Essere “uguali” non è il segreto per restare insieme, se di segreto pensiamo si tratti. La fantasia per la quale due persone si scelgono e stanno insieme perché uguali è solo una fantasia. Quello che dell’altro ci attrae è proprio la sua diversità da noi, il suo poter essere completamento e giammai la nostra copia.
Sappiamo bene che nessuno può cambiare, a mutare sono i comportamenti (e solo in casi molto fortunati..) ma non l’essenza delle persone. Dire all’altro che è cambiato dall’inizio della storia corrisponde in realtà al dire che noi lo vediamo con occhi diversi; a seconda dell’idea che ci siamo fatti del prescelto/a individuiamo in lui proprio quelle caratteristiche di cui avevamo bisogno. Ad un certo punto della storia tutto cambia e la colpa è dell’altro che non è stato autentico, oppure che ci ha soffocato, o ancora che ci ha assecondato sempre ma senza essere sincero. Le cose non stanno proprio così.
Al di là del bagaglio personale che ogni membro della coppia porta con sé e delle sue implicazioni, l’amore spesso stagna, si secca e muore, proprio quando nell’altro ritroviamo la copia di noi stessi. “L’amore è fatto di movimenti reciproci dall’uno all’altro, movimenti determinati dall’eccitazione sessuale, dai sentimenti ,dal bisogno di conoscere e di farsi conoscere, di parlare e di ascoltare.”(G.Leleu)
Al contrario ciò che è troppo familiare uccide il desiderio. Cosa ci può attrarre in una nostra copia? Cosa possiamo scoprire di nuovo ed eccitante in chi è così simile a noi?
La relazione tra persone troppo simili è destinata a cadere in crisi, permettendo spesso alla “novità” di intromettersi nel sistema.
Difronte alla crisi della coppia è facile farsi prendere da paura e disorientamento. Crediamo di non riconoscere più nell’altro la nostra scelta, i punti di riferimento cadono, la relazione diventa confusa, il partner uno sconosciuto.
Il modo di vivere la crisi è per ogni singola persona, diverso. Il sentimento comune è però di perdita, di vuoto. Per questo alcuni tenteranno di colmare il vuoto con una terza persona che si insinua nelle pieghe del rapporto uscendone talvolta anche questa ferita in modo rovinoso.
Sembra che si somiglino un po’ tutte le storie d’amore nelle quali avviene un tradimento. Ad un certo punto, a ciel sereno, arriva inaspettatamente nella coppia una terza persona e succede un disastro. Qualcosa si rompe, prendono vita le parti del traditore/tradito, ingannatore/ingannato. Il piano sul quale ci si limita a guardare le cose è sempre lo stesso, tra buono e cattivo. Eppure il tradimento, oltre ad essere visto come qualcosa di distruttivo e pericoloso, allo stesso tempo ha un che di intrigante e trasgressivo, anche un po’ provocatorio. Certo, molto dipende da quale parte ci collochiamo: traditi o traditori?
La realtà è che il tradimento non arriva mai del tutto inaspettato come la confusione del momento ci porta a credere; esso si inserisce in fratture all’interno della coppia manifeste o nascoste dal quieto vivere che hanno minato il patto iniziale. E ora che il patto è rotto? Chi si fa carico dei pezzi?
L’esperienza dell’infedeltà assume per ognuno una valenza personale, oltre che culturale, legata ai propri modi di pensare e di vivere la coppia e se stessi. Sono innegabili comunque i vissuti profondi che in genere va a smuovere, anche se non se ne vuole prendere coscienza: di abbandono, di perdita, di rabbia per chi lo subisce; spesso di colpa e di disorientamento anche per chi lo conduce.
Secondo diverse teorie scientifiche del comportamento, il tradimento è un evento con potenzialità trasformative. In “Amare tradire” (Bompiani, 2000) lo psicoanalista Aldo Carotenuto scrive che “anche se spesso il tradimento viene vissuto come la distruzione dell’amore, in realtà esso rappresenta il motore della sua trasformazione”. Il messaggio è che “cambiamento e fallimento sono profondamente legati e quindi se non attraversiamo il fallimento, l’errore, la ferita, la disillusione non saremo in grado né di guarire, né di proseguire per la nostra strada”.
La portata delle conseguenze dipende molto dall’atteggiamento dell’infedele e dai suoi sentimenti. Il tradito sente forte la necessità di essere risarcito e solo un atteggiamento di tenerezza e che mostri ancora desiderio può aiutarlo a vivere il momento. Il grande amore è stato profanato, alla perdita del “sogno” segue la perdita di sé. Eravamo stati scelti, cosa ha cambiato questo? Non valiamo abbastanza? La sofferenza e la paura spossano la persona e le tolgono energia.
Nel delicato momento rappresentato dal “dopo”, da ricostruire non è solo la coppia, ma l’individualità. Quell’iniziale fusione in cui avevamo fortemente creduto e la simbiosi in cui eravamo caduti, ponendola a garanzia della riuscita del nostro “noi”, devono essere sostituiti dal valore del singolo, della persona. La coppia va vista con occhi nuovi, non già amalgama ma luogo di esaltazione di individui che si sono ri-scelti. Riconoscere la nostra sofferenza e averne cura è il nostro primo passo .
Dott.ssa Federica Protopapa