Cedat 85 in Europarlamento, ma il cuore e l’anima restano a San Vito

Dalla piazza centrale di un piccolo comune del Brindisino alle aule del Parlamento Europeo. Dalle macchine da scrivere con i tasti che spesso si inceppavano ai primi rudimentali personal computer. Dalla carta carbone all’intelligenza artificiale.
Può riassumersi in questi essenziali passaggi la storia imprenditoriale della Cedat 85 s.r.l., azienda sanvitese da 35 anni nel campo della esocontazione, sottotitolazione e trascrizione automatica di sedute pubbliche, che da qualche giorno si fregia di aver vinto l’appalto per la trascrizione e la traduzione in tempo reale, basate sull’intelligenza artificiale, delle sessioni plenarie dell’assemblea parlamentare dell’Unione Europea.
In collaborazione con Bertin It, società francese di tecnologia vocale, e Sdl, azienda belga di lingue e intelligenza artificiale, la Cedat 85 con questo prestigioso incarico capitalizza 35 anni di eccezionale attività nella gestione del parlato e della sua scrittura (nonché dello sviluppo delle tecnologie utili per il trattamento automatico del linguaggio) e consegue lo straordinario risultato di siglare con una firma tutta pugliese una soluzione che fornisce un servizio automatico di trascrizione e traduzione dei dibattiti parlamentari in tempo reale nelle 24 lingue ufficiali della UE.

Come mai nei lontani anni Ottanta un imprenditore del Sud abbia scelto di investire nella fornitura dei contenuti provenienti dal parlato (piuttosto che nei più scontati olio o vino), lo spiega colui che ha fondato la Cedat 85 e ancora adesso ne incarna lo spirito e ne indirizza la missione: “In una precedente vita facevo il giornalista”, confida Gianfranco Mazzoccoli, ricordando gli esordi dell’azienda. “Ho cominciato con la rendicontazione delle sedute dei consigli comunali del mio paese, San Vito dei Normanni. Poi piano piano quella che era soltanto una parte del mio lavoro è diventato un lavoro a tempo pieno. Ci siamo organizzati in forma imprenditoriale intorno ad una proposta che ha trovato grande accoglienza sia nel territorio che fuori. All’epoca ciò che adesso costituisce il fulcro della nostra attività, cioè il riconoscimento automatico della voce, sembrava qualcosa di irrealizzabile. Quando ho iniziato ad operare in questo settore, nelle amministrazioni comunali c’erano ancora le macchine da scrivere. Non c’è bisogno che spieghi quale disagio fosse verbalizzare con un mezzo così rigido e quale scomodità comportasse l’impossibilità di fare copie se non utilizzando la carta carbone. Sul territorio siamo stati i primi a introdurre il pc con programmi di videoscrittura. Addirittura archiviavamo i files sui floppy disk! Soltanto molto tempo dopo sono arrivati i cd-rom”.

Nel frattempo la Cedat 85 cresce territorialmente, espandendosi in altre zone d’Italia, e professionalmente, mettendo a punto i più sofisticati software di riconoscimento vocale, alcuni dei quali coperti da brevetto industriale di unicità. È dei primi anni Novanta la collaborazione con la statunitense IBM, probabilmente la più solida azienda al mondo nel settore informatico, con la quale l’impresa sanvitese, iniziando a interessarsi al riconoscimento automatico della voce, ha brevettato un sistema di resocontazione in diretta, interamente digitale, basato su un sistema proprietario di trascrizione automatica (che consente di fare a meno degli stenotipisti) con sincronizzazione dell’audio con il testo. Detto in parole comprensibili a tutti, il software riconosce le parole, le trasforma in tempo reale in testo con una accuratezza del 95% e le indicizza persino. Tale sistema, noto con il nome di +VOCE, consente la trasmissione dell’audio in diretta in qualsiasi luogo e quindi rende non più indispensabile la presenza dei resocontisti professionisti nella sede ove è necessario eseguire la trascrizione degli atti.

Nel corso degli anni, mano a mano che le soluzioni informatiche si sono andate perfezionando, la Cedat 85 ha acquisito un portafoglio clienti particolarmente vario e di eccezionale autorevolezza in campo nazionale e internazionale: oltre mille istituzioni pubbliche (tra cui Camera dei Deputati, Presidenza del Consiglio dei Ministri, vari ministeri, Consigli regionali, oltre 200 Comuni), università, grandi gruppi privati (Fiat, Ferrari, Allianz, Telecom Italia, ecc.) e banche (Monte dei Paschi di Siena, Veneto Banca, Banca Intesa) hanno affidato a Cedat la gestione del parlato delle attività che svolgono, ai più diversi livelli. “Se mi chiede quale sia il cliente più difficile, non posso rispondere senza incorrere in incidenti diplomatici”, scherza il condirettore generale Enrico Giannotti, anch’egli sanvitese (ma trasferitosi a Roma per guidare la sede della Capitale). “Posso dire che i clienti esigenti sono i migliori, perché fanno crescere l’azienda, motivandola a fare sempre meglio. In ogni caso, senza fare nomi, le dico che i clienti peggiori sono due: quello che si accontenta del poco, perché non ci sprona a perfezionare le tecnologie, e quello che ha come unico obiettivo il risparmio, perché dimostra di non aver capito che la nostra vocazione non è fornire il servizio ma fidelizzare”.
Attualmente l’azienda fondata da Mazzoccoli ha sedi anche a Roma, Padova, Perugia e Palermo, ma conserva ancora un forte legame con il territorio in cui è nata e cresciuta. Lo chiarisce Giannotti: “Cedat 85 è una azienda nata in un ufficio situato nella piazza principale di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi e quell’ufficio resta il cuore del nostro lavoro, non è soltanto un luogo di rappresentanza o in cui riceviamo la posta. Circa 40 persone lavorano stabilmente a San Vito, provenienti da tutta la Puglia. L’azienda ha iniziato proponendo servizi per le pubbliche amministrazioni ed in particolare ritagliandosi una competenza specifica nell’attività di verbalizzazione del contenuto di assemblee, adunanze, convegni, congressi che dovessero avere la necessità di disporre, al termine delle proprie attività, di un documento riportante quanto discusso. All’inizio, quando non c’era internet, era necessario inviare fisicamente qualcuno dei nostri sul posto nel quale si doveva registrare la seduta. L’avvento della rete ha cambiato il nostro lavoro, consentendoci di controllare dal nostro ufficio, attraverso la connessione internet, un software di registrazione posizionato nel luogo fisico della riunione. Siamo stati tra i primi in Italia ad avvalerci di software a distanza e da quel momento abbiamo investito sempre più risorse per implementare e migliorare questo tipo di servizio. Parallelamente, abbiamo guardato con interesse alle tecnologie di riconoscimento vocale che si affacciavano timidamente sul mercato: da lì è nato il nostro fiore all’occhiello, cioè VOCE+. Mi permetto di sottolineare che molti, anche a livello internazionale, ormai sviluppano tecnologie simili alle nostre, ma quello che ci distingue e che ci consente di avere un portafoglio clienti di cui andare fieri è la nostra cura per i dettagli e la grande attenzione che riponiamo nel venire incontro alle esigenze dei clienti, anche dei più difficili”. Tra le cose di cui il gruppo Cedat 85 può essere fiero c’è anche la circostanza che la Gartner, società internazionale di consulenza, analisi e ricerca nel campo della tecnologia dell’informazione, nel 2018 ha inserito Cedat 85, società madre del gruppo, tra i migliori 11 operatori al mondo per il settore del riconoscimento vocale. La storica Cedat 85, che conta nel suo organico un centinaio di persone, è ora parte di un più ampio gruppo di cinque società, con attività e collocazioni diverse: ad essa si aggiungono la Real Time Reporting s.r.l. (attiva nella fornitura di servizi di verbalizzazione), la Società consortile Subtitle Voice (che svolge ricerca per lo sviluppo di nuovi processi produttivi per l’innovazione tecnologica nel campo informatico, telematico, multimediale e del broadcasting), la Cedat Real Estate s.r.l. (con interessi nel campo immobiliare) e la Mediamonitor s.r.l., (specializzata nel monitoraggio media, nelle rassegne video e nella reperibilità delle informazioni che passano sui media parlati).

Quanto al progetto sfociato nella vittoria del bando europeo, Enrico Giannotti, che ne è il principale artefice in qualità di responsabile dello sviluppo di nuove tecnologie e nuovi business, precisa che tutto è nato in seguito alla intercettazione di un bando europeo, ma che la Cedat 85 non avrebbe raggiunto i livelli su cui si è attualmente assestata se non avesse avuto il supporto dell’agenzia regionale Puglia Sviluppo, società in house della Regione che gestisce gli incentivi alle imprese e favorisce l’accesso al credito attraverso strumenti finanziari, oltre ad assicurare supporto tecnico alla Regione per internazionalizzazione e attrazione degli investimenti: “Puglia Sviluppo ci ha stimolato, creando intorno a noi le condizioni per la partecipazione ai bandi e per la presentazione di molti dei progetti che abbiamo realizzato. Per un imprenditore è importante essere supportato anche a livello istituzionale”.
Proprio relativamente alle attitudini imprenditoriali del territorio, l’opinione del fondatore di Cedat 85 è netta e non suscettibile di interpretazioni: “Io credo che il più grande limite dei nostri potenziali imprenditori sia costituito dalla mancanza di fiducia nelle proprie capacità. Non crediamo abbastanza in noi stessi e alla lunga questo rappresenta un problema, perché inibisce l’attività d’impresa sul nascere. Sento spesso utilizzare un’espressione che detesto, quando si parla della nostra provincia e del Sud in generale: “la nostra martoriata terra”. La usano coloro che pensano che nascere altrove avrebbe fatto la differenza e che siamo sfortunati perché non abbiamo infrastrutture di supporto, o fondi sufficienti per gli investimenti e per la ricerca. Ma noi abbiamo professionalità eccellenti, una empatia che ci distingue in tutto il mondo e una qualità della vita che in altri posti sognano, è assurdo che non siamo capaci di valorizzare questi aspetti!”, dice con entusiasmo Gianfranco Mazzoccoli. “Basta parlare di terra martoriata. Siamo a noi a martoriarla, tutte le volte che restiamo incapaci di fare rete tra le diverse agenzie e che sviliamo le nostre competenze professionali. Non credo che debba liquidarsi tutto con la generica formula della scarsità dei fondi. Le cose che ci mancano non costano, vanno costruite a livello culturale: la più grande povertà non è la mancanza di risorse economiche, ma l’impoverimento e la mortificazione delle risorse umane”, conclude.