“Io, da 30 anni lontano da Brindisi: sconcertato dalle condizioni del reparto Maternità del Perrino”

Da Francesco Mele, brindisino che da trent’anni vive lontano dalla sua città, riceviamo queste eloquenti considerazioni sulla situazione dell’ospedale Perrino.

Buongiorno, sono trascorsi oltre 30 anni dal giorno in cui sono “partito” dalla città in cui sono nato e dove, per trascorrere alcuni giorni di vacanza, sono tornato la scorsa settimana.
Vi risparmio le mie considerazioni circa la pulizia della città, l’accoglienza, e i numerosi altri indici di valutazione di apprezzabilità che, dispiace dirlo, non mi fanno pentire circa la scelta di “emigrare”!
L’ultima “esperienza brindisina”, che vi documento attraverso alcune immagini che vi inoltro, l’ho vissuta andando a rendere visita a una partoriente nel reparto maternità dell’Ospedale “Perrino”.
Si tratta di un mero eufemismo affermare che il nosocomio è al limite della decenza e, di conseguenza, della agibilità! (ma i NAS dove sono?!).
Certamente i così detti Utenti fanno del loro “meglio” per renderlo impresentabile e per far sì che possa essere equiparato a un Ospedale del Terzo Mondo (ma probabilmente sono più decorosi) o, come mostrano alcuni report televisivi, a un presidio sanitario in area di guerra (Libia?). Mi diventa difficile comprendere, poi, come essi stessi abbiano il coraggio di lamentarsi della malasanità e dei disservizi … quando, invece, sono causa e parte integrante del problema!

Lo stato degli ambienti (interni ed esterni) dimostrano, nel contempo, l’assoluta latitanza di coloro che dovrebbero farsi carico della pulizia degli ambienti ad uso dei degenti. Chiamo in causa, ovviamente, gli “Operatori” che, visto il livello culturale potrebbero essere “carenti” di senso del dovere e dei basilari concetti di “igiene”, ma soprattutto coloro che dovrebbero sovrintendere. In primis il Direttore Generale e, a seguire… il Primario, il Capo Reparto ecc., che, invece, determinate “regole” dovrebbero averle ben chiare nella propria mente ovvero, lo scrivo a loro beneficio qualora se ne fossero dimenticati, che in un ambiente, come è quello sanitario, dovrebbe “regnare” l’assoluta pulizia mentre, nell’Ospedale “Perrino” impera una manifesta incuria e il sudiciume più assoluto… . Per “apprezzare” il livello di igiene vigente, potrebbe essere sufficiente guardare sotto il letto delle pazienti o, più semplicemente, senza doversi “piegare”…, i vetri delle finestre… (e non mi dilungo nei dettagli invitandovi a prendere diretta visione) per rendervene conto!
Non si possono lasciare all’incuria totale anche le aree comuni, quali le scale, i corridoi e l’ascensore, laddove è indenne da sanzioni chiunque ritenga di dover comunicare al prossimo che il giorno “ 20/09/2012 è nato Daniele … e che lo ama…”. Eppure sarebbe facile “rintracciare l’autore del comunicato” immaginando che in tal giorno non sono nati 2-3-4 o 5 Daniele…! In taluni casi, per dette “comunicazioni”, vengono utilizzate addirittura le bombolette spray! tanto per rendere ancora più “roboante” l’informazione. Peraltro la presenza di una notizia di settembre 2012 (ovvero “vecchia” di circa 3 anni) farebbe ritenere che, per lo meno, tanto è il tempo trascorso dall’ultima manutenzione degli ambienti. Mentre le ante dell’ascensore non vengono ripulite almeno dal 2010 (Armando e Miriana 10/1/2010).

In sintesi mi domando se non sia il caso che a dare il “buon esempio” sia la Dirigenza dello stesso Ospedale, ad esempio provvedendo ad una bonifica (sotto ogni aspetto, anche del personale che si dimostri inadeguato) di tutte le aree e approntare un’area a fogli mobili, per soddisfare coloro che desiderino comunicare la nascita di un parente, dove “riportare i propri comunicati stampa”. Nel contempo sarebbe auspicabile una sensibilizzazione degli utilizzatori del nosocomio, attraverso una continuativa campagna di educazione e rispetto della “cosa comune”, auspicando che il “piccolo e incolpevole (oggi) Daniele, nato il 20/09/2012, raggiunta l’età della ragione, o meglio ancor prima, abbia a dire al padre che certe cose non si fanno…”!
Francesco Mele