Cantalamessa: «Commosso di essere nella casa di S. Lorenzo»

Tra le svariate iniziative che l’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni sta attuando in quello che è stato proclamato l’Anno Laurenziano, per ricordare il 400° anniversario della salita al cielo del Santo patrono Lorenzo da Brindisi, al secolo Giulio Cesare Russo, quella accolta con maggiore fermento e gioia dall’intera cittadinanza e non solo dai fedeli, sicuramente è stata la venuta in città di padre Raniero Cantalamessa, cappuccino, proprio come San Lorenzo, teologo e studioso di fama mondiale, nominato “Predicatore della casa Pontificia” da Giovanni Paolo II nel 1980 e confermato in tale carica sia da Benedetto XVI, che da papa Francesco, ma anche con il carisma del grande comunicatore, conosciuto dal grande pubblico in quanto dal 1994 al 2009, ogni sabato sera, ha tenuto su Rai Uno una seguitissima rubrica in cui spiegava, con parole semplici e comprendibili, ma al tempo stesso colte e colme di spiritualità, il Vangelo della Domenica “Le ragioni della speranza”.
Nonostante che da qualche anno, per ragioni di età, viva una vita più ritirata, ha accolto con entusiasmo non solo la richiesta di venire a Brindisi, la città natale di san Lorenzo, per parlare di lui, ma anche quella di fermarsi in città per due giorni, ospite del Convento dei Cappuccini del Casale, presso la parrocchia dell’Ave Maris Stella.
Nel pomeriggio di sabato 4 maggio, padre Raniero ha predicato nella chiesa di San Paolo Eremita, da poco restaurata; chiesa, posta accanto al convento dove il giovane Giulio Cesare Russo studiò da ragazzo fino all’età di 14 anni e che il futuro San Lorenzo frequentava e dove sostava sovente in preghiera ed adorazione.
Prima della relazione incentrata sul “messaggio di San Lorenzo da Brindisi all’Europa e alla Chiesa di oggi”, c’è stato un breve, vivace e coinvolgente momento di concerto/preghiera animato dal “Rinnovamento nello Spirito” e curato dal prof. Andrea La Palma.
Quando, dopo i saluti di rito e la presentazione ad opera del Vicario Generale mons. Fabio Ciollaro, che sta coordinando tutte le iniziative per l’Anno Laurenziano, ha preso la parola Padre Raniero, è calato il silenzio più assoluto in una chiesa stracolma fino all’inverosimile e – durante quell’ora in cui, in maniera leggera e coinvolgente, ha parlato di San Lorenzo e del suo legame con Brindisi, nonostante la sua vita fosse stata molto movimentata per i tanti incarichi ecclesiali e le delicate ed ardue missioni diplomatiche che nel XVII secolo lo hanno fatto camminare molto lungo le strade di tutta Europa – non si è sentito nemmeno il ronzio di una mosca che potesse arrecare disturbo alla platea estasiata.
Nel corso della relazione, Padre Raniero ha espressamente tralasciato di soffermarsi sulle notizie relative all’infanzia ed alla vita di san Lorenzo, simpaticamente rivelando che comunque tali notizie sono di buon auspicio in quanto “il santo è nato sia in terra ”(22 luglio 1559) che in cielo”(22 luglio 1619) lo stesso giorno e mese del sottoscritto. Di cose in comune tra i due cappuccini ne abbiamo notate altre: oltre ad essere entrambi grandi predicatori di fama internazionale, tutti e due hanno vissuto l’anno del noviziato con lo stesso regime vigente prima del Concilio Vaticano II, molto rigoroso e con una disciplina che fa rabbrividire, eppure per padre Raniero come quattro secoli prima per San Lorenzo ”fu l’anno più felice della vita”.
Giulio Cesare Russo entrato a far parte dell’ordine francescano dei cappuccini, assunse il nome di padre Lorenzo ma, secondo il costume dell’epoca, veniva, dai più, chiamato semplicemente “Padre Brindisi”, per cui ben si può dire che ha portato il nome della sua città in giro per l’Europa.
Padre Cantalamessa ha voluto riproporre le parole di papa Benedetto XVI che, nell’affollatissima udienza generale in piazza San Pietro del 23.3.2011 soffermandosi sulla figura di san Lorenzo rievocò con piacere la visita a Brindisi del 15.6.2008 in cui, parlando ai sacerdoti e seminaristi nella Cattedrale di Brindisi, ricordava che “la preghiera è il momento più importante della vita di un sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina. Con l’ardore inconfondibile del suo stile, Lorenzo esorta tutti, e non solo i sacerdoti, a coltivare la vita di preghiera, perché per mezzo di essa noi parliamo a Dio e Dio parla a noi” e qui Papa Benedetto citava le parole di San Lorenzo “ O se considerassimo questa realtà, cioè che Dio è veramente presente a noi quando noi gli parliamo pregando e non solo è presente e ci ascolta, ma vuole accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande”.
Alla fine della sua relazione Padre Raniero conclude con una domanda e tre risposte: Che cosa possiamo imparare dalla vita di san Lorenzo? 1) l’importanza della predicazione per coltivare la fede. 2) La centralità di Cristo nella predicazione cristiana. 3) predicare ciò che si vive e vivere ciò che si predica.
Il giorno successivo, padre Raniero ha celebrato la santa messa nel Santuario di Santa Maria degli Angeli; giunto con un certo anticipo per poter visitare il luogo dove un tempo vi era la casa di San Lorenzo e dove sono custodite le sue preziose reliquie, vedendolo in compagnia di alcuni membri dell’Associazione San Lorenzo da Brindisi, mi sono avvicinato chiedendogli di posare per una foto di gruppo e, mentre Don Antonio mi faceva giustamente notare che si trattava di un luogo di culto, Padre Raniero, con un sorriso dolce, disarmante e difficile a descriversi, poneva fine ad ogni dubbio con un bellissimo: “ma si, facciamola questa foto, che siamo fra amici!”
Anche la chiesa degli Angeli, nonostante fosse la prima messa del mattino, si presentava piena con gente venuta anche da fuori, e, nel corso dell’omelia Padre Raniero ha evidenziato come, indipendentemente dalle tante cose fatte come diplomatico e predicatore che lo resero noto in tutta Europa, due sono i monumenti eretti da San Lorenzo, uno di carta ed uno di pietra, quello di carta è il “Mariale” una importantissima opera teologica da cui traspare tutta la sua devozione alla Madonna ed un altro di pietra che è appunto la Basilica di santa Maria degli Angeli edificata da egli stesso sul terreno della sua casa paterna ed è a questo punto che Cantalamessa ha confessato tutta la sua commozione per avere avuto il privilegio di celebrare la Santa Messa nel luogo che ha visto San Lorenzo nascere e crescere.
Altrettanto commosso è apparso, quando alla fine della Liturgia Eucaristica, ha sostato per qualche minuto a lato dell’Altare davanti alle reliquie di Padre Brindisi.
A margine della presentazione di un libro per ragazzi, scritto da Maria Andriani ed illustrato da Ada De Vito, dedicato a San Lorenzo – una copia del quale era stata donata dall’Associazione San Lorenzo da Brindisi a Padre Raniero – abbiamo approfittato della presenza del presidente di questa storica associazione Laurenziana, l’avv. Liana Serafino, per rivolgerle qualche domanda.
Cosa ha rappresentato per Brindisi la venuta di padre Raniero?
“Innanzi tutto ci tengo a dire come il volto di Padre Raniero Cantalamessa è quello di un amico di vecchia data; la barba può essere un po’ più imbiancata, ma il sorriso, l’affabilità e lo schietto accento marchigiano sono quelli che per quindici anni hanno accompagnato noi italiani ogni sabato pomeriggio su Rai Uno, spiegandoci il Vangelo della domenica. E non è certamente un caso che ancora ricopra la carica di predicatore della Casa Pontificia. Essere riusciti ad averlo a Brindisi in occasione del quarto centenario della nascita al cielo di San Lorenzo è stato un dono grande per tutta la città e per l’intera Diocesi”.
Nell’incontro di sabato, oltre a ripercorrere in maniera semplice ed accessibile a tutti la vita del Santo, ha lanciato anche un ben preciso messaggio per il presente?
“Certamente, con riferimento al dibattito ben vivo nei nostri giorni sulle radici cristiane dell’Europa, ci ha fatto conoscere come la azione apostolica intensa e diffusa di San Lorenzo nel vecchio continente come illuminato predicatore del Vangelo e messaggero di pace, in un secolo davvero difficile, fecero di lui un apostolo senza frontiere. Ci ha ricordato come nel 1609 ebbe a patrocinare presso Filippo III di Spagna la Lega Cattolica per contrastare Enrico IV e fino al 1616, essendo anche un fine diplomatico, rappresentò ufficialmente la Santa Sede presso l’imperatore Massimiliano I. Sono solo alcuni degli aspetti tracciati da padre Raniero sull’attualità di San Lorenzo sugli scenari della nuova Europa ed ora che la sensibilità degli ultimi Pontefici sospinge la chiesa a respirare due polmoni, la sua personalità brilla di chiara luce accanto ai santi Patroni d’Europa.
Nell’ambito ecclesiale ci si interroga sul ruolo che le Chiese cristiane possono avere nell’Europa, si pongono problemi di evangelizzazione, di dialogo ecumenico con l’incontro tra le varie culture e non può sfuggire il chiaro riferimento alle comuni radici cristiane come richiesto da Papa Giovanni Paolo II, che incentrò il suo ministero proprio sull’affermazione l’Europa o è cristiana o non è Europa.
Da questo punto di vista non può sfuggire, come ha più volte sottolineato padre Raniero, che San Lorenzo, già quattro secoli fa, è stato un grande europeista. Solo conoscendo l’opera teologica di San Lorenzo possiamo favorire il risveglio cristiano dell’Europa contemporanea; questo, in sintesi il messaggio e la esortazione che padre Raniero ha lanciato a tutti quanti ma soprattutto ai brindisini che devono sentirsi orgogliosi di essere discendenti di un grande luminare di scienza e santità come disse di lui Papa Pio XI, quasi un secolo fa”.
Qualche parola siamo riusciti a strapparla anche all’Arcivescovo mons. Domenico Caliandro, visibilmente soddisfatto per l’andamento delle celebrazioni in onore di San Lorenzo.
Eccellenza, è stato un bel regalo per i brindisini riuscire avere un predicatore di eccezione come Padre Raniero Cantalamessa?
“Si, davvero un evento da ricordare, ho avuto modo di conoscere padre Raniero ed apprezzare le sue grandi qualità, in occasione degli Esercizi Spirituali per i vescovi pugliesi quando presidente della Conferenza Episcopale della Puglia era un altro grande cappuccino, mons. Benigno Papa, ora Vescovo emerito di Taranto e devo riconoscere che non mi sarei mai stancato di ascoltarlo, il tempo si ferma quando padre Raniero predica ed anche se dovesse stare a parlare per ore, la gente vorrebbe che continuasse a parlare ancora”.
E per finire, un bell’aneddoto a margine del suo breve soggiorno a Brindisi: a termine della celebrazione della Messa alla chiesa degli Angeli mentre veniva riaccompagnato al Casale, ha chiesto di poter fare un giro con l’auto per Brindisi per poter avere una visione d’insieme della città; quando, poi, si era ormai in direzione del Casale, avendo ancora qualche minuto a disposizione, è stato accompagnato sul piazzale del Monumento al Marinaio, che quella mattina era aperto in quanto era in corso una celebrazione nella cripta. Innanzi tutto grande è stata la sua meraviglia per vedere il monumento in tutta la sua maestosità e nel capire che si trattava di un grande timone, dal momento che vedendolo dal piazzale dell’Ave Maris Stella si era chiesto cosa fosse quella grossa costruzione in carparo, felice anche per la presenza della statua della Vergine Maria e poi, incurante che lo aspettassero per il pranzo e dimentico del fatto che aveva detto di voler dare solo una rapida occhiata dalla macchina, è sceso rapidamente dall’auto per intrufolarsi nella cripta dove si è fatto spiegare dal cappellano don Sergio Vergari il significato di quel luogo sacro e, dopo aver osservato attentamente tutto quanto era fra quelle pareti, non si è sottratto ad un simpatico selfie con il nostro Giancarlo Sacrestano, con cui ha scherza sul curioso abbinamento ecclesiale dei loro due cognomi.