Il Mercatone Uno di Brindisi e quello di Francavilla Fontana stanno per chiudere. Cinquantanove lavoratori e altrettante famiglie resteranno in mezzo alla strada. La notizia era nell’aria da alcuni giorni ma questa mattina se n’è avuta conferma in maniera indiretta ma molto dolorosa: i direttori dei due magazzini si sono presentati con la “scorta” di guardie giurate che sono rimaste per tutta la giornata a presidiare i depositi, i punti vendita e le entrate.
Ordini superiori, si dice, per evitare qualsiasi forma di protesta, occupazione o ritorsione. Il tutto avviene nel silenzio totale della politica brindisina che sta assistendo in maniera quasi disinteressata a questo nuovo dramma occupazionale. Sono 79 in totale i magazzini Mercatone Uno in Italia che vedono occupate circa 4.000 persone.
L’azienda ha chiesto negli scorsi mesi un concordato preventivo in bianco al Tribunale di Bologna che le ha concesso tre mesi per presentare un piano d’impresa. Il 28 febbraio si è chiusa la pubblicazione della manifestazione d’interesse e pare che ci siano tre imprenditori interessati a rilevare il marchio. Ma si tratta soltanto di voci.
Nel frattempo l’azienda ha deciso unilateralmente di chiudere 39 dei 79 punti vendita, tra cui appunto quello di Brindisi, con 20 dipendenti, e quello di Francavilla Fontana, con 39. Questa mattina sono stati chiusi due magazzini in Piemonte e pare che ci siano indicazioni precise per avviare a Brindisi e Francavilla Fontana le svendite totali a partire dal 21 marzo. In questa maniera si spera di raccogliere il denaro sufficiente per pagare gli stipendi di marzo e aprile. Poi i 59 lavoratori resteranno in mezzo alla strada, senza nessuna speranza di essere riassorbiti dell’azienda.
Anche in caso di cessione del marchio non sarebbe infatti per niente scontata una riapertura in provincia di Brindisi. Il tavolo nazionale, convocato presso il ministero per il 12 marzo, è slittato all’1 aprile, quando per Brindisi e Francavilla sarà troppo tardi. La politica locale è del tutto silente.
Solo un incontro in prefettura, alla presenza del sindaco di Francavilla (che è anche presidente della Provincia) e di un assessore comunale. Ma nessun atto formale. Nessun tentativo di salvare lo stipendio a 59 famiglie e di preservare un’azienda presente sul territorio da cinque lustri e ormai radicata.
Questa mattina nei magazzini di Brindisi e Francavilla si piangeva. Impotenti, ma non rassegnati.