400 anni fa saliva al cielo San Lorenzo da Brindisi, l’apostolo d’Europa

Alla figura di San Lorenzo da Brindisi, Papa Benetto XVI dedicò l’udienza generale a Piazza San Pietro, di mercoledì, 23 marzo 2011: “Ricordo ancora con gioia l’accoglienza festosa che mi fu riservata nel 2008 a Brindisi, la città che nel 1559 diede i natali a un insigne Dottore della Chiesa, san Lorenzo da Brindisi, nome che Giulio Cesare Rossi assunse, entrando nell’Ordine dei Cappuccini. Sin dalla fanciullezza fu attratto dalla famiglia di san Francesco d’Assisi. Infatti, orfano di padre a sette anni, fu affidato dalla madre alle cure dei frati Conventuali della sua città”.
Il cognome del Santo è, in molte circostanze, riportato come Russo, ma forse anche meglio in De Rossi, essendo figlio di Guglielmo, un commerciante veneziano. Quel che conta oggi, è che la città di Brindisi onora il suo illustre concittadino nei 400 anni dalla morte o come si dice meglio, del suo “dies Natalis”, quella nascita al cielo di chi è in odore di santità.
L’allora consolidata presenza francescana a Brindisi, vide il giovanissimo Giulio Cesare (chissà quale vezzeggiativo le avesse riservato la mamma Elisabetta) frequentare la chiesa di San Paolo Eremita ed il suo convento francescano, rinomato luogo di cultura cittadino.
Le cronache ce lo raccontano per la singolare intelligenzaLasciata presto Brindisi ed affidato ad uno zio, compì i suoi studi nel convento di Verona, dove si distinse per “pietà e scienza”; in breve tempo riuscì ad apprendere la lingua greca, ebraica, francese, spagnola e tedesca così bene da saper predicare in tutte queste lingue.
Sempre umile, combatteva contro la vanità con frequenti mortificazioni. Digiunava molto spesso, camminava a piedi nudi ed a capo scoperto: meditava continuamente, pregava e predicava ai poveri la Buona Novella. È ricordato anche per la sua straordinaria conoscenza della Bibbia nelle tre lingue originali e per la sua fede eucaristica.
Proprio l’amore per l’Eucaristia e la devozione tenerissima verso la Beata Vergine, furono le sorgenti della sua santità, nonché temi costanti della sua predicazione. Per il suo “Mariale” e altri scritti sulla Madonna, san Lorenzo è stato definito «il più importante mariologo del suo tempo.
Il “Doctor Apostolicus” questo il suo appellativo che lo fa uno dei soli 54 “Dottori della Chiesa” sottolineava il ruolo della Madre al fianco e al servizio del divin Figlio, come mediatrice di ogni grazia e corredentrice. Fu beatificato da Pio VI, canonizzato da Leone XIII e riconosciuto dottore della Chiesa da Giovanni XXIII, nel 1959, 60 anni fa.
fu insieme un grande teologo, ambasciatore di pace e uomo d’azione che non si sottrasse alle sfide del suo tempo, andando perfino sul campo di battaglia, dove guidò spiritualmente le truppe cristiane alla liberazione della città ungherese di Albareale (Szekesfehervar), allora occupata dai musulmani.A Vienna ed a Praga aprì conventi del suo ordine. Questa sua peculiarità lo ha portato ad essere appellato “Meditattivo”, capace di attività di profondissima meditazione, che lo portavano a lunghi momenti di estasi mistiche durante la messa e la sua capacità di “immischiarsi” nella storia e divenire agente attivo delle ragioni della pace, ma capace anche di scelte coraggiose come ad Albareale, ponendosi su un cavallo alla testa dell’esercito cristiano, “armato” del solo Crocifisso, come in tutte le azioni diplomatiche a cui fu chiamato dal Papa e dai regnanti d’Europa, per la sua rara capacità di condurre trattative diplomatiche riservatissime.
Esemplare in tutto, fu eletto Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori. A fine mandato, pur richiesto ed acclamato, rifiutò l’incarico.
Studiò filosofia, logica, teologia, mostrando un grande talento nelle lingue e una profonda conoscenza delle Sacre Scritture, che apprese in ebraico, greco e latino. In Europa era ormai dilagante il protestantesimo e il santo, ordinato sacerdote a 23 anni, mise a frutto la sua solida formazione per confutare le eresie, specialmente di matrice luterana, mentre tutta la Chiesa era in fermento per dare seguito ai decreti tridentini. Nonostante i molteplici impegni derivanti dagli incarichi affidatigli via via all’interno dell’Ordine – che lo portarono a fondare case a Graz, Madrid, Monaco di Baviera, Praga, Vienna, oltre a occuparsi dell’assistenza degli infermi e soprattutto degli appestati.
Durante il suo girovagare per l’Europa, volle e sostenne con opere e ricevendo donazioni, erigere a Brindisi, proprio sulla sua casa natale una chiesa dedicata a Santa Maria Degli Angeli, la cui devozione presso i francescani risale allo stesso fondatore, in quel di Santa Maria degli Angeli, fuori da Assisi, dove aveva la sua “porziuncola” e dove morì.
Oltre alla buona riputazione che godeva presso i re, godeva pure il favore e la fiducia del Papa, che lo volle inviare quale legato in Spagna, presso il re Filippo III. Ma appena giunto, fu colto da una grave malattia, per cui morì il 22 luglio 1619.
Quella che era una doverosissima premessa, per affermare quanto la sua vita sia ancora oggi esempio e modello di riferimento per un futuro possibile.
A Brindisi, il tempo celebrativo ha preso avvio da diverse settimane ed ha portato le reliquie del Santo in visita a tutte le parrocchie, non solo un gesto devozionale, ma nella tradizione “laurenziana” per continuare ad “immischiarsi” nella storia, testimoniare, attraverso la sua vita, le sue opere, i suoi scritti, di essere presente per le strade e tra la gente, testimone che invita all’esercizio di una fede matura. In città oltre la comunità in preghiera di Santa Maria degli Angeli, una parrocchia nel quartiere popolare di Sant’Elia gli è titolata al Doctor Apostolicus, il santo che camminava a piedi scalzi, per non perdere il contatto con la realtà.
In città una “cattedra” di studi laurenziani ed un’associazione che ne promuove lo studio, la memoria e la preghiera. A presiederla, l’avvocatessa Liana Serafino, che col suo gruppo di silenziosi, ma attivissimi collaboratori, produce iniziative di alta significazione che traguardano e la riflessione e la meditata preghiera, come l’azione e la presenza tra la gente. Produce ogni anno un calendario, appuntamento atteso e gradito che scandisce con la ciclicità che gli è propria, un cammino che si proietta nel futuro. Alla cura dell’unità parrocchiale centro, Don Mimmo Roma, sottolinea come la presenza al centro della città di San lorenzo, diventerà centrale anche durante la festa patronale di settembre, allorquando sul tosello, al intersezione dei corsi, le vie che si ritrovano, insieme alla statua di San Teodoro a cavallo, ci sarà, la statua di San Lorenzo, campione e modello di quella brindisinità che sa tradurre i valori alti della fede della speranza e della carità che in ogni brindisino sono rappresentati dalla ospitalità, cordiale e solidale.
Tra le azioni che riguardano il futuro immediato, a cui è legata la figura di San Lorenzo, un volume, appena pubblicato, agile a vantaggio dei giovanissimi studenti, “La vita di San Lorenzo” di Marisa Andriani, con le illustrazioni di Ada De Vito. Una borsa di studio è in procinto di essere varata in collaborazione tra il Progetto Policoro della diocesi brindisina e l’Associazione dei Maestri del lavoro, sez. di Brindisi che ha preannunciato il dott. Vinenzo Gatto, Vice Direttore e Responsabile dell’Area Lavoro Welfare e Formazione di Confindustria Brindisi.
Per il futuro più remoto, resta la possibilità per tutti di fare riferimento al campione brindisino di forza, coraggio, tolleranza e sapienza, da cui si possono apprendere i rudimenti di responsabilità che impose a San Lorenzo di chiedere finanziamenti per l’edificazione e il miglioramento, nella città di Brindisi, di un luogo, che lui, da buon brindisino aveva sognato, la trasformazione della sua casa, in casa per tutti, accogliente, solidale e ospitale.