Pollaio tra le ville: il capannone abbattuto in via Torretta riaprirà in campagna tra case abitate. Residenti furiosi

Anni di sacrifici e rinunce per guadagnarsi quel piccolo angolo di paradiso. Villette messe in piedi lontano dal frenetico caos cittadino, immerse nella pace della campagna, nel verde più rigoglioso, tra dritte file di uliveti e piantagioni di ortaggi. Solo natura, quiete e boccate d’aria buona. Ora, per gli abitanti di “strada per Scuole pie”, quel paradiso sta per rivelarsi un inferno. Perché lì, nel bel mezzo dell’agro brindisino che in una manciata di chilometri separa via Brandi dall’aeroporto civile del Salento, sta per sorgere un “capannone per attività avicola”. Insomma: un pollaio. Anzi, “il pollaio”: quello delle polemiche, quello che ha tenuto banco per mesi sulla stampa negli anni scorsi, demolito nonostante le resistenze del suo proprietario dalle ruspe inviate dal Comune per far spazio all’allargamento di via Torretta.

Per chi ci viveva accanto, o comunque nel raggio di alcune centinaia di metri, quell’abbattimento ha rappresentato una liberazione. Era un pugno nell’occhio, ma soprattutto sul naso. I miasmi che da quel cumulo di volatili si levava quotdiniamente erano continui, molesti, e se il vento ci si metteva di buzzo buono perfino insopportabili.

Ora quel pollaio, momentaneamente parcheggiato presso l’ex macello comunale, sarà trasferito in pianta stabile nel bel mezzo di un terreno circondato da ville abitate estate e inverno. Non più di 20 metri di distanza tra l’ingresso dell’allevamento e il cancello dell’abitazione più vicina. Il cartello lo hanno piantato lì, su quel fazzoletto di terra fino a poco tempo fa inutilizzato, la scorsa estate. E’ comparso all’improvviso, così come gli operai che nel volgere di due settimane hanno scavato e colmato di cemento le fondamenta. Ora i lavori sono fermi: forse una pausa tecnica.
Ma la sola comparsa di quel cartello e di quelle prime opere ha gettato nello sconforto, se non perfino nella disperazione tutti i residenti della zona.

Sono una decina le famiglie che, varcando il cancello della propria abitazione, non avranno più di fronte a se alberi, terra e verde, ma un capannone. Ma molte di più saranno quelle che, panorama a parte, patiranno le conseguenze del poco gradito vicino. Il silenzio della campagna sarà soffocato dal brusio dei volatili, dal rumoreggiare della macchine, dal vociare degli operai, dal continuo transito di auto e mezzi. L’aria genuina, potrebbe cedere il passo agli olezzi delle deiezioni e del pollame. E nessuno, contro questa improvvisa intrusione, sembra poter fare granché.

“Mi sono personalmente recato all’Asl – spiega Vincenzo Vozza, proprietario dell’abitazione dirimpettaia del futuro pollaio – ma mi è stato detto che l’imprenditore in questione ha fatto tutto in regola, se ha tutte le autorizzazioni di cui ha bisogno, allora non si può fare nulla. Io e la famiglia siamo disperati. La sola presenza di quel cartello ha fatto crollare il valore della mia casa. Volevamo venderla. Ci è stata valutata a una certa cifra, ora non riesco a darla nemmeno per la metà. Solo l’altro giorno è venuto a vederla un possibile acquirente col quale sembrava ormai cosa fatta. Ha dato un’altra occhiata alla villa, ha detto di volerla comprare poi, quando siamo usciti e ha visto quel cartello, si è rimangiato tutto”.

D’identico avviso la cognata, che abita accanto: “Non sappiamo che fare. Ci siamo trovati gli operai dall’oggi al domani davanti casa. Avremo un pollaio di fronte, e ci spaventa l’idea che l’aria diventi irrespirabile. Stiamo per perdere la nostra pace e sembra che non sia nulla che possiamo fare”.

Rosalba Bistanti abita nella strada accanto. Del pollaio non vuol nemmeno sentir parlare: “Quando l’ho saputo sono rimasta sconvolta. Abito qui con la mia famiglia da 30 anni. E’ bellissimo stare qui. Ma non oso immaginare cosa accadrà quando costruiranno questo pollaio. Io mi domando come possano al Comune aver dato l’autorizzazione a costruire qui. Non vedono che ci abitiamo noi? Che ne sarà delle nostre proprietà? Non solo non potremo più viverci noi ma sarà impossibile anche venderle. Qui con me vive mia figlia, che ha un bambino di due mesi. Ho paura per lui. Saremo costretti a vivere chiusi in casa per gli odori e per la paura che tutti quei volatili attirino topi o chissà cos’altro. Ricordo che quando tanti anni fa cercavo una casa ne trovai una che mi piaceva tantissimo. Entrai e sentii un odore insopportabile. Sa cos’era? Il pollaio vicino. Scappai via da quella cosa e adesso che succede? Mi ritrovo il pollaio di fronte. Non è possibile”.

Pasquale Caianiello abita accanto. L’eloquio acceso ne rivela le origini partenopee: “Vivo qui da oltre trent’anni e stavo bene. Ora cosa succederà? Come viene in mente a queste persone di costruire un pollaio in mezzo alle nostre case? Io me la prendo con quelli del Comune, col sindaco. Perché hanno dato le autorizzazioni? Noi non contiamo nulla? Non potevano farglielo fare altrove questo pollaio? La mia casa perderà tutto il suo valore. Ci stanno facendo un danno enorme, incalcolabile. Non so noi cosa potremo fare ma spero che ci metteremo al più presto d’accordo per fare un’azione comune, per far capire che noi non ci stiamo”.

Un’eventualità che potrebbe vedere partecipi non solo i proprietari delle abitazioni più vicine, ma dell’intero circondiario visto che anche a centinaia di metri di distanza non si parla d’altro. Tutti temono le conseguenze legate alla realizzazione del pollaio. Il vento potrebbe spargere in ogni direzione eventuali olezzi. E nessuno, nessuno, ha punto intenzione di convivere per sempre con una simile minaccia.

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