Di seguito pubblichiamo l’intervento commemorativo tenuto da Giancarlo Sacrestano venerdì 1° agosto, durante la manifestazione tenutasi presso l’Associazione Arma Aeronautica di Brindisi.
La Polonia, ancora oggi, dice poco a molti.
Il pensiero più comune è quello che ci riporta al Papa Santo, Giovanni Paolo II che conquistò il cuore di tutti, con quel saluto immediato e accorato: “SE MI SBAGLIO, MI CORRIGERETE”. La sua visione profetica, tutta nella premessa al suo ministero petrino, “APRITE, ANZI, SPALANCATE LE PORTE A CRISTO!”
La sua visione evangelica nel richiamo a Giovanni Evangelista: “UT UNUM SINT” che divenne una sua lettera apostolica. La Sua via alla santità, affidata alla Vergine Maria incisa nel suo motto papale: “TOTUS TUUS”.
Non è errato allora partire ancora da lui, Karol Woytila, nel giorno in cui, un piccolo ma assai significativo gruppo di testimoni, noi, si incontra qui a Brindisi, per ricordare il valore, l’onore, il sacrificio degli uomini del 301° squadrone da bombardamento “Terra di Pomerania” ribattezzato, a Brindisi, per le sue nobili e temerarie gesta: “Obrońców Warszawy” (Difensori di Varsavia).
L’abnegazione e la estrema fede, con cui condussero, nei 63 giorni di agonia della loro capitale, l’eroica missione di sostenere gli insorti, alla oppressione nazista, resta un esempio per tutti.
Nel dicembre 1943, presso “CAMPO CASALE” questo il nome dell’aeroporto di Brindisi, per gli anglo-americani, si insediava, proveniente da Tunisi, il 1586° “bomber squadron” della Royal Air Force, dotato di bombardieri Halifax e B 24 Liberator.
A Brindisi, il 1586° tornò alla vecchia denominazione di 301° “Terra di Pomerania” a cui vennero affidati incarichi particolari (Special Duty Flight).
Volavano, i piloti, oltre le linee di battaglia in Italia, a sostenere le formazioni partigiane e le operazioni del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale);
volavano sulla Grecia, la Jugoslavia, l’Ungheria, la Francia, col medesimo obiettivo.
Volavano sulla Germania per attaccare le postazioni e le basi tedesche.
Volarono sin da subito, sull’amata e martoriata terra patria di Polonia. Due interi equipaggi perirono nei pressi di Brindisi, al rientro da una missione in patria, il 5 gennaio 1944. I loro funerali si tennero, nel dolore e nella nobiltà dei valori.
Furono sepolti nel cimitero comunale della città adriatica, nel settore dove riposano gli uomini, che in armi, hanno custodito, combattendo, la vita di tanti civili.
La costruzione del cimitero militare polacco, a Casamassima (BA) alla fine della guerra, comportò la traslazione dei loro feretri là dove oggi riposano.
Agli uomini del 301° non vennero mai meno le energie e la nobiltà necessarie nelle tante loro sortite, oltre i limiti della linea di guerra, ma particolarmente sentita, era ogni opportunità di giungere in Polonia, a sostenere le formazioni dell’armata clandestina “Armia Krajowa” che operava con le sue cellule militari, ma anche con quelle civili, raggruppate sotto la sigla “UNIA” di cui era parte a Cracovia un giovane, tale Karol detto “Lolek”.
Proprio il giorno del suo ventesimo compleanno, nella notte tra il 19 e il 20 maggio 1944, da Brindisi, partiva la missione denominata in codice “WELLER 18”, un volo che trasportava esponenti dell’esercito clandestino. Tra gli agenti, Jan SERAFIN, nickname “CHERUBIN”. Il lancio degli agenti, era previsto in un villaggio nei pressi di Cracovia, ma proprio al giovane SERAFIN, che, con quel nome, pareva in possesso di protezioni celesti, il paracadute non si aprì, morendo al momento del violentissimo impatto al suolo.
Portava con sé, ordini per le cellule partigiane, volantini, documenti, informazioni. Questo, come altri eventi vicini, corroborarono nel giovane “LOLEK” il proposito di divenire attivo nell’azione dell’UNIA.
Agli uomini del 301° e con particolare rilievo al loro comandante, il maggiore Eugeniusz ARCHIWCZEWITZ, si deve l’accorato e coraggioso sostegno agli insorti di Varsavia.
Alle 17 del 1° agosto 1944, era un martedì, ingaggiarono per le vie, le piazze, i palazzi della città, l’impari battaglia contro l’oppressore nazista. Senza l’avallo dei superiori inglesi, che ritenevano i voli su Varsavia altamente pericolosi, con il diniego dei politici britannici, che in quegli stessi giorni attribuivano ai sovietici, con i trattati di Teheran e Yalta,la loro ingerenza sul territorio polacco, il comandante chiese ai suoi uomini: “VOLETE VOLARE SU VARSAVIA?”. La risposta fu corale e unisona: “MAGGIORE, LO VOGLIAMO!”. Quello scambio di volontà, racchiudeva tutta la nobiltà del servizio, cui quegli uomini avevano giurato di adempiere.
Senza terra, che la loro era oppressa e vilipesa, ad ovest dal tedesco, ad est dal sovietico.
In esilio, seppure per due anni, dal 1944 al 1946, nell’accogliente ed ospitale Salento, angolo sud orientale dell’amica terra italiana, le cui ragioni di gemellaggio si custodiscono sin dentro gli inni nazionali (unico caso al mondo).
Dalla notte del 3 agosto le “AQUILE INDOMITE del 301° VOLARONO SU VARSAVIA” e per due mesi, portarono soccorso ad una città che, al termine della insurrezione, dopo 63 giorni di aspri combattimenti, conterà 200mila cadaveri soltanto tra i civili.
Dopo il 13 settembre, quando in Ungheria, due aerei del 301° furono abbattuti, i “Difensori di Varsavia” furono costretti a diminuire notevolmente i voli da Brindisi.
Brindisi, quindi, era la casa di questo tenacissimo gruppo di giovani polacchi, alcuni di loro mai divenuti padri, di cui però siamo eredi-debitori , per la lezione di attaccamento ai valori, che eterni, attraversano la storia della umanità.
Determinati ed efficienti, gli uomini del 301° incarnano e testimoniano, ancora oggi, ad ogni latitudine, che: “il diritto di un popolo a non essere oppresso”- può subire sconfitte, come a Varsavia dopo 63 giorni di resistenza – frenato nel suo cammino: la Polonia potrà celebrare le sue prime elezioni democratiche soltanto nel giugno 1989, 25 anni fa ed entrare nella casa comune europea, solo esatti 10 anni fa, nonostante sia stata partecipe alla sua nascita, sin dalla guerra di liberazione dal nazi-fascismo – ma “vince sempre, quando cade nobilmente”.
A Brindisi, Porta d’Oriente, che papa Benedetto XVI, ha definito, in una mirabile e profetica visione, PORTA DI SPERANZA, gli uomini del 301° sperimentarono per primi, le tecniche del pronto soccorso aereo, che oggi si utilizzano a Brindisi nella funzione di principale HUB del “Programma Alimentare Mondiale” dell’ONU e centro per ogni emergenza umanitaria, che interessi l’intero pianeta.
A Brindisi, il compito di rendere merito e nobile memoria, a quanti qui hanno sperimentato l’antica e sapiente cultura dell’ospitalità.
Dal dicembre 1943, prima Brindisi, poi l’intero Salento, fu testimone di una vicenda che vedeva uniti, nella strada della Speranza, giovani polacchi e giovani salentini, in esilio i primi, diseredati i secondi.
Qui per le strade e nelle case delle città del “Tacco” d’Italia, si univano in una storia comune due culture, che nel 1797 si erano unite nello stesso inno. Riemergeva dalle viscere della tragedia storica, settanta anni fa, come fiume carsico, il cammino di due popoli, che da allora, seppure lontani, restano fratelli.
Agli eroi del 301°, ai loro eredi, i polacchi, gli italiani, gli europei di oggi e di domani, da Brindisi si alzi il saluto amico, la preghiera fraterna, un fiore bianco, simbolo della purezza della fede comune e un fiore rosso, quale espressione esemplare, della perseveranza, con cui – tutti – dobbiamo essere disposti, sino alla morte, a perseguire le finalità di pace e prosperità per tutta l’umanità.