Quei due aerei polacchi caduti a Brindisi e Villa Castelli il 6 gennaio 1944

di Giancarlo Sacrestano

Anno di importanti ricorrenze storiche quello che si è aperto da qualche giorno. Cento anni fa (il 24 maggio 1915) l’Italia entrava nella prima guerra mondiale; 70 anni fa (il 25 aprile 1945) ricorre la data scelta per significare la definitiva liberazione del Paese dalla occupazione nazista ed il termine di fatto della seconda guerra mondiale. (Nel resto d’Europa la data è l’8 di maggio)
Quanto Brindisi, la città ed il suo territorio, sia stata importante e a tratti determinante, lo abbiamo raccontato a più riprese da queste colonne.
Quanto il ricordo e la cura della memoria sia capace di far capire dove si va, è tutto scritto in negativo nel vizio nazionale di non curarsi affatto della propria storia e tanto meno preoccuparsi di capirne il significato.
Quanto il dolore, la solidarietà, la insopprimibile voglia di libertà siano gli elementi fondamentali per la consapevole crescita di un popolo, è scritto nella sconosciuta storia che occorse tra i cieli di Brindisi e di Polonia, come oggi, 71 anni fa.
Era il 5 gennaio del 1944 quando dall’aeroporto di Brindisi Campo Casale partivano quattro aerei verso la Polonia, per sostenere la lotta della resistenza polacca contro l’occupante nazista.
Due di essi però mancarono ogni tentativo di atterraggio di ritorno a Brindisi a causa del maltempo che imperversava sulla città. Gli equipaggi dei Liberator BZ 949 e BZ 589 pilotati da F / Lt Paszkiewicz e F / Lt Bohuszewicz rappresentarono le prime perdite subite dall’unità del 301° Bomber Squadron, ribattezzato da qualche settimana,  1586° Special Purpose Squadron, cui erano affidati proprio i compiti speciali e riservati oltre le linee nemiche in favore dei movimenti di resistenza nei vari Paesi europei, Italia compresa. Il 7 novembre del 1944 il reparto verrà rinominato con la vecchia identificazione di 301° Squadrone da bombardamento ma effigiandosi del nuovo appellativo di “Difensori di Varsavia” per l’esemplare spirito di sacrificio offerto alle popolazioni della capitale insorta contro i nazisti.
Il 5 gennaio 1944 pertanto, nonostante le condizioni meteo terribili, fu deciso di inviare in Polonia, in un volo che non prevedeva scali intermedi tra andata e ritorno, tre “Liberator” e un “Halifax”. Purtroppo,
il tentativo di aiutare il proprio Paese in difficoltà, non ostacolò l coraggio di quegli aviatori polacchi. Due “Liberator” andarono distrutti, 15 aviatori morti e gli altri due aerei risultarono al termine, bisognosi di riparazioni.
Questo il tragico risultato di quel tentativo necessario, quanto estremo di far sopravvivere il diritto alla libertà che mai può essere schiacciato da qualsiasi tirannia.
Proprio a causa delle condizioni meteorologiche avverse, gli inglesi, che solitamente coprivano le incursioni aeree del reparto brindisino con altri loro velivoli, annullarono ogni volo di copertura alla missione polacca che aveva il compito di scaricare sugli obiettivi in Polonia rifornimenti e assistenza al movimento di resistenza. 
Il bombardiere Halifax GR n JN 911, che oltre all’equipaggio aveva a bordo col fine di paracadutarli, alcuni membri della resistenza polacca, dovette rientrare a Brindisi dove atterrò con non poche difficoltà, dopo aver interrotto il volo a causa delle grandi turbolenze sui cieli jugoslavi.
Il Liberator GR U BZ 860, invece pur avendo raggiunto i cieli polacchi non svolse con precisione le sue funzioni. Ritornato nelle prossimità di Brindisi intorno alle 5 del 6 gennaio, non fu assistito dalle luci notturne del campo Casale, spente per una interruzione elettrica e dovette attendere in volo intorno all’aeroporto sino alle prime luci dell’alba quando potè atterrare, 
L’equipaggio del  “Liberator “J” No. BZ 859, aveva eseguito correttamente le operazioni di scarico in Polonia, dei “vassoi” quando, poco dopo l’aereo era stato fatto oggetto del fuoco pesante idell’antiaerea tedesca, risultando danneggiato. Nonostante l’avaria che aveva reso inservibile un motore su quattro, è tornato  alla base con condizioni climatiche avverse. Nelle concitate operazioni di atterraggio rese difficili dal forte vento, la pioggia e dalla ridotta manovrabilità, l’aereo girò sull’aeroporto per circa un’ora, quando durante una virata entrò in stallo ammarando nel bacino portuale di Brindisi a poche centinaia di metri dalla pista. Tutti i membri dell’equipaggio annegarono tranne il co-pilota Cap. K. Dobrowolski. Inizialmente, l’equipaggio è stato sepolto nel cimitero a Brindisi, dopo la guerra le salme furono riesumate e trasferite al cimitero di guerra
polacco a Casamassima.
 Le sorti più drammatiche sono quelle che hanno riguardato invece gli uomini dell’equipaggio del Liberator B III GR “T” No. BZ 949 comandato dal capitano Paszkiewicz, che non riuscì a riconoscere in Polonia la struttura di ricezione del suo carico. Durante il ritorno all’aeroporto di Campo Casale, le condizioni non permisero anche a lui di riconoscere la pista a causa della pioggia e per l’interruzione del sistema elettrico di illuminazione, la pista.  Probabilmente a causa della necessità di atterrare presso il campo di aviazione di Grottaglie a circa 40 chilometri da Brindisi, l’aereo ha finito con lo schiantarsi contro una abitazione al centro del comune di Villa Castelli. 
La mancanza di visibilità, il freddo, la pioggia, non consentirono di tenere la quota anche a causa del carico pesante delle armi presenti nei vassoi che non erano stati sganciati sull’obiettivo in Polonia. Lo schianto avvenne alle 5,45 improvvisamente proprio sulla strada principale del paese, distruggendo l’edificio del civico 142 di via Vittorio Emanuele. Sotto le macerie del palazzo rimasero uccise 5 persone, tutte componenti della famiglia Gioia. Una persona invece è rimasta ferita, era la moglie del capofamiglia, rinvenuta ancora viva dopo due giorni dal crollo. Lo scorso 25 aprile celebrando la giornata della liberazione nazionale e nel 70° anniversario dello schianto, l’amministrazione comunale ha fatto realizzare ed affiggere proprio al n.142 di via Vittorio Emanuele, una targa a ricordo del tragico evento. Accomunati da un medesimo dolore, ma solidali e vincitori per la libertà, gli italiani di Villa Castelli ed i polacchi di  oggi, si sono uniti in un medesimo percorso di libertà che l’anno che è appena iniziato porterà il prossimo 9 maggio – Festa dell’Europa – a celebrare i primi 70 anni di pace nel vecchio continente.
La pace si sancisce con i trattati fra capi di stato, ma si celebra ogni giorno, nel quotidiano, con la pratica del rispetto e della solidarietà, fra i cittadini. Italiani e polacchi anche a Villa Castelli come a Brindisi sono uniti sino nel profondo dal medesimo sentimento di rispetto e solidarietà reciproca.