Brindisi? Una bella città, ma noi lo sapevamo da un bel po’

di Alessandro Caiulo per il7 Magazine

C’è chi si meraviglia dello stupore che prova chi viene da lontano e visita Brindisi, nell’osservare le vestigia dell’antico e glorioso passato, immergersi nei vicoletti del centro storico e sbucare dinanzi a chiese bellissime, veri scrigni di arte religiosa e non solo: dalla Chiesa di San Paolo Eremita, di recente ristrutturata – dove è possibile ammirare l’affresco della “dormitio Mariae” – e aperta al pubblico, a San Benedetto con il suo bellissimo chiostro, dall’antico Tempietto di San Giovanni al Sepolcro alla Chiesa del Cristo, dal Santuario di Santa Maria degli Angioli, edificato da San Lorenzo in persona sulla vecchia casa di famiglia, alle Scuole Pie ed alla Chiesa di Santa Teresa, ora sede del Museo Diocesano.
E questo per non parlare dei monumenti che sorgono sulla immensa piazza d’acqua rappresentata dal porto: dal Castello Svevo, costruito da Federico II a quello Alfonsino (o Aragonese) con Forte a Mare, dalle Colonne Terminali della Regina Viarium al Monumento al Marinaio d’Italia che, piaccia o no, fu edificato a Brindisi e non altrove proprio come riconoscimento dell’importanza storica della Città, ancora una volta punto di incontro fra oriente ed occidente.
E, infatti, fu nella Cattedrale di Brindisi che nel 1191 Ruggiero, figlio di Tancredi, fu incoronato re di Sicilia e, nell’anno successivo, si unì in matrimonio con Irene, figlia di Isacco l’Angelo imperatore di Costantinopoli e sempre qui, nel 1225, proveniente dall’Oriente, Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme, si sposò con l’imperatore Federico II di Svevia, il signore dell’Occidente.
Detto questo, non riesco a comprendere l’eccessivo provincialismo e l’enfasi prosopopeica con cui vengono accolti da molti i complimenti alle bellezze storiche e architettoniche della Città, dal momento che è un fatto appurato che Brindisi, oltre ad essere una bella città di mare, è estremamente ricca di testimonianze del passato ed anche se fa piacere che ciò sia riconosciuto o ricordato da qualche rivista specializzata nel settore o, comunque, di rilevanza internazionale – di recente lo ha evidenziato in un articolo il quotidiano britannico The Guardian che ha inserito Brindisi fra le mete insolite da consigliare, ignorando evidentemente, che ai tempi della valigia delle Indie per gli inglesi la meta di Brindisi era tutt’altro che insolita – mi provoca, a pelle, un certo fastidio constatare che ci sia chi si stupisce di ciò.
Personalmente mi stupisco che ci si meravigli dell’inserimento del nostro capoluogo fra i posti che vale la pena visitare dal momento che è sotto lo sguardo di tutti coloro i quali non hanno il prosciutto sugli occhi o non sono spinti da malafede o invidia ad affermare il contrario, che Brindisi è una città non solo bella, ma anche dalla trimillenaria storia che l’ha resa, per secoli, un riferimento non solo dal punto di vista politico, strategico e militare, ma anche dell’arte e della cultura, dotata dal buon Dio di una posizione geografica ed un clima privilegiati, di un porto sicuro e naturale, rinomato fin dall’antichità.
Una considerazione da fare sarebbe, a mio avviso, che a differenza di alcune città vicine, la levantina apatia brindisina in salsa messapica ha fatto si che per alcuni decenni si è vissuti in uno stato di torpore assai simile alla catalessi, con una classe dirigente che fra gli anni cinquanta e l’inizio del nuovo millennio ha puntato tutto sul modello di sviluppo industriale a discapito delle reali vocazioni della città ed ora che questo modo di intendere il progresso è giunto al capolinea (anche se a qualche colpo di coda ancora si potrebbe assistere), bisogna recuperare il tempo perduto e, dal momento che alla fine è sempre il vil denaro che muove tutto, occorrerebbe far fruttare anche dal punto di vista economico le bellezze culturali ed artistiche di cui Brindisi è ricca.
A questo punto ci si trova di fronte ad un bivio.
Da un lato, quella che vedo come la strada maestra, che non può che passare dal recupero delle nostre radici e tradizioni, anche del nostro dialetto, muovendo un sano orgoglio campanilista che faccia guarire dal complesso di Calimero – il pulcino piccolo e nero dei vecchi caroselli, convinto che tutto quanto gli andava storto era perché gli altri ce l’avevano con lui – e faccia riscoprire a tutti e soprattutto ai brindisini, la bellezza della nostra città. Il che genererebbe una spirale virtuosa che, in poco tempo, farebbe muovere anche l’asfittica economia della città.
Dall’altro lato c’è ancora chi cerca di sminuire la portata ed il valore del nostro patrimonio storico, artistico e culturale per far intendere che l’unico modo di attrarre soldi ed investimenti turistici passa dal trasformare la città in una sorta di divertimentificio in salsa globalista dove va bene anche perdere le proprie radici andando dietro a mode condite da cacofonici neologismi anglofoni purchè si riescano ad attrarre investitori in grado di far fruttare il denaro, anche se a beneficio di pochi, per cui si finisce per intendere la storia e la tradizione alla stregua del folklore ed i beni monumentali utili solo se in grado di produrre un profitto.
Un ruolo certamente utile alla conoscenza delle meraviglie note e meno note della città lo svolgono le preparatissime guide turistiche che portano turisti e brindisini in giro per la città alla scoperta o riscoperta di luoghi e monumenti che, oltre ad essere esteticamente belli, sono anche di sicuro interesse culturale ed è per questo che mi è sembrato giusto interfacciarmi con Luana Convertino che la guida la fa per professione e che meglio di chiunque altro può spiegarci cosa significhi lavorare in questo campo in una città come Brindisi.
Luana, puoi dirci perché hai deciso di diventare guida turistica e spiegarci il percorso di studi e professionale che hai seguito per diventarla?
“Il motivo principale che mi ha portato a diventare una guida turistica è l’amore per la mia città e la mia terra e la voglia di mostrare la sua bellezza e i suoi lati positivi, spesso ingiustamente oscurati dal voler a tutti i costi sottolineare ciò che non va. Credo che questo sia un requisito fondamentale per chi voglia esercitare questo mestiere, trasmettere la passione per ciò che si fa e per i luoghi che si raccontano.
Il legame con Brindisi è sempre stato forte sin da bambina, grazie anche alle lunghe passeggiate con mio padre alla scoperta dei suoi monumenti e angoli più nascosti, probabilmente è nato tutto da lì.
Anche il mio percorso di studi è stato in qualche modo animato dalla voglia di fare qualcosa per la mia terra e da qui la decisione di non andare via ma di rimanere.
Dopo la maturità scientifica ho conseguito presso l’Università del Salento, la laurea triennale e poi magistrale in Lingue e letterature straniere, un master in Marketing e Management dei servizi turistici e finalmente, nel 2018, ho sostenuto l’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di guida turistica”.
Se dovessi scegliere cinque o, al massimo, sei fra chiese e monumenti di Brindisi, che siano sufficientemente rappresentativi delle bellezze storiche e culturali della città, dove portare un gruppo di turisti, per metà di fuori regione e per metà stranieri, quali mete sceglieresti e perché?
“Domanda difficile, ci sono tanti siti dal valore inestimabile. Sicuramente al primo posto il Castello Alfonsino, un luogo magico in una posizione straordinaria in cui il tempo sembra essersi fermato e che lascia chiunque, turisti italiani o stranieri che siano, a bocca aperta per la sua bellezza e per la sua storia. Lo considero il fiore all’occhiello della nostra città.
Altro luogo irrinunciabile è sicuramente il Tempio di San Giovanni al Sepolcro, un vero e proprio scrigno che custodisce innumerevoli storie e affascina il visitatore con la sua simbologia.
Poi ci sono le Colonne Romane, da sempre simbolo della città che grazie alla loro posizione permettono di ammirare un panorama mozzafiato, il porto con i suoi protagonisti tra cui il Monumento al Marinaio, lo stesso Castello Alfonsino che si staglia all’orizzonte, la Scalinata Virgiliana e la Palazzina Belvedere con all’interno la preziosa Collezione Faldetta.
Sceglierei, poi, la Chiesa di Santa Maria del Casale con i suoi interni affrescati, da sempre una delle mie preferite. Probabilmente paga un po’ la sua posizione decentrata ma credo che proprio l’essere lontana dal contesto urbano la renda ancora più affascinante. In una parola: imperdibile.
Altra tappa obbligata è il Duomo che attraverso la sua storia racconta molto della storia di Brindisi e si trova in una piazza in cui varie epoche e stili si incontrano, il vero salotto cittadino con il Palazzo Arcivescovile, la Biblioteca De Leo, il Museo Archeologico Ribezzo e la Loggia Balsamo. Infine sceglierei l’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni al di sotto del nuovo Teatro Verdi, unica nel suo genere e che permette di comprendere l’importanza di Brindisi in epoca romana ricostruendo la storia che l’ha vista protagonista.
La lista sarebbe ancora lunghissima ma credo che questi siano i luoghi maggiormente rappresentativi e che chi vuole visitare la città non può perdere”.
C’è qualche commento o riflessione proveniente da turisti da te guidati che ti ha fatto particolarmente piacere o ti è, comunque, rimasto impresso?
“Sono tanti i commenti di turisti italiani e anche stranieri che mi hanno fatto piacere, e non solo verbali. In particolare, a partire dal maggio scorso ho l’onore di poter lavorare nel mio sito preferito, il Castello Alfonsino e ogni giorno noto lo stupore dei visitatori alla vista del castello e l’attardarsi per scattare il maggior numero possibile di foto per immortalare la bellezza del posto. Questi sono i primi apprezzamenti non verbali che mi fanno un immenso piacere perché sono le reazioni più istintive e sincere. O ancora le parole di apprezzamento nei confronti della città che è risultata molto spesso una scoperta con il bellissimo lungomare e i suoi monumenti. Da una parte questi commenti mi inorgogliscono, dall’altro però mi fanno capire che non siamo ancora molto conosciuti. Spesso chi arriva in città ci arriva per caso o solo di passaggio e ne rimane sempre sorpreso. Brindisi è una città a cui non manca nulla, abbiamo storia, arte, porto, aeroporto, clima invidiabile, buon cibo e il calore della gente tipico della nostra zona che viene percepito favorevolmente dai viaggiatori.
Il mio sogno è vedere Brindisi tra le destinazioni turistiche di spicco della nostra Italia e i commenti dei turisti mi fanno ben sperare. Credo che se si prosegue sulla via della collaborazione quest’obiettivo potrà essere raggiunto, ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa. Io continuerò ad amare e difendere la mia città e parlo anche a nome dei miei colleghi dell’Associazione Le Colonne, giovani professionisti che animati dall’amore per la propria terra fanno del proprio meglio per portare alto il nome di Brindisi.
In fondo il fine ultimo di una guida turistica è proprio questo, raccontare la propria terra, far innamorare del luogo i turisti e creare dei ricordi positivi della permanenza in città affinché possano ritornarci”.