Antonietta, l’angelo dell’Istituto Tumori, verso la Beatificazione

Quella di Brindisi si sta rivelando, sempre più, terra di Santi e allora, dopo la fase diocesana del processo di beatificazione del giovane Matteo Farina – apertasi il 19 settembre 2016, nel corso di una suggestiva cerimonia tenutasi presso la Chiesa di Santa Maria del Casale (il quartiere in cui ha vissuto Matteo) e chiusasi il 24 aprile 2017 in Duomo, quando nell’occasione giunsero in città centinaia di pellegrini a gremire non solo la Basilica Cattedrale ma anche la piazza antistante – e l’avvio di quella relativa a Domenica Crocifissa Lolli, conosciuta semplicemente come mamma Nina, nel dicembre del 2018, nella affollatissima Chiesa Madre della sua Sandonaci, si è tenuta l’8 gennaio scorso, nella Cattedrale di Brindisi, la sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità della serva di Dio Antonietta Guadalupi, presieduta dall’Arcivescovo S.E. Mons. Domenico Caliandro.
Cerchiamo di ripercorrere in breve la vita e le virtù di questa donna, nata a Brindisi il 22 novembre 1947 e morta a Milano il 30 luglio 2001, le cui spoglie riposano nel cimitero della sua città natale.
Educata alla fede dai genitori Fortunato e Maria, rimasta orfana di madre ad appena 13 anni, frequentò negli anni giovanili l’Azione Cattolica presso la chiesa di San Benedetto, ai tempi in cui il parroco era don Antonio Fella, presto rimase anche orfana di padre, ma nonostante ciò, con caparbietà, riuscì egualmente a conseguire la maturità classica al liceo ginnasio Benedetto Marzolla e si iscrisse alla facoltà di medicina presso l’Università di Bari. In quello stesso periodo, all’età di poco più di venti anni, avvertì l’invito del Signore a donargli la sua vita mediante la professione nell’Istituto Secolare Maria SS. Annunziata, appartenente alla Famiglia Paolina, fondata da don Giacomo Alberione, una consacrazione a Dio vissuta nel mondo, nella vita reale, senza abito né convento, per annunciare Gesù a tutti, con ogni mezzo a disposizione e, nel caso di Antonietta, sicuramente con la propria testimonianza di vita.
Una volta scoperta la sua vera vocazione, su consiglio del suo padre spirituale don Gabriele Amorth (il celebre esorcista), lascia gli studi di medicina per abbracciare quelli da infermiera professionale presso l’istituto Tumori di Milano, proprio per essere più vicina a chi soffre per poterlo servire da vicino, in tutta umiltà. Particolare è stato il suo carisma e la sua attenzione per i bambini ammalati.
Lavorerà con passione e devozione in mezzo ai suoi ammalati per circa 25 anni, fino a quando, lo stesso male che colpiva i suoi assistiti colpì anche lei. Anche nella sofferenza e nella malattia continuò ad occuparsi dell’accoglienza dei malati, degli alloggi dei parenti, dell’assistenza psicologica e religiosa di quanti si recavano all’Istituto Tumori inseguendo il sogno della guarigione, ma da donna retta e concreta quale è sempre stata, ha avuto in gestione anche parte dei fondi stanziati dalla lega contro i Tumori proprio per aiutare questi sofferenti.
La sua opera meritoria non fu solo all’interno delle strutture ospedaliere ma anche nelle strade di Milano, perfino a Leoncavallo, per portare conforto ed aiuto anche ai senzatetto, agli immigrati ed ai Rom. Anche nei loro volti, come nei volti degli ammalati e dei sofferenti, Antonietta vedeva il volto di Cristo
In una società abituata alla ostentazione dei propri meriti Antonietta Guadalupi è stata senza ombra di dubbio una figura in controtendenza. Donna coraggiosa, innamorata di Gesù, annunziatina e Assistente Sanitaria dell’Istituto Nazionale dei Tumori – come la descrive in un libro, edito dalle Paoline, la sua amica Annamaria Gustinelli – ha reso la sua vita del tutto normale, senza apparentemente far nulla di straordinario, un dono continuo a Dio e agli altri. Il suo eroismo è quello feriale di tanti padri e madri di famiglia, volontari, laici e consacrati che si consumano per un presente logorante ma gravido di futuro: un chicco di grano seminato con semplicità evangelica nella terra brulla delle nostre storie complesse.
Bellissima è stata la testimonianza/ricordo, resa da padre Gianni Califano Postulatore Generale dei Frati Minori, ma soprattutto ex parrocchiano di San Benedetto, proprio in un incontro tenutosi pochi giorni prima nella chiesa che ha visto crescere in età, sapienza e fede la giovane Antonietta Guadalupi: “la sua serenità interiore traspariva e coinvolgeva in un circolo virtuoso di edificazione reciproca: parrocchiani più grandi vedevano il bell’esempio di questa giovane sorridente e timorata di Dio e lei stessa si arricchiva delle testimonianze di fede viva e concreta che, per grazia di Dio, a quell’epoca ed in quella parrocchia non mancavano”
Tornando alla cerimonia di apertura della fase diocesana del processo di canonizzazione, tenutasi in cattedrale, l’Arcivescovo mons. Caliandro ha sottolineato la gioia della presenza della Famiglia Paolina convenuta da diverse parti d’Italia ed ha ringraziato Dio che ha voluto scegliere in modo particolare Antonietta Guadalupi perché l’amore di Cristo ha scavato lasciando profonde tracce nella sua vita: “Anche nella nostra diocesi, lo Spirito plasma i santi – ha continuato l’Arcivescovo, ricordando gli altri due processi canonici aperti precedentemente per Matteo Farina e per Nina Lolli – l’invito che rivolgo a tutti è quello di imitarla per raggiungere la gioia piena”.
Dopo di che il Vescovo ha dichiarato aperto al processo nella sua fase diocesana alla presenza del Cancelliere Arcivescovile don Claudio Cenacchi, del Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione don Domenico Soliman, del Promotore di Giustizia don Cosimo Schena, del Delegato Episcopale, don Piero Tundo e del Notaio Attuario Antonella Caló, i quali hanno prestato solenne giuramento in nome di Dio di eseguire fedelmente il proprio compito perchè tutto riesca a Sua gloria e per il bene della Chiesa.
A beneficio di chi non fosse addentro a queste procedure, specifichiamo che compito del Notaio Attuario sarà quello di raccogliere le testimonianze che serviranno a portare agli altari Antonietta Guadalupi, mentre compito del Postulatore, che è persona esperta in teologia, diritto canonico e storia ed è stato quello che con il “Supplex Libellus” ha chiesto di introdurre la causa di beatificazione della Serva di Dio Antonietta Guadalupi, è anche quello di seguire, passo passo, lo svolgimento dell’Inchiesta a nome di chi ha promosso la causa e se ne è assunto le responsabilità morali ed economiche presso le autorità diocesane cioè, in questo caso, l’Istituto Maria Santissima Annunziata insieme all’intera famiglia paolina.
Una volta terminata questa fase diocesana di raccolta di documenti e testimonianze, l’intero incartamento verrà trasmesso, in plichi sigillati con ceralacca nel corso di una apposita cerimonia di chiusura, a Roma per far proseguire al processo il suo iter dinanzi alla Congregazione delle Cause dei Santi.