Donatori di sangue: i lavoratori rischiano la pensione posticipata

Sei prossimo alla pensione e, nel corso degli anni, hai donato il sangue in azienda e quindi hai beneficiato, così come previsto per legge, di una giornata di riposo? Oggi, con le nuove disposizioni pensionistiche messe in atto con la riforma Fornero, le assenze dovranno essere recuperate per raggiungere il tetto delle giornate lavorative necessarie al pensionamento. Per cui se sei un lavoratore-donatore andrai in pensione più tardi. 
A Brindisi non vi è ancora allarmismo, conferma l’Adoc, ma a breve, così come sta avvenendo in diverse zone dell’Italia, la campanella inizierà a suonare anche qui. La donazione del sangue è un gesto volontario e assolutamente importante. Grazie alla sensibilizzazione e informazione che è stata fatta nel corso degli anni, tra aziende e associazioni di volontariato, la donazione è stata possibile effettuarla anche nel luogo di lavoro. Tutti i dipendenti che hanno donato il sangue in azienda, così come previsto dalla legge, hanno usufruito di una giornata di riposo. 
Un uomo può effettuare la donazione del sangue ogni tre mesi (per cui in anno un lavoratore-donatore assiduo può farlo 4 volte, beneficiando quindi di altrettante giornate di riposo); la donna, invece, può donare il sangue ogni sei mesi (in un anno sarebbero due donazioni e quindi due giornate di riposo). 
Ai fini pensionistici, stando a questi dati, il lavoratore con 30 anni di lavoro e 120 giornate di riposo beneficiate con le donazioni di sangue, vedrebbe slittare la propria pensione di 4 mesi.
Unica soluzione, per chi non ne vuol sapere proprio di fare un giorno in più in azienda, è smettere di lavorare, ma lasciando il 2% di indennità allo Stato. 
Tutta questa situazione, oltre a far arrabbiare tanti lavoratori nonché donatori di sangue di tutta Italia, potrebbe essere una cattiva pubblicità alle associazioni che si occupano del servizio di donazione volontaria del plasma.
Noi per saperne di più, abbiamo chiesto spiegazioni a Giuseppe Zippo, presidente dell’Adoc di Brindisi.

Maristella De Michele