L’Europa dei trattati lascia il posto al trattato fra cittadini. La nuova Ue parte da Brindisi

di Giancarlo Sacrestano e Wanda Janina Lipka

 

Si è appena conclusa una due giorni eccezionale per Brindisi. I membri del Comitato delle Regioni d’Europa, la cui assemblea riunisce i rappresentanti regionali e locali dell’UE, si è tenuta nella città adriatica, dove sono convenuti 110 delegati, per conto dei 28 Paesi aderenti all’Unione Europea, insieme ai rappresentanti di quei Paesi che dell’Europa condividono le ragioni e le finalità.

Entriamo nel teatro “Verdi”, mentre al tavolo della Presidenza, l’oratore, il governatore della Regione Puglia, Vendola, si domanda e domanda all’attenta platea di amministratori locali, se non sia possibile e necessaria una Europa diversa da quella disegnata sino a ieri dai governi che aderiscono alla Unione.

In forza dei tanti trattati che ne hanno definito un ambito territoriale, tecnicamente omogeneo, senza conflitti, l’Europa è forte di vincoli tenaci nell’ambito della economia e della finanza, tanto che in altre parti del pianeta, la sua identità è pure descritta come “Fortezza”. Se il vocabolo può invitare a pensare alla saldezza e alla forte coesione tra le sue parti, dall’altra, ogni fortezza è per definizione, preda ed occasione di espugnazione. L’Europa a dire il vero non appare a nessun europeo, come un castello magico abitato da fate e principesse, dal momento che alla assenza di conflitti interni e una buona circolazione di beni, servizi e persone, il benessere, inteso come stabilità di lavoro per tutti, opportunità di crescita e sviluppo per i territori e garanzia di salute per ognuno, non disegnano un quadro idilliaco, come ne potrebbe uscire persino dal motto della UE “UNITI NELLA DIVERSITA’”. I giovani disoccupati crescono, i territori si impoveriscono, i malati non ricevono lo stesso trattamento in Italia come in Germania; In Grecia come in Danimarca. Il motto pertanto diverrebbe il meno onorevole ma assolutamente realistico: “UNITI DALLE POVERTA’”.

Eppure a Brindisi, una piccola città della periferia, gli amministratori locali di tutta Europa, da par loro, con realismo e competenza, suggeriscono una proposta per l’Europa dei Popoli, fatta da tante comunità, piccole, diverse, ma tutte egualmente dignitose. Sul tavolo la “CARTA della GOVERNANCE multilivello in EUROPA”, dove il federalismo e la decongestione delle funzioni centrali vengono riconosciute alle diverse dignità territoriali, qui denominate “Livelli”. Tra le proposte, quella del Sindaco di Coulaines, cittadina di poco più di 7.000 abitanti della Loira, in Francia, Christophe Rouillon, che in 38 punti articola una proposta che già racconta molto sin dal titolo: RICOLLEGARE L’EUROPA AI CITTADINI. Al punto 33 leggo: “Si propone di rafforzare le campagne pubblicitarie volte a evidenziare l’intervento dell’Europa e a far comprendere meglio i suoi meccanismi decisionali; si propone di concludere accordi di partenariato con 500 televisioni e radio locali per organizzare dei dibattiti e dare la parola a coloro che vivono e costruiscono l’Europa giorno dopo giorno”.

Tra i partecipanti, il sindaco di Olesnica (Polonia) Jan Brons, componente del direttivo del Comitato delle Regioni d’Europa, giunto a Brindisi a sostenere le ragioni dei cittadini d’Europa. Egli è sindaco di una piccola (36.000 abitanti) e storica città della regione polacca della Bassa Slesia. Nel passato storico do Olesnica si rintracciano i temi della cultura e della educazione scolastica da impartire obbligatoriamente a tutti i cittadini, come pure l’anticipazione di un percorso di assistenza sociale che garantiva già nel XVII secolo una pensione e protezione alle vedove degli insegnanti e dei predicatori.

 

 La Polonia è entrata nella UE esatti 10 anni fa, ma non partecipa alla moneta unica. Il Suo Prodotto interno lordo si attesta ad una media annuale, nell’ultimo decennio, del 4,5%. Riemersa alla democrazia, 25 anni fa celebrando le prime elezioni democratiche, cresce e sviluppa la sua partecipazione comunitaria, guardando con sensibile attenzione ai partner più anziani. A partire dal prossimo dicembre, il suo Presidente del Consiglio, Donald Tusk, ricoprirà la funzione di Presidente della Commissione Europea.

Jan Brons è un signore alto, grosso e gioviale e si presta volentieri ad una chiacchierata confortata dalla presenza della nostra collega e interprete Wanda Janina Lipka. E’ contento della ospitalità ricevuta e dalla bellezza del rapporto immediato con la città e i suoi cittadini. Il nostro incontro avviene nel foyer del teatro, proprio sul pavimento in cristallo che fa risaltare il piano sotterraneo con lo spaccato urbano di oltre venti secoli fa. Lui resta meravigliato, io evito di entrare nello specifico e gioco sulla ambiguità del vocabolo “sospeso” per indicargli l’arditezza architettonica  sottacendo il tempo “sospeso” impiegato per la sua costruzione e le sue ben tre inaugurazioni!

E’ amministratore stimato dai suoi cittadini, Jan Brons. Comprende le ragioni dei governi d’Europa, ma sa benissimo che la sua funzione è quella di cerniera, tra i cittadini e le istituzioni comunitarie. Dalla sua ordinata sequenza di concetti, si comprende come la classe degli amministratori locali d’Europa sia in grado di accogliere l’alba del nuovo giorno d’Europa. La “governance multilivelli cui fa riferimento, spiega, vuole organizzare meglio e rapidamente l’obiettivo più importante della Unione, ovvero, colmare le differenze che ancora rendono difficile il cammino dei popoli europei in una sola direzione.

Nel tempo che celebra i settanta anni esatti dalla guerra che liberò l’Italia e gran parte d’Europa dalla oppressione dei totalitarismi, proprio qui a Brindisi, nel Salento, prende forma l’Europa possibile, quella dei cittadini e delle mille e mille comunità territoriali che la compongono. Differenze e colori che sono i veri valori d’Europa.

Il sindaco Brons ci parla anche della necessità di allargare il tema della cooperazione culturale tra territori diversi e a questo proposito rilancia il tema del gusto e del piacere dell’incontro come metodo di dialogo.  Resta piacevolmente impressionato dal fatto che Senza Colonne News sia stata e resti attenta alla storia, la cultura e la società polacca e dichiara la sua disponibilità a dialogare ulteriormente con le realtà di questa parte d’Italia che, ammette, non conosceva.

Qui a Brindisi ha conosciuto gusti e sapori che vorrebbe approfondire. Sorseggiando aranciata, lo scambio di battute cade sul vino ed il fatto che sia il principale messaggero di cultura del nostro territorio. (fu Henryk  Sienkiewicz, premio nobel polacco per la letteratura nel 1905, a chiosare efficacemente il legame naturale che lega ognuno all’Italia e amava ripetere: “ognuno di noi deve avere due patrie, la prima dov’è nato, la seconda, l’Italia).

 Il tempo lo costringe a rientrare in conferenza, ma una vigorosa e calorosa stretta di mano non mi permette di fare memoria comune,di come il popolo polacco, trovò tra le nostre terre, le forze rigeneratrici per la battaglia più dura e lunga coltivando il sogno di libertà che per noi giunse, grazie a loro, dopo pochi mesi, 70 anni fa, ma per loro, si trasformò in incubo durato sino al 1989.

Dal sindaco di Olesnica, comunque giunge un amabile conforto: Brindisi ha offerto a tutti i convegnisti una splendida ospitalità ed una sensazione di serenità che traspare dal sorriso che accompagna tutto il nostro incontro. 

Visti “di” lontano, come avrebbe amabilmente detto il suo connazionale più famoso ed amato, il Santo Karol Woytila, non siamo proprio male.

L’aria di normalità, con punte di fiducia, che si è respirata in questi due giorni nel teatro Verdi, è stata una rappresentazione di possibile futuro che ci può attendere, solo se, allo start-up offerto da queste iniziative, si coniugherà lo sforzo comune che vede cittadini e amministratori, remare all’unisono.

(Nelle foto, in alto a sinistra Christophe Rouillon, sotto da sinistra Wanda Janina Lipka e Jan Brons