Archeologia subacquea, un patrimonio sui fondali di Brindisi

Si è tenuto, presso l’auditorium del Museo Archeologico Provinciale “F.Ribezzo”, organizzato dalla Associazione Amici dei Musei di Brindisi, un interessantissimo convegno sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo. A fare gli onori di casa l’architetto Emilia Mannozzi, direttrice del Museo di Brindisi e la prof.ssa Maria Grazia Siragusa dell’associazione Amici dei Musei: relatori di riguardo il dott. Luigi Fozzati, già direttore scientifico del progetto Archeomar, nonché uno dei massimi esponenti dell’archeologia subacquea in Italia e, più in generale, nel bacino del Mediterraneo, ed il dott. Luigi La Rocca, sopraintendente ai bei archeologici per la Puglia, supportato dall’archeologo subacqueo dott. Angelo Raguso.

Il Sopraintendente La Rocca ha evidenziato al ricchezza del mare pugliese dal punto di vista archeologico e non poteva non fare cenno ai grandi ritrovamenti degli ultimi anni ed alle campagne di scavo attualmente in atto: su tutti i bronzi di Punta del Serrone che hanno trovato casa proprio nel museo provinciale di Brindisi, con il capolavoro del principe Ellenistico spesso spedito in tournee nei musei di tutto il mondo come testimonial della ricchezza del mare di Brindisi e dell’importanza del suo museo archeologico, ma anche gli scavi sottomarini tutt’ora in corso a Torre Santa Sabina, dove vi sono reperti risalenti alle più varie ere dall’età del bronzo fin quasi all’età moderna, e, ovviamente, Egnatia che non è solo l’Acropoli e la città antica ma anche il molo di età tardo imperiale sommerso dalle acque.

Testimonianze di secoli di storia su cui occorre vigilare per evitare che vengano continuamente depredato da improvvisati predoni del mare, ma che, in ossequio alla moderna concezione dell’archeologia, devono essere rese fruibili e visitabili a quanti hanno sete e fame di conoscenza e di cultura e che, armati di maschera e pinne, vogliano conoscere e studiare anche l’altra metà del mondo, quella che si trova sotto il pelo dell’acqua.

Il dott. Luigi Fozzati ha presentato, con l’ausilio di due brevi ed interessantissimi filmati, quello che è il progetto Archeomar, il quale, almeno per ciò che riguarda i mari che bagnano le regioni meridionali, Puglia in testa, ha già dato i suoi frutti e che hanno riguardato la mappatura ed il censimento, con l’ausilio di archeologi subacquei, archeologi navali, geofisici, geologi, informatici, sommozzatori professionisti, ingegneri, marittimi, grafici, fotografi e tecnici che hanno lavorato in mare per 4 anni su navi oceanografiche che hanno scandagliato i mari pugliesi ed utilizzando le più moderne tecnologie, veicoli filoguidati muniti di telecamere e piccoli sommergibile per scendere a profondità proibitive per i subacquei, hanno documentato un centinaio di siti di interesse archeologico nei nostri mari, molti dei quali nel brindisino, dove sono presenti non solo numerosi relitti, ma anche altre testimonianze di interesse storico. Las direttrice del museo, l’arch.Emilia Mannozzi, nel prendere la parola, ha voluto dare il giusto riconoscimento anche a due persone presenti in sala, definiti gli eroi invisibili dell’archeologia subacquea brindisina, Fernando Zongolo e Derio Camassa, i quali per tantissimi anni hanno collaborato e “riempito” con i loro ritrovamenti subacquei le sale ed i depositi del museo archeologico brindisino ed anche per il ruolo fondamentale che hanno avuto nella scoperta e nella salvaguardia dei “Bronzi del Serrone”.

A questo proposito va anche evidenziato che Fernando Zongolo e Derio Camassa , tutt’altro che eroi sconosciuti ma, anzi, veri e propri “miti”e pionieri per i subacquei brindisini, almeno per quelli della mia età, già alcuni decenni prima del faraonico progetto Archeomar, nel loro piccolo, avevano già mappato, censito, catalogato e messo generosamente a disposizione degli studiosi il frutto della loro esperienza e conoscenza del mare brindisino.

Alessandro Caiulo