A piedi da Roma a Brindisi lungo la via Appia

di Sonia Di Noi per il7 Magazine

Partire. Non solo per andare, ma per tornare; diversi, un’altra persona, che è poi la vera destinazione dell’essere umano. E Giulio Ielardi, nato a Roma 56 anni fa, è consapevole che non sarà più lo stesso dopo il viaggio che ha intrapreso il 26 settembre scorso, “L’Appia a piedi, da Roma a Brindisi”, il progetto che dà il nome anche alla pagina Facebook – che conta già quasi 1500 iscritti – e che avrà le funzioni di un diario del percorso intrapreso. Del resto, anche il regista Andrej Tarkowsky – che di viaggi metafisici ne sapeva certamente qualcosa -, diceva che “il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo ‘deve’ poter viaggiare”.
Ma più che un progetto è un “regalo” quello che Ielardi ha deciso di fare a sé stesso, nel 2016, dopo aver chiuso le pagine di “Appia”, il famoso reportage che il giornalista e viaggiatore italiano Paolo Rumiz ha realizzato l’anno precedente, seguendo a piedi le tracce della Regina Viarum, l’Appia Antica, da Roma a Brindisi, in una straordinaria riscoperta paesaggistica e culturale. Giulio Ielardi è anch’egli giornalista, scrittore e viaggiatore, oltre che fotografo e divulgatore in ambito naturalistico, grande conoscitore del patrimonio nazionale in tal senso; una vita in viaggio, la sua: “Sono fortunato, almeno mi ritengo tale, viaggio tanto, all’estero ma anche in italia, e ho il titolo per definirla uno dei posti più belli dove mi trovo a lavorare. Rivendico con orgoglio la mia conoscenza di un Paese così bello che spesso noi Italiani ignoriamo”.
È successo domenica mattina, quando la città eterna apriva pigramente le finestre alle luci del giorno, che Ielardi ha finito così di preparare il suo zaino, indossato scarpe comode e, gambe in spalla – è proprio il caso di dirlo -, si è mosso a piedi dalla propria casa in Trastevere per raggiungere il Circo Massimo, dove comincia ufficialmente “la prima via di Roma, la madre dimenticata delle strade europee”, come Paolo Rumiz definisce l’Appia nel suo libro; direzione Brindisi, 29 tappe per 630 chilometri fino alla Colonna Romana, ai piedi della Scalinata Virgiliana, cui conta di arrivare il 24 ottobre prossimo.
Cammino come metafora di ri-nascita e crescita interiore e culturale, attraverso la mobilità dolce, di cui si rileva un grande successo in tempi relativamente recenti, quindi non legato alle esigenze dell’emergenza sanitaria degli ultimi due anni, ma rispondente a un bisogno che parte da tempi prepandemici.
Indubbiamente l’impresa di Rumiz ha sollecitato lo spirito avventuroso del nostro viaggiatore, grazie a una straordinaria riscoperta storica, naturale, paesaggistica e archeologica che si chiama Appia. “Non è un’impresa eroica, la definirei piuttosto una lunga passeggiata senza particolari dislivelli e difficoltà. L’unico problema era trovare il tempo, tra impegni lavorativi e personali, da dedicare a un viaggio d’altri tempi” – quasi un mese -, “così sono passati sei anni, ed ora eccomi qua”.
Proseguirà con l’avanzare dell’autunno, un passo dopo l’altro, sospingendo un’estate che non vuol saperne di lasciare la presa nelle regioni meridionali, resistendo al sole che scotta ancora sui lastricati che emergono sulla via consolare: su e giù dal selciato ai sanpietrini, su marciapiedi e lingue d’asfalto roventi, poi sentieri a volte incerti e a volte più scorrevoli, tra curve e rettilinei. Dove la strada sarà impraticabile si arrenderà ai mezzi di trasporto di cui potrà disporre: farà l’autostop, avrà passaggi in auto dagli amici che incontrerà lungo l’itinerario, e che seguono e incoraggiano Giulio Ielardi anche attraverso i commenti al diario quotidiano sul social network. Procederà in solitaria oppure con i compagni di viaggio che, nei vari tratti, vorranno accostarsi al suo vissuto in movimento, lungo le strade e i borghi, e arriverà alle nostre latitudini probabilmente su letti di foglie ingiallite, quando le ombre si allungano e i colori regalano quelle sfumature impareggiabili che solo il Sud può offrire. Un’opportunità unica, insomma, che restituisce una dimensione culturale ed emozionale insieme. “Per quanto mi riguarda si tratta di un mix tra preparazione, organizzazione e apertura all’improvvisazione, a quello che accadrà, portandomi dentro quell’istinto d’avventura su cui in definitiva ho costruito la mia professione”. Continua il giornalista: “Ormai migliaia di persone da tutto il mondo percorrono questi sentieri di lunga percorrenza e l’Appia è ai primi vagiti perciò ci sono molti interrogativi nel mio programma, e parto anche per individuarli, come l’assenza quasi totale di indicazioni stradali: chi si incammina per Santiago di Campostela, ad esempio, trova dappertutto una segnaletica perfetta e il simbolo del cammino riprodotto in ogni dove, mentre l’Appia da questo punto di vista è un viaggio nel buio, ci si muove tra viabilità antica e moderna, paesi, periferie, antichi tratturi, fossi, facendo in questo modo da apripista”. Finora il gps non l’ha mai tradito ma, vecchia scuola, come il banco, vince sempre, infatti porta con sé la descrizione cartacea del percorso, realizzata dal più importante camminatore italiano, e amico di Ielardi, il fotografo Riccardo Carnovalini, che ha codificato il tracciato per Paolo Rumiz e lo ha accompagnato ai tempi del suo reportage sulla Regina Viarum. Lo stesso, sta seguendo anche questo evento ma in remoto, dal pc di casa sua, con Street View per verificare la segnaletica della tappa per conto del ministero della Cultura.
“Devo dire che conosco buona parte di questi luoghi ma la prospettiva è del tutto diversa, ovviamente “slow”, una percorrenza di 20 – 30 chilometri al giorno, passo dopo passo. Tornare in luoghi come Brindisi e altre zone della Puglia e della Basilicata, oltre naturalmente Lazio e Campania, sarà effettivamente altra cosa, sono molto curioso, e le prime tappe mi hanno confortato su quanto sia diverso questo approccio”.
Il pellegrino laico sull’Appia Antica conserva una memoria entusiasta del nostro territorio. “Ne ho un bellissimo ricordo, anche se torno spesso nel Mezzogiorno, e davvero la Puglia negli ultimi viaggi mi è sembrata una delle regioni che hanno più saputo cambiare pur mantenendo le ricchezze di cui giustamente è fiera. Maggiori difficoltà le ho ravvisate altrove, dove il presente appare più incerto, ma la Puglia risulta decisamente al passo coi tempi, tante località sono migliorate, riscontrando ciò che un normale viaggiatore alla fine vuole trovare, ossia igiene, tranquillità, sicurezza, accoglienza, qualità dei trasporti, dei servizi in generale. Sono contento di tornarci”.
La differenza, come sempre, la fanno le persone; la prospettiva e il metodo, da chi amministra a chi si sposta e usufruisce. Una località che intenda investire sull’imperdibile opportunità che un’esperienza come il camminamento sull’Appia Antica rappresenta, non potrà prescindere da quelle proprietà esiziali che il turismo di massa generalmente incuba: se qualcuno pensa ancora di risolvere un viaggio dando l’assalto a ristoranti e lounge bar, dovrà accettare che il paradigma sta inarrestabilmente invertendosi e non basteranno due parole in croce su una brochure, perché tutti gli aspetti culturali, compresi quelli enograstronomici, dovranno equamente concorrere alla ridefinizione del marchio in un contesto naturale e sostenibile.
“La tendenza è molto positiva – riferisce Giulio Ielardi -, e il turismo sta conoscendo una trasformazione profonda dall’esplosione dei viaggi low-cost, quando hanno avuto finalmente accesso al viaggio larghissime fasce della popolazione e spostarsi non è più lusso bensì un diritto, ma ciò porta con sé anche risvolti negativi, soprattutto la massificazione dei luoghi e l’omologazione dell’offerta turistica quando troviamo nelle città gli stessi negozi e colori locali, tendenze che condizionano inevitabilmente l’esperienza turistica”. “Quello dei cammini a piedi è un turismo diverso, perché hai una traccia da seguire ma l’esperienza è soprattutto tua, con i tuoi tempi e i tuoi interessi, perché un percorso come l’Appia si può seguire per un profitto archeologico, ambientalistico, storico, paesaggistico urbano e naturalistico, o come nel mio caso ad interesse fotografico, ognuno in definitiva se lo cuce addosso su misura. C’è poi la riscoperta di una dimensione propriamente fisica, all’aria aperta, a contatto con la natura, riscoprendo valori che risuonano fortissimi soprattutto dopo quasi due anni di pandemia da Covid19”. Nella pianificazione dell’itinerario, il giornalista ha prenotato in buona parte delle tappe che toccherà, ma porta con sé anche una tendina e un sacco a pelo per non perdersi il piacere di passare la notte all’aperto nei luoghi e con le condizioni più convenienti.
Mentre scriviamo, Giulio Ielardi si trova ancora nel comprensorio laziale, dove si è concesso l’intermezzo di un tuffo nel Tirreno, prima di puntare all’Adriatico, muovendo dalle peculiarità del centro storico di Terracina. “Penso che, Puglia a parte, sia proprio l’Italia ad essere perfetta per questo tipo di turismo non invasivo, che genera tante cose belle, come il restauro dei centri storici. Pensiamo alla necessità di creare punti tappa all’interno dei piccoli paesi, anche frazioni, dove la necessità di restaurare case in pietra, che risulterebbe oneroso per un privato, con l’aiuto delle istituzioni pubbliche può essere condotto più facilmente per il fine dell’ospitalità, recuperando in tal modo beni storici e tradizioni locali”. “Non esistono altre forme turistiche così delicate per un territorio come l’Italia, così fragile ma ricchissimo di valori naturali e culturali – conferma -, e così adatte alla Puglia come il percorso dell’Appia. Spero davvero che il ministero della Cultura abbia un’attenzione costante e duratura, che non si fermi davanti ai possibili ostacoli, anche grazie a finanziamenti europei; le risorse in questo momento non mancano ma potrebbe costituire un ostacolo la resistenza da parte delle comunità ad accogliere il nuovo, più gli ostacoli burocratici con i suoi tanti vincoli, anche se è giusto che sia così perché un territorio come quello italiano, ad alta densità di beni culturali, è bene sia tutelato da leggi ad hoc. Sono fiducioso e osservo da operatore del settore l’evoluzione di questa forma di turismo con soddisfazione”.
Il cammino intrapreso da Ielardi converge evidentemente nel solco segnato da Paolo Rumiz, ossia creare un vero laboratorio interdisciplinare, dove promuovere linguaggi culturali di un valore tale tanto che sia poi inevitabile tutelare questo patrimonio, contro incuria, lassismo e stravolgimenti dovuti a una modernità sregolata e irrispettosa di un incredibile portato museale a cielo aperto. Riportando, infine, il piacere della conoscenza a una scansione lenta, umanamente accettabile; “dolce”, appunto. L’espressione fotografica è quella che più preme Ielardi, che a conclusione del percorso darà vita all’elaborazione di un progetto interculturale, che fisserà in sintesi l’espansione e la trasformazione che ha interessato la più antica via europea, attraverso, scavi, restauri e nuove scoperte, legando indissolubilmente Roma e Brindisi, che da secoli continuano a tenersi d’occhio da lontano. Da quando cioè il censore Appio Claudio decretò l’inizio della costruzione della strada che prende il suo nome, nel 312 a.C., facendo ampliare una strada preesistente che collegava Roma ai Colli Albani con finalità principalmente militari, agevolando il passaggio delle truppe romane verso l’Italia meridionale.
Il progetto è ambizioso, alla cui sapiente gestione è verosimilmente affidato il futuro e la rilevanza delle tante realtà locali attraversate dalla Madre di tutte le vie, quell’Appia Antica sulla quale tanti occhi adesso sono puntati, per questo sarà bene tenere presente quanto ebbe a dire il giornalista americano Clifton Fadiman: “Quando si è in viaggio, ricordate che un paese straniero non è progettato per farvi stare comodi. È stato progettato per rendere comodo il proprio popolo”.
Intanto, i primi frutti possono già intravedersi: sono tanti gli appassionati e i curiosi che seguono in queste ore la strada di Giulio, il quale si rende piacevolmente conto di aver risvegliato in tanta gente il desiderio di intraprendere un cammino di lunga percorrenza, in un “contagio” finalmente declinato al positivo.
Ma quanta strada ancora nei suoi sandali, anzi, nelle sue scarpe, prima di arrivare a Brundisium… “Brindisi sarà la bellissima tappa conclusiva del viaggio, cui conto di arrivare il 24 ottobre, dove mi aspettano gli amici della sezione locale di Italia Nostra che ha dato il patrocinio a questa iniziativa, un riconoscimento cui tengo molto perché l’Appia Antica è indissolubilmente legata alla figura di Antonio Cederna, giornalista e ambientalista, – che nel 1955 fu tra i fondatori della storica associazione che si occupa della salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali nazionali -, del quale ricorre il centenario della nascita”. Cederna combatté a lungo e con fermezza per conservare ciò che dell’Appia non è andato perduto nel corso del tempo, proteggendola più che potè da quelle “mani sulla città” di amministrazioni pubbliche disinvolte e sciacalli privati, cosicché Italia Nostra ha inteso di inserire l’iniziativa di Ielardi nel calendario degli eventi che celebrano uno dei padri della causa ambientalista.
“L’Appia a piedi, da Roma a Brindisi” gode anche del sostegno di molte espressioni di tutela e promozione della Regina Viarum, ma non solo, che in queste settimane si sono aggregate al crowdfunding messo in piedi dal nostro: al patrocinio del ministero della Cultura seguono quelli del parco archeologico dell’Appia Antica, il parco naturale dei Castelli Romani, la FIAF, una delle più importanti associazioni fotografiche italiane, la Compagnia dei Cammini, un’associazione che lavora per diffondere la cultura del camminare in Italia e molti altri ancora.
Non resta quindi che sperare che le condizioni meteorologiche tengano duro ancora per un po’, perché Giulio Ielardi ha la ferma intenzione di concludere la sua avventura esattamente come Paolo Rumiz, con un tuffo nelle acque del porto di Brindisi. “Avrei preferito tuffarmi a Torre Guaceto”, sorride, ma la via Appia Termina da un’altra parte!”