ASL Brindisi contro la povertà sanitaria: al via il programma “Equità nella Salute”

Di Marina Poci per il numero 382 de Il7 Magazine
I primi pazienti ad accedere sono stati segnalati dalla Croce Rossa Italiana: sei cittadini di nazionalità egiziana in possesso soltanto del permesso di soggiorno, privi del medico di famiglia e, dunque, di qualsiasi rete di protezione sanitaria capace di garantire loro diagnosi e cure. Presentavano tutti e sei patologie internistiche e dermatologiche di bassa intensità. Sono stati valutati ed è stata prescritta loro la terapia appropriata, dopodiché saranno nuovamente visitati nei prossimi giorni. È stato avviato a Brindisi, presso l’ospedale Di Summa, sede del Distretto sociosanitario BR/01, il primo ambulatorio multidisciplinare per pazienti in condizioni di disagio socioeconomico, uno dei sette progetti realizzati nel Programma di Equità nella Salute 2021-2027, il piano nazionale del Ministero della Salute, cofinanziato dall’Unione Europea, in collaborazione con l’INMP, l’istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà.
Il Programma interviene, per rafforzare i servizi sanitari e renderne più equo l’accesso, nelle sette Regioni meno sviluppate del Paese (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia), nelle quali il livello di soddisfacimento dei LEA (livelli essenziali di assistenza) è minore e si registrano maggiori difficoltà finanziarie e organizzative: l’obiettivo è quello di recuperare quelle fasce di popolazioni che, tanto per ragioni economiche quanto per condizioni di disagio socio-culturale, sfuggono al Sistema Sanitario Nazionale perché impossibilitate ad avere accesso alle cure, intercettare i loro bisogni e trattarli nel modo più adeguato possibile.
Si stima che i beneficiari degli interventi nella provincia di Brindisi siano 13.500 persone, che saranno raggiunte attraverso azioni di medicina di prossimità, servizi con unità mobili e sportelli sanitari itineranti. Potranno rientrare nel programma è italiani e stranieri con un ISSE (l’indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 10mila euro, residenti nel territorio di ASL Brindisi.
Il dottor Raffaele Quarta, medico d’urgenza in servizio presso l’ospedale Dario Camberlingo di Francavilla Fontana, responsabile scientifico delle attività e membro della equipe multidisciplinare che ha effettuato le prime visite, spiega nel dettaglio come sarà strutturato il programma: “ASL Brindisi partecipa a questo programma con sette progetti che rientrano nella linea di intervento “Contrasto alla povertà sanitaria”, con inizio lo scorso novembre e fine a dicembre 2029. I progetti partiranno in tutti e quattro i distretti della ASL (Brindisi, Francavilla Fontana, Mesagne e Fasano) con l’obiettivo di coprire l’intera provincia e, soprattutto, con la possibilità di andare in giro per il territorio a bordo dei due ambulatori mobili (uno dedicato alle cure generalistiche e uno dedicato all’odontoiatria) che in questo momento sono in fase di acquisto e che avremo a nostra disposizione presumibilmente a partire da metà del prossimo anno. Collaboreranno con noi non soltanto gli enti del terzo settore, ma anche gli Uffici dei Servizi Sociali comunali, che si occuperanno di segnalarci le situazioni più bisognose di attenzione”.
Il primo progetto, per l’appunto già avviato, ha previsto la costituzione di un’equipe multidisciplinare (otto medici specialisti, due infermieri, un assistente sociale, uno psicologo, un mediatore culturale, due autisti e uno staff amministrativo e di coordinamento) per effettuare attività clinica e garantire assistenza sanitaria alle fasce vulnerabili della popolazione attraverso servizi di medicina generale e specialistica. Potranno accedervi cittadini italiani, di Paesi terzi e dell’Unione Europea, nonché appartenenti alle comunità RSC (Rom, Sinti e Caminanti). Le specializzazioni offerte sono Medicina Interna, Gastroenterologia, Chirurgia Generale, Cardiologia, Dermatologia, Oculistica, Ginecologia, Odontoiatria, Geriatria, con i relativi servizi infermieristici e psicologici e fornitura gratuita di farmaci di fascia A (quelli essenziali e per le malattie croniche, il cui costo è a carico del Servizio Sanitario Nazionale, anche se, a seconda delle normative regionali, può essere previsto un ticket di compartecipazione alla spesa a carico del cittadino) e fascia C (quelli che curano patologie di lieve entità o, comunque, non considerati essenziali o salvavita, il cui costo è a totale carico del cittadino).
Il secondo progetto, infatti, si concentra proprio sulla dotazione di farmaci e si pone la finalità di rispondere al bisogno farmaceutico delle persone in difficoltà creando poli accessibili su tutta la rete territoriale: è previsto un farmacista per 18 ore a settimana e, oltre ai medicinali, saranno distribuiti presidi sanitari e materiale per le medicazioni, prevedendo anche un servizio di consegna a residenti in comunità isolate e la collaborazione con gli enti di terzo settore per la distribuzione capillare.
Proprio sulla collaborazione tra ASL ed enti del terzo settore si concentra il terzo step del programma, rivolto a garantire l’assistenza sanitaria ai richiedenti asilo e migranti, alle comunità RSC, a persone in stato di vulnerabilità economica e sociale che si trovano in insediamenti non autorizzati e in aree isolate e sono privi di documenti anagrafici. La selezione dei partner del terzo settore, per partecipare alla quale sono necessari almeno tre mesi di esperienza nel territorio e un’adeguata dotazione di mezzi e risorse umane, avverrà tramite avviso pubblico. La cosiddetta “mediazione di sistema” è invece l’obiettivo principale del quarto progetto, che punterà sulla trasformazione organizzativa per assicurare servizi sanitari più equi e inclusivi, costruendo politiche pubbliche per la salute e ambienti favorevoli alla scelta delle persone e sviluppando le capacità e le risorse.
I progetti cinque e sei hanno come focus le cure odontoiatriche, forse l’ambito sanitario più sacrificato da chi è in condizioni di disagio socio-economico. Un odontoiatra, due infermieri e un igienista dentale saranno a disposizione per 12 ore settimanali e garantiranno visite odontoiatriche, ablazione del tartaro, sigillatura dei solchi di molari e premolari, estrazioni dentarie, protesi parziali e totali, servizi di ortodonzia per i minori sino a 14 anni e programmi di prevenzione delle scuole, accompagnati da campagne di sensibilizzazione. Nell’ottica della promozione della salute orale delle fasce vulnerabili, saranno fornite protesi dentarie rimovibili di alta qualità per garantire il ripristino della funzione masticatoria e il miglioramento estetico del sorriso.
L’ultimo dei progetti è un vero e proprio piano di educazione sanitaria: lo scopo primario è quello di promuovere il concetto di salute come responsabilità individuale e sociale e costruire politiche sanitarie pubbliche in grado di rafforzare l’azione delle comunità in favore dei singoli.
Tutti e sette i progetti del programma, nel pieno rispetto del principio di universalità del SSN, secondo cui l’assistenza sanitaria, su base territoriale, deve essere garantita a chiunque risieda, dimora o transiti sul territorio nazionale (cittadini, stranieri e apolidi), sono rivolti a tutti, come il dottor Quarta non manca di sottolineare: “Sappiamo bene che la povertà sanitaria da diversi colpisce in maniera crescente anche i cittadini italiani. Per questo vogliamo rassicurarli che anche loro, se in possesso di un ISEE inferiore a 10mila euro, potranno accedere alle cure garantite dai sette progetti. Vorremmo anche che arrivasse a tutti il messaggio che, una volta svolta la visita a cura dell’equipe multidisciplinare, qualora ci sia la necessità di ulteriori visite o di esami strumentali, il paziente non viene abbandonato. Il personale che aderisce al programma è fondamentalmente personale ASL, per cui l’azienda prenderà in carico la persona e tutte le prestazioni saranno coperte”.
Da responsabile scientifico del programma, Quarta è soddisfatto dell’adesione dei colleghi: “Per i pochi ruoli per i quali non abbiamo ricevuto domande, predisporremo dei bandi per reclutare personale esterno. Però sono contento di poter dire che c’è stata una buona partecipazione per quasi tutte le figure che cercavamo. Questo conferma che chiunque abbia scelto di restare nel Servizio Sanitario Nazionale interpreta questa professione come una missione a servizio degli altri. Nonostante emigrare nel settore privato sia molto allettante dal punto di vista economico, dare una risposta di cura a chi non è in condizioni di potersela permettere è la più grande delle soddisfazioni”.