Capire per ripartire, Mariella Fanuli: «Supera ogni limite per rendere responsabili i tuoi figli»

Quarta tappa del viaggio tra coloro che possono aiutarci a capire per ripartire. Chiusa la prima fase del distanziamento sociale, spinto sino all’isolamento alla sola frequentazione delle quattro mura domestiche, in convivenza con il nucleo parentale più ristretto, ci apriamo a concepire una fase di ricostruzione, non facile, non semplice.
Tra le tante fragilità che in questo tempo si sono acuite e prodotto ulteriori ferite o lenito dolori grazie ad un lavoro di riaccostamento all’interno dei nuclei familiari, approdiamo nel nostro cammino a casa di Mariella Fanuli avvocato già patrocinante in Cassazione che con sensibilità e competenza pone la tutela della “persona” e della sua dignità, al centro della propria attività.
Avvocato della Famiglia e del Minore, Consulente Famigliare Laico ed Ecclesiastico, Mediatrice Famigliare Aimef, Counselor, Conduttrice Gruppi di Parola di Bambini di Genitori in conflitto nonché coordinatrice Famiglia della Camera Civile di Brindisi e Componente Commissione Nazionale Famiglia dell’UNCC, oltre che Giudice Onorario di Tribunale, oggi GOP, con funzioni di VPO presso la Procura di Lecce.
Mariella è tra i protagonisti alla stesura delle Linee guida del Tribunale di Brindisi in ordine all’affidamento condiviso dei figli, linee guida che sono divenute parametro adottato da molti tribunali italiani ed aperto, finanche, una riflessione internazionale.
Alla competenza, Mariella aggiunge un elevato grado di sensibilità e di profondità d’animo che la inquadra tra le persone a cui affidare la comprensione e la ricerca della migliore dinamica per ripartire. Ci confrontiamo al telefono o per messaggi, modalità rapide certamente, ma che lasciano sospeso l’incontro, col suo patrimonio di sfumature che fanno la differenza.
In questo tempo sospeso, chiusi nelle proprie abitazioni, oltre al senso di protezione, si sono acuiti i temi della convivenza “forzata” e della gestione delle crisi intra familiari già insorte o esplose durante questi difficili giorni di distanziamento sociale.
“Tutelare giuridicamente un individuo – mi sottolinea – non significa applicare tecnicamente nozioni e procedure ma accoglierlo, comprenderne le esigenze e saper agire per lui, con lui alla ricerca delle migliori soluzioni”.
Mariella si occupa del grande protagonista della società, la famiglia e dei minori in particolare, promuovendo la centralità del minore, soggetto di diritto. Una importante attività di mediazione alla ricerca della serenità e del recupero dei ruoli e dei rapporti prima ancora dell’attività giudiziaria.
“Prima di pensare a cambiare il mondo – mi dice – fare le rivoluzioni, meditare nuove costituzioni, stabilire un nuovo ordine, bisogna scendere prima di tutto nel nostro cuore, farvi regnare l’ordine, l’armonia e la pace. Soltanto dopo, cercate le anime che vi assomigliano e passate all’azione”.
La sua citazione di Platone, che colpisce dritto e va al punto della questione, non la recita, non la riporta meccanicamente, ma è suo modo di pensare e concepire, che in questo tempo suona ancora più forte, in presenza di una opportunità dettata dal silenzio e dalla possibilità di ascoltarsi dentro.
Per fare questo cos’è necessario?
“Oltre alla preparazione olistica, la “volontà” di chi chiede e di chi tutela, dopo aver individuato un linguaggio comune… Ove, per linguaggio comune si intende coincidenza di parole con il loro contenuto…in una parola, “COERENTE”
Puoi spiegare in cosa consiste il ruolo del mediatore familiare?
“Il compito di Mediazione Famigliare, consiste nel conoscere il conflitto relazionale e gli strumenti comunicativi, per giungere a difendere ognuno da sé stessi”.
Pare di capire che ci sia un lavoro profondo, anche su sé stessi.
Per giungere a la funzione di Conduttrice dei gruppi di figli di genitori in conflitto, sono certamente partita da me e dopo aver conosciuto la pedagogia e la psicologia… le emozioni, le relazioni ho potuto decidere di superare ogni limite ed ogni blocco per rendere le persone felici. Un processo che diventa individuale e si concretizza se vuoi nell’applicazione di una complessa azione: “supera ogni limite per rendere consapevoli e responsabili i tuoi figli, attraverso Te”. È così che si esplica la tutela dei diritti, riconoscendo, esercitando e chiedendo l’applicazione continua e costante degli stessi.
Quando non accade?
“Se hai riconosciuto la violazione, hai riconosciuto il #diritto all’applicazione di quella tutela per cui, mamma e papà o genitore che sia, tuteleranno ciò che è il bene dei propri figli in quanto diritto degli stessi ad essere tali”.
Cosa ci è successo in questi due mesi di distanziamento?
“Ci siamo addormentati in un mondo, e ci siamo svegliati in un altro. Improvvisamente Disney è fuori dalla magia, Parigi non è più romantica, New York non si alza più in piedi, il muro cinese non è più una fortezza, e la Mecca è vuota. Abbracci e baci diventano improvvisamente armi, e non visitare genitori e amici diventa un atto d’amore. Improvvisamente ti rendi conto che il potere, la bellezza e il denaro non hanno valore e non riescono a prenderti l’ossigeno per cui stai combattendo. Il mondo continua la sua vita ed è bellissimo. Pare lanciare un messaggio: L’aria, la terra, l’acqua e il cielo senza di te stanno bene. Quando tornate, ricordate che siete miei ospiti. Non i miei padroni”.
Molti, in questi giorni, rimettono ordine, alla casa, alle memorie, si rileggono libri e si ritrovano oggetti dimenticati. Cosa fai tu?
“Io ho cominciato con il fare ordine, pulire ovunque poi mi sono soffermata sul silenzio e sul respiro e mi sono accorta che nel frattempo mi ero persa. Si, mi ero completamente persa!… dietro ad una frenetica corsa al lavoro, agli impegni, alla tutela degli altri, veloce, immediata perché il dolore di ognuno può essere sempre alleviato con poco… Ed è così che tuteli le persone! Questo però mi ha fatto uscire fuori da me. Ho iniziato ad ansimare e non capivo come mai avevo sempre questa ansia addosso questo Respiro affannoso questa stanchezza cronica questa insoddisfazione quotidiana. Qualcuno mi ha detto che prendo a cuore tutto… Sono bastati già i primi 3 giorni e la lentezza di quei tre giorni a farmi riscoprire la bellezza del mio mondo, la bellezza.. di me.. Ed è quella che sto cercando di coltivare in tutto questo periodo ritrovandomi e migliorandomi. Non mi spaventa, anzi. Mi emoziona così come lo ha fatto questo virus che devo ringraziare più di qualsiasi essere vivente. Coltivo la gratitudine verso la vita”.
Dai balconi e alle finestre, chi canta l’INNO NAZIONALE e chi ha dispiegato il TRICOLORE. Che significato dai a questo fenomeno?
“Non è un fenomeno che mi colpisce. Lo avverto vuoto e privo di significato…una mania di apparenza se mi è consentito esprimere il mio pensiero… “Se lo sentissi dentro, mi sarei comportato da Italiano”. Mi sarei preso cura, avrei custodito, proprio come due genitori dovrebbero fare con i figli. Ma noi sappiamo che questo non accade e l’Italia ne è il riflesso per cui, l’inno Italiano ed il desiderio di cantare dai balconi è come la preghiera che rivolgo a Dio quando sono in pericolo. Passato il pericolo mi scordo di Dio e della preghiera”.
“FERMATE IL MONDO VOGLIO SCENDERE”. Quante volte l’abbiamo detto: quale mondo s’è fermato?
“Non mi è mai venuta in mente questa espressione. Piuttosto mi sono chiesta come mai mi è toccato vivere in questo momento storico. Privo di umanità, dignità, definito, del benessere e società liquida, allo stesso tempo… Già questo accostamento, mi spaventa. Benessere, poi… solo apparente. Tutti tristi, insoddisfatti, mossi dalle fila di qualcun altro… Se io soffro o mi dispero, chi se ne accorge? Confucio diceva:se hai bisogno di una mano guarda in fondo al tuo braccio. Da piccola sono stata abituata a suonare alla casa del vicino per chiedere lo zucchero e mi vedevo offerto il caffè ed il pane appena sfornato. Delle vigilie di ogni festa ero abituata alla casa piena di uomini e donne che facevano insieme il pane, la pasta fatta in casa e poi i più forti che per me coincidevano con gli uomini, facevano provvista di legna, e tutto ciò che il peso non avrebbe consentito ad una donna. Avvertivo l’occhio e le braccia maschili a proteggere e la dolcezza femminile ad accogliere. Ovviamente questa rappresentava la forza di entrambi e tanto per me definiva la famiglia, il ruolo, la responsabilità, la saggezza, l’essere adulto. Noi, giocavamo oppure partecipavano alle maestrie delle nostre mamme. Io tutto questo non lo ritrovo… Non ritrovo più esempi da seguire ma spesso azioni e modalità da cui prendere distanze. In poche parole, un terreno minato su cui cammino evitando di saltare in aria poggiando i miei piedi su qualche ordigno. Questo è il mondo che non avrei augurato a nessuno. Il virus lo avverto come un amico”.
L’abbraccio è l’incontro. L’uno e l’altro sono negati. Quali libertà ci restano?
“L’incontro per me è altro. È l’incontro di occhi, sorrisi, espressioni. Il contatto più bello è questo. Lì c’è l’abbraccio delle anime, nella gioia e nel dolore. Io posso abbracciare anche solo con uno sguardo, con il silenzio nell’ascolto, con una parola di gioia o di conforto. La libertà di essere e di stare nel nostro essere… È questo che manca e la dimostrazione ci viene anche da questo momento. Ognuno fugge da sé stesso a dai suoi affetti. Come mai? Io con me stesso e con i miei cari dovrei starci benissimo invece ho bisogno del rumore per riempire il vuoto che ho dentro. È più facile”.
C’è chi vendeva sogni e chi solide realtà. Che fine faranno le solide realtà?
“Oggi è realtà ed è il sogno che mi sento di coltivare”.