di Giovanni Membola per il7 Magazine
Nel primo decennio del Novecento un importante sforzo per promuovere la crescita economica fu compiuto dai nostri straordinari imprenditori agricoli. La loro capacità di organizzarsi e promuovere i singoli servizi e le produzioni locali si manifestò nella costante partecipazione ai principali eventi nazionali, così come nell’organizzazione di mostre e fiere sul territorio.
Il 2 maggio del 1906, dopo ben tredici anni di tentativi e di programmazione, si riuscì finalmente a inaugurare la prima “Mostra campionaria provinciale di Vini – Oli e loro derivati”, una importante esposizione dei principali prodotti tipici locali di cui il nostro territorio da sempre può vantarsi. La manifestazione si tenne nel centro cittadino e comprendeva una serie di iniziative collaterali che richiamarono tantissimi visitatori provenienti da tutto il circondario. L’apertura ufficiale avvenne alle ore 16 alla presenza del sottosegretario di Stato per l’agricoltura, industria e commercio, l’onorevole prof. Edoardo Ottavi, e del parlamentare locale on. Pietro Chimienti, sottosegretario al ministero di Grazia e Giustizia, entrambi giunti in treno dalla capitale e festosamente accolti sulle note della marcia reale. Nonostante il cielo grigio e la pioggerella intermittente parteciparono all’evento numerose personalità di rilievo e cittadini comuni, tenuti a distanza dal palco d’onore da un folto cordone di guardie. La presenza dell’on. Ottavi, infatti, era particolarmente attesa e soprattutto gradita dai produttori vitivinicoli: il parlamentare piemontese, grande propulsore della modernizzazione e dell’associazionismo agricolo, era stato uno dei principali e attivi oppositori del “modus vivendi”, un concordato tra il precedente governo italiano e quello spagnolo, col quale, per agevolare l’esportazione della seta, della canapa e del marmo, venne ridotto il dazio sui vini importati da paese iberico da 20 a 12 lire l’ettolitro, colpendo i produttori del Piemonte e della Puglia. Lo sciagurato regio decreto aveva determinato il ribasso del prezzo del vino nazionale, indignando coltivatori e imprenditori, furono organizzati una serie comizi e manifestazioni di protesta, talvolta degenerati in violenti scontri con le forze dell’ordine. Fu il principale motivo della caduta del governo Fortis e l’annullamento del perfido accordo commerciale con la Spagna. Nel successivo esecutivo nazionale, il primo guidato da Sidney Sonnino, il prof. Ottavi – riconosciuto esperto di enologia – divenne il più attivo deputato nella lotta contro la filossera e le frodi nel commercio oleario, fu inoltre promotore della proposta di legge per contrastare l’annacquamento dei vini e di altre iniziative contro la produzione dei vinelli. E quando il sindaco di Brindisi, comm. Federico Balsamo, durante il suo discorso volle ringraziare i due rappresentanti del governo per la presenza e per il determinante ruolo nella difesa della viticoltura, partirono spontanee e sincere le ovazioni nei loro confronti, ritenuti affidatari delle sorti dello sviluppo dell’intera agricoltura meridionale.
Agli agricoltori brindisini “spinti da uno spirito di intraprendenza di cui prima non si aveva idea” venne riconosciuto il merito di aver trasformato zone incolte e paludose, dove “un tempo imperavano il rovo, le erbe palustri, in quei terreni dove crescono rigogliosi le viti e gli olivi che costituiscono la principale, anzi l’unica ricchezza del paese”, produzioni di qualità di cui ogni “città dell’alta Italia ne apprezza la bontà”. La manifestazione era stata indetta proprio per incoraggiare i coltivatori, proprietari e lavoratori, così come gli imprenditori industriali della commercializzazione e delle lavorazioni agricole, a far conoscere i vari prodotti dopo i notevoli progressi conseguiti nella loro trasformazione. Una vera e propria festa, per nulla sfarzosa, un programma ricco ma allo stesso tempo sobrio e ben contenuto. L’atteso evento venne inoltre celebrato con l’emissione di una colorata cartolina, in stile Liberty molto in voga in quegli anni, fu inoltre stampato un elegante diploma di partecipazione realizzato nelle Officine Grafiche Longo di Treviso, con una “cornice floreale, che racchiude il soggetto femminile ambientato in uno scorcio marino”.
L’amministrazione comunale si impegnò in maniera considerevole per la buona riuscita della mostra, poiché in essa “si riponevano molte speranze per il futuro economico della città”, infatti furono fatti affiggere una serie di manifesti per informare la cittadinanza dell’arrivo dei due sottosegretari invitati all’inaugurazione della campionaria provinciale. Si volle anche finanziare la stagione lirica “per offrire maggiori attrattive ai visitatori”, scritturando in breve tempo la compagnia teatrale diretta dall’impresario Luigi Cantagalli. La stagione venne aperta proprio il 2 maggio, il giorno dell’inaugurazione della mostra, con la prima del “Don Pasquale” di Donizetti, seguì il 17 maggio la rappresentazione della “Tosca” di Puccini con la soprano Lina Siebanech, una serata di gala in onore di una divisione della Squadra Navale dell’Adriatico che vide l’intervento dell’ammiraglio Augusto Aubry, l’illuminazione del teatro nell’occasione venne persino triplicata. Il comitato organizzatore della fiera campionaria, presieduto da Francesco Passante, richiese inoltre alla giunta comunale di “voler abbellire” i corsi principali con pennoni, bandiere e gonfaloni nei giorni della mostra. Il comitato era composto da Gaudenzio Bianchi, Giovanni Amadesi, Ferdinando De Giorgio, Vincenzo Fabbiano, Cosimo Caponoce, Francesco Saponaro, Antonio Calò e dal noto mediatore ed esportatore di uve e vini scelti, frutta, olio e cereali Epaminonda Riccio, titolare di un ampio stabilimento su via Tor Pisana.
Abbinata all’iniziativa anche l’esposizione zootecnica della “Fiera di S. Teodoro”, già istituita nel 1903 e che si teneva in contrada Ponte Piccolo (poco oltre Porta Lecce). Furono inoltre organizzati convegni, concerti di bande musicali e una serie di gare con “battelli e canotti” nelle acque del porto interno, con partenza fissata dalla torpediniera ancorata alle Sciabiche e arrivo “rimpetto l’Ufficio di porto”. Particolare scalpore suscitò l’esibizione delle Dame Viennesi, le quattro cantanti dalle “forme scultorie e voluttuose”, con “le loro fisionomie, voci graziose e le eleganti movenze” accesero l’interesse e l’attenzione soprattutto del pubblico maschile, tanto da mettere “in guardia diverse nostre signore, le quali – per tema che la loro felicità coniugale fosse attentata da quelle Sirene – si recarono in commissione dal comm. Balsamo, costringendolo a rimandarle subito in patria, come difatti è fortunatamente avvenuto”. Sino al 13 maggio furono tantissimi i visitatori ai chioschi degli espositori, tutti ben addobbati ed ornati con raffinati disegni su cartapesta realizzati dal prof. Alessandro Briamo. A completare l’atmosfera festosa di quei giorni straordinari, che “valse a dimostrare quanto tesoro di energia si nasconde e vibra ardente nell’anima nostra e come tutto si possa, purché concordemente si voglia”, anche la bella notizia sulla decisione del ministero che aveva scelto Brindisi, anziché Barletta come precedentemente stabilito, a sede della stazione torpediniere, un privilegio che inorgoglì ulteriormente l’intera cittadinanza.
Negli anni successivi, sempre con lo scopo di valorizzare e indirizzare verso una migliore qualità le produzioni locali di uve da vino e da tavola, mosti concentrati e refrigerati e di filtrati dolci, si vollero organizzare nuove manifestazioni: nel 1909 fu allestita nel giardino adiacente il Teatro Verdi l’Esposizione Agricola Industriale e Zootecnica di Brindisi, curata dal Consorzio antifilosserico cittadino, mentre dal 1923 al 1925 si alternarono la Grande Mostra Campionaria dell’Uva e la Fiera Campionaria Agricola-Industriale Salentina. Erano anni di grande fermento, allora come adesso i principali proprietari terrieri e gli imprenditori locali cercavano costantemente una migliore promozione dell’intera filiera produttiva con strategie mirate ad un innovativo marketing territoriale, così da guadagnare nuovi mercati e sbocchi commerciali nazionali e internazionali. E in buona parte ci riuscirono.
Si ringrazia l’Archivio di Stato e la prof. Giovanna Bozzi per aver messo a disposizione studi e documenti.