Brindisi, Capitale nostro: chi lo capisce, chi lo gestisce

Brindisi, la città e il suo territorio provinciale, rappresenta un giusto, quanto unico insieme di efficace proposta turistica. Da Egnazia a Valesio, da Brindisi a Oria, tanto per disegnare le direttrici nord-sud, est-ovest, la estremamente bella e corposa proposta della provincia Messapica, si snoda e riannoda percorsi della memoria, del gusto, del piacere, che rendono il tutto attrattivo, a prescindere.
Già, a prescindere persino, dalla offuscata e nebulosa dinamica delle scelte di governare e gestire un giacimento di risorse, vera fonte inesauribile di energia, immediatamente esigibile e spendibile, nella più completa disorganicità.
A nessuno sfugge quanto danno ha arrecato allo sviluppo di un armonico programma di gestione, la catastrofica assenza di consapevolezza e di responsabilità, di chi si è proposto al governo del territorio.
Aver sempre ritenuto la logica dello spezzatino, nella più ferrea applicazione del manuale “Cencelli”, ha eroso, sino a consumarlo, tutto il vantaggio riveniente dalla unicità del territorio. Ostuni, Ceglie, Mesagne, tanto per citare, sono elementi disarmonici e cannibalici del territorio. Farà ridere, ma è guerra cruenta tra i “polli” di Renzo, mentre il grosso, grasso mercato turistico, salta Messapia e furoreggia nel salento leccese.
L’approdo crocieristico, vede Brindisi, fanalino di coda delle mete dei crocieristi, che una volta arrivati e ben salutati, vengono traslocati in altri siti ed altri mercati.
A troppi sfugge, perché ignorato, o peggio, dimenticato, quale sia l’identità della città capoluogo.
Annunciare qui ed ancora, quali ragioni sostengono di Brindisi, la sua identità di Capitale è fuorviante, qui ed ora, invece occorre denunciare, cosa che questo giornale fa da 100 numeri, la cattiva e personalistica distorsione di un bene comune, qual è la cultura di questo territorio. Chi la conserva è poco ascoltato, chi la promuove, non la conosce e chi ne deve fruire, resta emarginato nel limbo dell’indifferenza.
In questi giorni, si moltiplicano gli eventi, presentati tutti col giusto rilievo della novità e della fresca partecipazione. Ogni comunità si veste di estate e mette in mostra la possibilità di trascorrere qualche ora di serenità, parlando ad un potenziale fruitore, sempre meno sorridente, sempre meno disposto a credere alle favole.
Apro volutamente il focus sulla città di Brindisi, perché qui si concentrano, le più inquiete ragioni della disperazione, ma da qui bisogna far emergere forti le ragioni della ripresa.
I quartieri, si danno un tono, in assenza di una concertata e polifonica armonia, miscelano impegno alla partecipazione e rinnovato desiderio di riappropriarsi del proprio spazio di prossimità.
Chi lo fa, dando lustro e gentilezza con la festa di “Primavera” alla Piazza del Salento del quartiere Commenda, quartiere che paga il peso della sua composta maturità o chi all’insegna del recupero di una cultura civica della corresponsabilità, come i cittadini del quartiere Bozzano “In Festa”, ritorna a fruire del parco di quartiere, con la ritrovata gioia che la pulizia e la cura dell’ambiente, offrano l’impulso per una rigenerata comunità. L’effervescente creatività è sintomo di esistenza in vita di un bisogno di esserci, condividere, partecipare.
Vale lo stesso principio per tutti i quartieri dove sta avvenendo un risveglio, lento, ma necessario. Accade questo, nel mentre a diverso livello di responsabilità, si argomenta di Brindisi Capitale, nel momento in cui viene reso pubblico l’iter parlamentare di un disegno di legge con cui alla città messapica sarebbe riconosciuta la dignità di “Già Capitale”. Il combinato disposto di attività di governo regionale e di azioni più presenti sul territorio, hanno consentito di avviare un primo accenno alla strutturazione della responsabilità di guida di un processo che il direttore generale di PugliaTurismo, Matteo Minchillo, ha recintato nel concetto assai suggestivo di “Turismo della Memoria e delle Radici”: Nella memoria pugliese, Brindisi ha rivestito un ruolo protagonista, nell’arco della sua quasi trimillenaria storia.
In questi giorni si sono sentiti balbettare, concetti, che solo la convenienza politica aveva tenuti distanti dalle opportunità di diventare volàno turistico-economico del nostro territorio. In questi giorni si è registrato l’enorme divario che esiste tra la consapevolezza clandestina di una identità responsabile e la incapacità che hanno avuto in troppi di rappresentarla.
Non è atto inutile salutare, con stanca consapevolezza, che più volte da queste pagine sono state sostenute tesi, peraltro ereditate da una esperienza editoriale precedente, SenzaColonne, che si spese, 8 anni fa, perché Brindisi ed i brindisini assumessero la responsabilità della propria dignità.
Recuperare alla responsabilità chi è stato ragione e colpa della ignorata identità, non è mestiere facile, certo è che dinanzi all’osservatore è chiara la visione di una città spaccata, che si assisa sulla scalinata virgiliana ad ascoltare il prof. Nembrini a cantare la Divina Commedia o che incredula apprende il valore che hanno i luoghi urbani, quelli stessi che i libri di storia riconoscono e non dimenticano. Brindisi, consapevole assiste alle gesta di cinque “llinghillonghi” al PalaPentassuglia che entusiasmano e costruiscono gruppo o che allegra e festante risuona di serenità allo stadio “Fanuzzi” dove i biancazzurri tengono alta la testa del Cervo. Tutte facce di un diamante sociale che necessita di essere posto sul mercato delle opportunità. Brindisi è lontanissima nella graduatoria delle città generative, ovvero che sappia mettere a frutto la condivisione e la relativa produzione di eventi legati alla condivisione.
Per ricostruire l’impegno comune, non basta il fermento, occorre anche il riconoscimento di chiare e nette responsabilità da ripulire dalle vecchie incrostazioni e per rilanciare, non l’orgoglio, ma la necessaria responsabilità di essere cittadini di una terra che prima di tutte, non ha mai smesso i panni del servizio per chi soffre e naufrago, profugo o ricco turista approda al porto.
Brindisi è Capitale per la storia, ma diventi anche Capitale Nostro, patrimonio indiviso, bene comune di cui disponiamo.
Tra le iniziative che accompagnano l’attesa della regata Brindisi Corfù una gentile presa di coscienza con un evento piccolo ma travolgente, l’abbraccio gratuito.
Una iniziativa tanto naturale quanto esplosiva nell’instaurare il primo approccio. A Brindisi questo avviene da sempre. Quel che dovrebbe cominciare da subito è operare l’inversione di tendenza che vede oggi ridotta, la città, il porto, il territorio provinciale, ad area di servizio di logiche ed equilibri che dissestano e non costruiscono una proposta. Manca ed è evidente l’assenza di una filiera che coniughi i concetti, i desideri, le potenzialità, con una capacità di gestione che riduca le poltrone, gli strapuntini, le rendite di posizione.
Ma questa è tutta un’altra storia che non inorgoglisce, ma fa arrabbiare, non costruisce ma gestisce nel peggiore dei modi il rapporto tra conoscenza e responsabilità.