di Giovanni Membola
Brindisi da qualche settimana può finalmente vantare la sua prima Carta Archeologica. È la più rilevante e completa rassegna sui ritrovamenti e le presenze monumentali di epoca messapica e romana attestate in città, analiticamente illustrate e commentate. Un minuzioso lavoro storico-topografico e archeologico durato ben tre anni, frutto di un grande impegno che ha richiesto la raccolta sistematica e l’attento studio di tutta la documentazione disponibile, oltre ai numerosi sopralluoghi. È un’opera straordinaria, unica, che potrà costituire un utile osservatorio sui beni culturali, anche in funzione della loro tutela e valorizzazione, una fonte di informazione necessaria all’opera di pianificazione e di impatto urbanistico svolto dal Comune, per le valutazioni della Soprintendenza, degli enti pubblici e privati e per le attività culturali e divulgative.
Il volume monografico è stato redatto dalla prof.ssa Giovanna Cera, docente di Topografia antica presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, e pubblicato come supplemento dell’Atlante Tematico di Topografia Antica dalla casa editrice “L’Erma di Bretschneider” (Roma), grazie anche al contributo economico di alcune associazioni e aziende brindisine, sempre pronte quando si tratta di investire sulla cultura: Italia Nostra, Soroptimist, Banca Popolare Pugliese e le Tenute Lu Spada. La giovane e già avviata azienda vitivinicola ha inoltre voluto ospitare, venerdì 24 giugno, la presentazione del libro presso i propri e suggestivi locali immersi nei giovani vigneti alle porte della città, un appuntamento molto apprezzato sia dai relatori che dal numeroso pubblico che ha partecipato all’evento.
L’importante pubblicazione scientifica, dal titolo “Brindisi in età messapica e romana. Topografia della città”, è il frutto della rigorosa analisi e della lettura critica di tutte le informazioni acquisite durante lo spoglio e la revisione di studi antichi e recenti, di fonti storiche classiche e medievali, integrati con i dati epigrafici e numismatici, di documentazione d’archivio e cartografia storica. “Uno studio, certamente il più impegnativo tra quelli condotti sin ora, che ha portato ad un quadro del processo evolutivo della forma urbana antica – afferma la prof.ssa Cera – a partire dalle prime importanti attestazioni di epoca arcaica allo sviluppo dell’insediamento messapico, dalla fondazione della colonia latina alle trasformazioni di età imperiale, fino ai primi segni di discontinuità di età tardoantica. Un susseguirsi di fasi che hanno determinato la creazione di un giacimento archeologico estremamente complesso, ricostruito per la prima volta in maniera circostanziata e approfondita attraverso una ricerca di carattere topografico e urbanistico”. Brindisi, infatti, fu uno dei più importanti centri messapici e romani della Puglia: situato in un punto favorevole e protetto della costa adriatica salentina, era servito dalla principale strada antica dell’Italia meridionale, la via Appia, e aperto ai contatti col mondo greco e orientale grazie ai facili collegamenti marittimi. “Sono numerosissimi i rinvenimenti archeologici avvenutivi nella seconda metà dell’Ottocento e poi dagli anni Cinquanta del secolo scorso, a seguito della progressiva espansione urbanistica e industriale del centro, sovrapposto a quello antico – spiega la docente del Corso di Laurea Magistrale in Archeologia – testimonianze che costituiscono una base documentaria estremamente ricca, ma al contempo assai frammentaria, tale da richiedere, per la sua comprensione, un’attenta revisione e l’elaborazione in una cartografia archeologica utile alla ricostruzione topografica”.
La prof.ssa Cera, oltre a svolgere attività didattica e seminariale nella Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’UniSalento, è altresì Direttrice scientifica dello scavo archeologico presso l’importante insediamento fortificato messapico di località “Li Schiavoni”, a Nardò. Ha partecipato a numerose attività scientifiche sulla viabilità antica e la contestualizzazione topografica di monumenti antichi, con la ricostruzione del paesaggio antico. Già in passato ha pubblicato una serie di importanti studi incentrati sulla Brindisi romana e il suo territorio: nel 2006 è stato presentato un lavoro riguardante il sistema di approvvigionamento idrico in città, mentre sono del 2008 l’interessante analisi sul tratto extraurbano dell’acquedotto, dalla sorgente alla città, e il dettagliato studio sulle “Piscine Limarie” di via C. Colombo, l’unica pubblicazione scientifica su questo sito ancora molto poco considerato. Nel 2015 vede la luce la Carta Archeologica del territorio di Mesagne, che ha inaugurato una serie diretta dal prof. Giuseppe Ceraudo, co-relatore nella serata del 24 giugno scorso, mentre nell’ottobre del 2020, durante un convegno tenutosi a Barcellona, la prof. Cera ha illustrato una prima analisi sulla ricostruzione del circuito murario di Brindisi, indagine ulteriormente approfondita all’interno del suo ultimo lavoro. Nel corso dell’incontro di studio dal titolo “Entrando in città”, svolto al Palazzo Massimo di Roma nel marzo di quest’anno, ha illustrato una disamina su come si presentava la città agli occhi di chi entrava dal mare, ricostruendo lo spettacolare impatto visivo e scenografico del fronte monumentale del porto interno, con interessanti confronti con gli altri porti del Mediterraneo che furono interessati, allo stesso modo, dall’ampio programma di monumentalizzazione avviato a partire dall’età augustea sino a quella imperiale. “Il grandioso impianto architettonico sul versante della collina di ponente era infatti caratterizzato da una serie di terrazzamenti (di essi rimane l’interessante struttura muraria antica scoperta nel 1991 in un seminterrato di via Montenegro), dalle mura urbiche e da una porta di accesso al santuario urbano, situato sulla sommità dell’altura, mentre al centro del pendio, proprio di fronte all’imboccatura del porto, svettava il monumento delle due Colonne, i cui capitelli sommitali sottolineavano lo stretto legame con il mare, esaltando l’importanza della città e del suo porto, strategico per le vittoriose imprese militari dei romani”.
Aspetti che hanno appassionato i numerosi presenti alla serata del 24 giugno, quando si è parlato inoltre di viabilità urbana, di luoghi antichi e dei tanti edifici monumentali accuratamente rappresentati su una planimetria del centro cittadino. “Non mi stupisco della folta e attenta presenza dei brindisini a queste iniziative – racconta con grande soddisfazione – ho avuto il piacere di incontrarli già in altre occasioni, l’ultima nello scorso dicembre, quando insieme abbiamo visitato i resti dall’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni, grazie alla sempre precisa programmazione della sezione locale di Italia Nostra”. Anche il prof. Ceraudo ha commentato positivamente la calorosa partecipazione all’evento e l’organizzazione della serata, entrambi hanno assicurato che continueranno ad occuparsi di Brindisi e della sua storia millenaria, a partire dalla candidatura della “Via Appia – Regina Viarum” nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, dove sono stati formalmente incaricati dal Ministero della Cultura a collaborare nelle attività scientifiche correlate.