“Tutti possiamo essere campioni, dobbiamo soltanto volerlo. Non ci sono obiettivi irraggiungibili o limiti invalicabili. Con impegno e coraggio si può arrivare dappertutto: io ne sono la prova”: c’è tutta la forza dei suoi ventiquattro anni da diversamente abile e dei suoi ultimi tredici da amazzone nelle parole potenti con cui Brigida Nigro, giovane latianese affetta da sindrome da regressione caudale (patologia che le impedisce di camminare), racconta la sua vita e sponsorizza la campagna di raccolta fondi grazie alla quale sogna di partecipare ai Campionati Nazionali di paradressage, la disciplina equestre in cui cavallo e cavaliere eseguono una serie di movimenti geometrici su un campo rettangolare. La speranza della giovane atleta e di tutti coloro che la sostengono è quella di farsi notare in previsione delle prossime Paralimpiadi e di diventare un punto di riferimento nazionale e internazionale per la disciplina che tanto ama.
Le modalità di contribuzione al crowdfunding sono dettagliatamente esposte sulla pagina internet di GoFundMe, la piattaforma che ospita la raccolta denominata “Portiamo Brigida nella NAZIONALE di Paradressage!”, promossa dall’amico Gabriel Sconosciuto e da “Acqua2O”, il centro mesagnese di equitazione, riabilitazione equestre, turismo equestre e ippoterapia in cui una appena undicenne Brigida ha montato per la prima volta Melinda, la cavalla con cui ha partecipato alle prime gare a livello locale e regionale e con la quale ha intrattenuto sino a circa otto mesi fa un rapporto quasi simbiotico, avendola considerata l’ideale prolungamento di sé per quasi quattordici anni. Di Melinda, amica sensibile ai suoi stati d’animo e attenta a tutte le sue variazioni d’umore, da poco lasciata per montare Estrella, Brigida parla con amore e rimpianto: “Cambiare animale mi ha dato la consapevolezza di quanto sia importante il feeling che si instaura tra cavallo e cavaliere. Le zampe di Melinda sono state le mie gambe per talmente tanto tempo che le bastavano pochi impercettibili movimenti per comprendere la mia volontà e assecondarla. In qualsiasi momento della mia vita, bello o brutto che sia, lei c’era sempre. Adesso la mia compagna è Estrella, abbiamo deciso di fare un salto di qualità e di scegliere un cavallo più alto, più forte e più in salute, proprio in vista delle prossime gare. Non è facile abituarci l’una all’altra, ma sono fiduciosa che diventeremo presto ottime amiche”.
Ha iniziato a cavalcare ad appena undici anni, Brigida Nigro: per esigenze mediche, ha intrapreso un percorso riabilitativo e fisioterapico, con esercizi specifici svolti in sella al cavallo per potenziare la muscolatura e lavorare sull’equilibrio. Quella terapia è diventata ben presto una passione, il solo modo di essere autonoma dalla sedia a rotelle e sentirsi pienamente libera. Qualche anno dopo, ha capito che quell’attività a scopo esclusivamente ricreativo non le bastava più: dall’hobby è passata all’agonismo, con la complicità e il sostegno del suo istruttore, Marcello Ostuni, che ormai considera un amico, un maestro, quasi un altro papà. Del suo papà vero, Angelo Nigro, quello che le ha dato la vita e che da sempre si è preoccupato di rendergliela più agevole, dice che è il suo più grande fan, il primo a credere nelle sue qualità, colui che la accompagna passo per passo in questo grande percorso di sport e di vita.
Accade spesso che i nuclei famigliari nei quali ci sono soggetti diversamente abili si rinchiudano, per un malinteso senso di protezione, in un microcosmo dal quale escludono tutto il resto. I genitori di Brigida Nigro, al contrario, si sono aperti al mondo: “Ho avuto la fortuna di avere una mamma e un papà che non mi hanno mai posto limiti, anche perché ero così vivace che sarebbe stato impossibile mettermi un freno! Malgrado io non abbia mai camminato, mi hanno permesso di fare ogni cosa che mi sia venuta in mente. Sin dall’asilo ho partecipato a tutte le attività insieme ai miei amici, alle recite scolastiche, alle feste, all’ora di educazione motoria, durante la quale avevo un’insegnante con la quale mi allenavo senza problemi. E anche a casa le cose non andavano diversamente. Sin da piccola, sono stata abituata a svolgere piccole faccende domestiche, come sparecchiare e tenere in ordine la mia stanza. Questo tipo di educazione è servita moltissimo a farmi diventare la persona che sono adesso e mi ha dato gli stimoli giusti per lavorare su me stessa e migliorarmi sempre”.
Di questo bisogno di migliorarsi è figlia la partecipazione alle prime gare: Marcello Ostuni ha notato un progresso nelle qualità di amazzone di Brigida e ha immediatamente pensato che valesse la pena provare ad avvicinarla alle attività agonistiche. Dopo avere contattato il selezionatore paralimpico, Brigida è partita per Milano, dove si è sottoposta a una visita di classificazione al termine della quale le hanno assegnato il grado due, passo e trotto, per consentirle di partecipare a competizioni dove gareggiano atleti che hanno più o meno il suo stesso livello di disabilità, in modo che non vi siano squilibri nelle sfide. “Bisogna stare attenti che tutti i partecipanti siano stati classificati con lo stesso grado”, dice, prima di spiegare in cosa consiste la sua disciplina: “Il campo è di forma rettangolare, 20 metri per quaranta. All’interno ci sono delle lettere e ognuna di queste corrisponde ad un esercizio. Si tratta di una forma di addestramento del cavallo, che quindi deve rispondere a tutte le richieste del cavaliere: circolo, transizione dal passo al trotto, diagonale, serpentina. Più o meno le gare durano cinque minuti”.
Per il momento, Brigida è l’unica atleta ad esibirsi in paradressage in Puglia e Basilicata. Ha partecipato soltanto a competizioni territoriali, in cui si esibisce e si fa assegnare il punteggio che poi confronta con quelli assegnati alle colleghe a livello nazionale. L’essere l’unica a praticare questa disciplina pone un serio problema di costi per gli spostamenti necessari alla partecipazione alle gare: “Da altre parti d’Italia si spostano cinque o sei cavalieri per ogni cavallo e istruttore. Io, essendo l’unica, non posso dividere le spese con nessuno. Ecco perché a Marcello Ostuni e al mio amico Gabriel Sconosciuto è venuta l’idea della raccolta fondi con la quale vi chiedo di sostenermi. Sulla mia pagina Facebook “Brigida Nigro Paradressage” troverete tutti i dettagli per farlo”.
Ma non di sola equitazione è fatta la vita di Brigida Nigro. Dopo aver frequentato il liceo delle scienze umane, si è iscritta al corso di laurea in “Educatore socio-culturale” dell’Unisalento, presso cui ha conseguito la laurea triennale presentando una tesi dal titolo “Sport e disabilità: i principi educativi nella preparazione dell’atleta paraolimpico”. Tra qualche giorno ci sarà la proclamazione, ma lei ha già cominciato a seguire i corsi della magistrale. Da qui a cinque anni si immagina vincitrice di almeno una competizione nazionale; da qui a dieci, sogna di partecipare ai Gioghi Paralimpici e di essere diventata un esempio non soltanto per gli atleti diversamente abili, ma soprattutto per i più piccoli “perché è con loro che dobbiamo lavorare per favorire quell’atteggiamento di accettazione dell’altro e del diverso che ci renderebbe un Paese veramente civile. Ad esempio, mi piacerebbe molto, una volta completato il mio percorso di studi, lavorare con i bambini in un centro di equitazione e dedicarmi alla parte della progettazione didattica”. La voce le si altera quando le viene chiesto quali siano gli ostacoli con i quali si trova a scontrarsi più di frequente: “Le barriere architettoniche, c’è veramente ancora tantissimo da fare perché l’inclusione sia effettiva. Se non posso uscire da sola, perché ad un certo punto ho bisogno di chiedere aiuto a qualcuno per attraversare la strada o entrare in un locale, allora non mi sentirò mai veramente libera. Poi ovviamente c’è altro, la burocrazia, l’insensibilità della gente… Sarei ipocrita se dicessi che non mi sono mai dovuta scontrare con i pregiudizi. Sono iniziati molto presto, quando i miei mi accompagnavano alle feste di compleanno e dovevano sorbirsi le critiche degli altri genitori (“come, la lasciate da sola? non avete paura?”). Per fortuna non ci siamo mai fatti condizionare e la mia vita, che è sempre stata piena, adesso sta anche per diventare un libro!”, dice Brigida Nigro con entusiasmo.
Per iniziativa di Regina Cesta, responsabile del Festival del Libro Emergente di Mesagne, Rita Angelelli, fondatrice della casa editrice Le Mezzelane, ha messo a disposizione i propri autori e illustratori per scrivere un libro rivolto ai bambini ed ha promesso che coinvolgerà gli studenti delle scuole mesagnesi sia nella fase di scrittura che in quella di disegno. Questo coinvolgimento dei bambini nella fase creativa anticipa un desiderio che, da futura educatrice, si augura di avverare al più presto: “Penso che sia necessario educare a non avere paura di confrontarsi con la diversità. Prima lo si fa e meglio è. La scuola ha una funzione importantissima anche nell’indicare l’atteggiamento giusto da tenere con noi diversamente abili. Io non voglio la compassione di nessuno, voglio soltanto essere considerata per la persona che sono. Indipendentemente dal fatto che non posso camminare, sono una figlia, un’amica, un’atleta, una studentessa”.
A sentirla raccontare, senza che la più piccola goccia di vittimismo o autocommiserazione riesca a macchiare la lucidità e la tempra dei suoi pensieri, viene in mente uno degli aforismi più famosi di Frida Kahlo, la pittrice messicana affetta da spina bifida e vittima di un incidente in tram in seguito al quale riportò la frattura della colonna vertebrale: “Non far caso a me. Io vengo da un altro pianeta. Io ancora vedo orizzonti dove tu disegni confini”. Ebbene, all’orizzonte Brigida Nigro, grazie alla raccolta fondi lanciata su “GoFundMe”, vede il sogno di partecipare alle competizioni nazionali e internazionali e alle Paralimpiadi. I confini, anche qualora ve ne fossero, non li ha mia guardati.