Carmine Di, il fonico preferito da MINA

Il suo ultimo pezzo “Mina e Celentano con acqua e sale” ha superato un milione di copie. Carmine Di, 59 anni, mesagnese trapiantato in un paesino di duemila anime a Valmorea (Como), torna puntualmente ogni mese a Mesagne per andare a trovare la mamma Nerina, 93 anni, ospite della RSSA Villa Bianca. Il suo è un lavoro particolare: è freelance audio engineer. Cioè? In parole povere è un tecnico del suono. Ultimamente ha rallentato i ritmi lavorativi. Non lavora più negli studi ma solo quando viene chiamato. Lo incontriamo in uno dei suoi ultimi ritorni in città. Parla ancora perfettamente il dialetto mesagnese del quale non ha perso nulla. “E’ importantissimo per me perché fa parte della mia identità e ci tengo molto”, dice sorridendo. “Vengo con piacere a Mesagne. Mamma Nerina mi pretende e lo faccio con piacere da quando è venuto a mancare mio padre e mia sorella si è trasferita in provincia di Perugia”. “Mesagne – continua – è talmente cresciuta che a volte mi sono sentito quasi estraneo. Le generazioni cambiano. Quando venivo prima conoscevo tutti per strada. Adesso faccio fatica”.
Carmine iniziò la sua attività lavorativa come dipendente fisso presso lo studio Cave Digital (ex Watermelon) di Milano. Ha lavorato con artisti importanti: Roberto Vecchioni, Mango, Loredana Berté, Fabio Concato, Litfiba, Miriam Makeiba, Ricchi & Poveri, Celeste Johnson, Luca Madonia (ex Denovo) Riccardo Foglia, Dori Ghezzi, Rossario Di Bella, ecc.
“E’ stato un bel periodo, durato poco più di quattro anni – aggiunge -. Poi ad un certo punto per incomprensioni con titolare dello studio dove lavoravo lasciai. Fui contattato da Massimiliano Pani, il figlio che Mina ebbe dall’attore Corrado Pani. Cercava un fonico per lo studio della madre e gli era stato fatto il mio nome. Parlammo, mi fece una proposta ed accettai. Volevo lasciare Milano, avevo messo su famiglia per cui mi trasferii in provincia di Como dove tuttora vivo, ad un passo da Lugano dove vive Mina”. Ci parli di Mina. “Difficilmente la vedi in giro. E’ molto casalinga e viene in studio solo quando ce da fare qualche cosa. Abbiamo fatto diversi lavori”. E i suoi rapporti con Celentano? “Complicati per via dei litigi tra il figlio Massimiliano e Claudia Mori, la moglie di Celentano. Adriano è inaffidabile per quanto riguarda il rispetto dei tempi. E inoltre faceva sempre modificare pezzi che in un primo momento aveva ritenuto chiusi. Come la tela di Penelope, non si finiva mai. Mina è una donna lucidissima nonostante i 79 anni compiuti lo scorso 25 marzo, ha una voce ancora da ragazzina. Ma ormai fa più la nonna in quanto vive per i nipoti. Anzi che dico, fa bisnonna con Axel Pani, figlia di un figlio di Massimiliano”.
Ma come hai fatto ad intraprendere questa attività.
“Sono stato sempre appassionato di musica. A 13 anni seguivo i programmi di Arbore e Boncompagni ma seguivo soprattutto i gruppi ed i cantanti inglesi e americani. Come tanti giovani appena diplomato geometra andai in Svizzera in cerca di lavoro. Il mio sogno era Londra per intraprendere l’attività musicale e poiché avevo bisogno di soldi andai a lavorare da mio cugino in uno studio di registrazione in Germania a Francoforte. Ma ho fatto anche il facchino in alberghi. A Francoforte imparai subito l’inglese per poter lavorare come apprendista di assistente di studio. Fu a Francoforte che capii che nella vita avrei fatto quello che sognavo, ossia il fonico. Divenni autonomo e lavorai come freelance in vari studi con vari artisti. Un anno a Londra poi nel 1989 tornai in Italia, a Milano, dove iniziai un nuovo capitolo della mia vita professionale in uno studio importante, il Cave Digital dove lavorai con artisti di successo”.
Della Mesagne di allora che ricordi hai. “Sono ancora in contatto con alcuni amici geometri che vengo a trovare. Ricordo l’unica discoteca di allora il System”.
E la Mesagne di oggi? “E’ cambiata tantissimo in meglio”.
Concludendo? “Concludendo sono sempre felice quando torno a Mesagne e non escludo che tra qualche anno ci torni definitivamente nella mia casa di via Pordenone. Quando si è giovani si ha l’incoscienza di inseguire inconsapevolmente i tuoi sogni senza porti limiti. O la va, o la spacca. Da adulti magari non ci credi ma da giovani si ha energia e volontà. Mia mamma quando non mi vedeva studiare e mi trovava dinanzi allo stereo, mi diceva che quello non mi avrebbe dato da mangiare. Invece è successo proprio il contrario perché la passione è stata talmente forte che alla fine ne ho fatto una professione. Ecco perché dico che bisogna sempre inseguire i propri sogni”.