 140 donne uccise all’anno rimane un dato drammatico, che come tale deve continuare ad allarmare.
Spiega il magistrato brindisino che piuttosto che incentrare la lotta al fenomeno su una repressione ex post, che spesso non sortisce alcun effetto, sarebbe opportuno concentrarsi su un’attenta prevenzione, diffondendo una cultura della legalità che purtroppo nel nostro paese sembra essere sempre di più un’utopia.
Sono seguiti gli interventi della prof.ssa De Marco dell’Istituto professionale per i servizi sociali moda e turismo “F. L. Morvillo Falcone” e dell prof. Dell’Atti, dirigente scolastico del “De Amicis – San Francesco”, terzo istituto comprensivo di Francavilla Fontana hanno parlato di violenza all’interno delle scuole. Il quadro emerso è allarmante, tra adolescenti in balia della tecnologia e dei social network e genitori che più che essere educatori avrebbero bisogno loro stessi di essere “rieducati”.
Inevitabile è stato il ricordo alla tragedia vissuta dalla città di Brindisi lo scorso 19 maggio 2012 nel terribile attentato nel quale perse la vita la giovanissima Melissa Bassi attraverso le parole della visibilmente commossa prof.ssa De Marco.
Su un punto tutti gli ospiti sono stati concordi: non ci può essere futuro senza prevenzione della violenza.
Ed e’ questo infatti il proposito dell’ Associazione “E’ Vita”, la creazione di sportelli anti violenza nelle scuole e nel territorio cittadino, dove poter offrire supporto alle vittime, aiutandole a denunciare le barbarie sin dalla prima forma di manifestazione (quindi prima che sia troppo tardi), unitamente ad attività di formazione che possano far crescere i giovani, cittadini del domani, con una forte cultura della legalità.
Un impegno concreto ad attivare il percorso di crescita dell’Associazione è stato preso ieri dal capogruppo Noi Centro Toni Muccio, il quale ha sottolineato come spesso le pene inflitte ai colpevoli di violenze non siano adeguate alla gravità dei fatti commessi.
Un incontro riuscito quindi.
Uno scambio di dati, di contributi concreti. Una riflessione sull’importanza di promuovere interventi atti a favorire le politiche di genere e sensibilizzare sul fenomeno della violenza.
Una tematica importantissima che purtroppo è all’ordine del giorno in Italia.
Spesso chi commette atti di estrema violenza è una persona cresciuta in un “analfabetismo emotivo” che, diventato adulto o peggio ancora sin da giovanissimo, non riesce a percepire l’atrocità delle azioni che compie.
“L’unica soluzione per arginare questi fenomeni risiede in un’attenta e costante opera di prevenzione e sensibilizzazione degli individui. Occorre sviluppare il ragionamento sul piano della civiltà dei costumi, iniziare necessariamente nelle scuole, dai giovani, che sono gli adulti del domani. Occorrono supporti all’interno delle famiglie per realizzare un approccio preventivo che sia in grado di ravvisare i segnali di pericolo individuabili nel rapporto fra persone già legate da relazioni affettive” ha commentato al termine del convegno il dott. Stasi.