Quelli della Salvarani, piccola storia di una generazione senza internet e cellulari

“Quelli della Salvarani” è il titolo di una serata a tema allo “0831”, il locale di via Appia. Per quelli sotto i 40 è arabo, per la generazione di Facebook è una faccina con gli occhi sgranati con il punto interrogativo. Non sanno che molti di loro sono proprio il frutto di amori sbocciati lì, tra un marciapiedi e l’altro di corso Umberto, in piedi davanti alla Gelateria delle Rose o al Continental, oppure stipati in via Conserva davanti al chiosco dei gelati.
La vera epopea della “Salvarani”, paradossalmente, ebbe il suo apice quando il negozio di cucine componibili posto nella rientranza del corso non c’era più. L’azienda di Parma era stata inghiottita da un clamoroso crac nel 1979 e i negozi sparsi per l’Italia erano scomparsi. Al suo posto in corso Umberto comparve la gelateria Delle Rose che sarebbe divenuta presto famosa per la ricotta stregata.
Negli anni Settanta i ragazzi si ritrovavano “sotto i portici della Utet”, in via Rubini, e in piazza Vittoria. Erano gli anni delle lotte politiche post sessantottine. Così la suddivisione geografica dei luoghi di ritrovo era segnata da appartenenze politiche o semplicemente da affinità scolastiche.
Lo spostamento graduale e inesorabile verso corso Umberto, a poche decine di metri da piazza Cairoli dove la sera si ritrovavano gli agricoltori per accaparrarsi una giornata di lavoro, segnò la fine di quelle suddivisioni. Tutti, ma proprio tutti, si ritrovavano alla Salvarani. Era una Brindisi che offriva poco ai giovani quella a cavallo tra la fine degli anni Settanta e il decennio successivo. Non c’erano locali per loro tanto che l’apertura dei primi “pub”, come il Tortuga, sotto la cinta muraria di porta Mesagne, rappresentarono un autentico evento.
Così spesso la serata iniziava e finiva alla Salvarani che diventava non solo il luogo di ritrovo ma anche quello in cui si concludeva la serata. Il corso era a doppio senso di marcia e i ragazzi muniti di auto sfilavano avanti e indietro facendo lo slalom tra i centinaia di coetanei che invadevano la strada. Occasione di divertimento erano persino gli strani personaggi che vivevano ai margini della società e che pure straordinariamente riuscivano integrarsi in quel marasma generazionale: Ucciu lu pacciu era quel poveraccio cui lanciavano le cento lire in mezzo alla strada e lui per recuperarle bloccava il traffico. E poi Anna la Paccia, con la sua borsa di plastica, che dormiva su una panchina del parco della Rimembranza e che spuntava all’improvviso tra i ragazzi, spesso terrorizzandoli.
La Salvarani era suddivisa in comitive che diventavano rivali nel periodo delle feste. Epiche battaglie di raudi tra quelli del Continental e quelli della gelateria, con lancio preferenziale mentre passavano le corriere rosse della Stp. Per non parlare dei cassonetti incendiati dai più focosi.
Quando arrivò la “Salvababy”, con i ragazzi più piccoli che invasero sino all’interno via Conserva, i tempi stavano già cambiando. C’erano i primi pub, mascherati spesso da circoli privati, e così man mano anche la Salvarani smise di diventare un punto di permanenza, ma solo un luogo d’incontro per concludere la serata altrove. Le comitive si smembrarono e il primo social group brindisino (come lo ha definito chi ha dedicato alla Salvarani una pagina Facebook) andò via via sgretolandosi. Quando cominciarono a diffondersi i telefonini non fu più necessario neanche un punto d’aggregazione, un luogo per darsi appuntamento prima di iniziare la serata.
Ora i ragazzi si ritrovano nei gruppi di WhatsApp e nelle chat di Fb.  I loro genitori, quelli della Salvarani, si accontentavano di molto di più.
Gianmarco Di Napoli