Le radici della nostra Repubblica celebrate in Polonia, nel cimitero militare italiano di Biala Podlaska

di Giancarlo Sacrestano

2 giugno, si fa presto a dire festa.
Quest’anno, 69° anniversario del referendum popolare da cui nacque la Repubblica Italiana, sembra vissuto principalmente per offrire l’opportunità alla classe dei “pontisti” un lungo week-end di relax. Per le strade la solita teoria di celebrazioni, stanche e svuotate dell’accorata partecipazione popolare. Molti hanno rimosso il fatto che il 2 giugno del ’46 i cittadini si riappropriavano delle prerogative del voto e che per la prima volta ai seggi andavano le donne.
Lo scorso 21 maggio, mese che in Europa celebra la fine del conflitto mondiale e ricorda i martiri di quella guerra, lontano da noi, nella città polacca di Biala Podlaska, a pochi chilometri dai confini con la Bielorussia, un gruppo nutrito di cittadini, spinti dalla volontà di un sacerdote, il prof. Artur Katolo, cultore della memoria degli internati italiani in quella nazione, sostenuto dal Senatore Adam Abramowicz, insignito dal presidente Napolitano del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia e sostenuti dalla comunità della parrocchia di Cristo Misericordioso, hanno celebrato una solenne messa nel cimitero militare italiano.
Tra gli alberi d’alto fusto, che sembrano corazzieri sull’attenti, riposano 206 nostri ignoti soldati, che pur di tenere alto il senso profondo della dignità e della fedeltà, oltre il confine del dolore e della propria patria, hanno preferito la morte alla oppressione nazista.
Alla cerimonia ha partecipato l’ambasciatore italiano a Varsavia, Alessandro De Pedys.
Era presente anche la Signora Bozena Żelazowska Vice Capo dell’Ufficio per i veterani di guerra e vittime dell’oppressione, nonché le rappresentanze istituzionali, sociali e militari del distretto e una nutrita partecipazione di giovani studenti dei licei cittadini.
Tra gli invitati a porgere un omaggio floreale al monumento agli eroi italiani, anche la Sig.ra Wanda Janina Lipka, in rappresentanza dell’associazione culturale brindisina iMEDIAmente che da anni si occupa di ricercare e promuovere le ragioni di una fratellanza fra i popoli amici di Polonia ed Italia e che proprio tra le città di Brindisi e Biala sta progettando la realizzazione di un museo della memoria condivisa italo-polacca.
Una tromba, al termine della cerimonia, ha fatto risuonare, sotto una pioggia, divenuta insistente e commuovendo tutti, le note del “Silenzio”.
L’occasione è stata altrettanto utile per l’ambasciatore De Pedys per fare visita alle iniziative economiche che contraddistinguono il territorio del distretto di Biala, con particolare attenzione al dismesso aeroporto militare, dove, alloggiato in un hangar è potuto salire al posto di pilotaggio di un vecchio MIG 15 sblism da addestramento. L’aereo da combattimento sovietico, che è restato operativo in forza all’aviazione militare di Polonia sino al 1996, è il muto testimone di un tempo – quello della soffocante alleanza con Mosca – che la Polonia non dimentica, ma da cui, la sua giovane democrazia prende rapidamente e solidamente le distanze.
Il grande hangar, la recuperabile aerostazione, sono rappresentativi della ragione storica, ma anche della prospettiva futura, per un campo di aviazione, posto ai confini più orientali della Polonia, estremo baluardo occidentale, capace di intercettare i flussi commerciali da e per le regioni più ad est (Bielorussia, Ucraina, Russia, in primis).
Ma divenire anche “hub” per il traffico intracomunitario di carattere interregionale.
Il forte legame storico, culturale e di partenariato che lega Italia e Polonia è presupposto fondamentale, secondo il senatore Abramowicz, per uno scambio interessante di iniziative imprenditoriali.
Il sogno di libertà di quei giovani italiani morti e sepolti, custodisce il valore più profondo della nostra repubblica democratica. Saperli curati e ricordati dalla popolazione amica di Biala, allevia il dolore per il loro ricordo.

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