
di Fabiana Agnello per il7 Magazine
Causa cronica carenza di personale interno, il numero massimo di utenti che potrà essere ricevuto per attività d’ufficio è di 30 persone»: queste le parole scritte su un foglio che il vigilantes ha affisso nella bacheca del Centro per l’impiego di via Cappuccini, alle nove.
«E’ ridicolissimo» ci dice Tony, partito da Mesagne alle tre e mezzo, «noi andiamo per chiedere un lavoro e manca lavoro a loro?».
Chi è riuscito ad arrivare entro le cinque del mattino, è rientrato nei 30 «fortunati disoccupati» che hanno potuto usufruire del servizio dei soli tre dipendenti seduti dietro ai sei sportelli.
«Dicono che è un problema della Regione, che loro non possono farci niente. Ma intanto a noi viene lo sconforto se manca già il lavoro a loro. Ed è ridicolo quel foglio».
E’ questo lo scenario cui si assiste ormai, ogni mattina dalle tre in via Cappuccini 111, da quando la Regione Puglia dal 1° luglio dello scorso anno ha avocato a sé
la competenza in materia di mercato del lavoro, sollevandone la Provincia, senza però realizzare le aspettative previste.
La chiusura delle succursale di Mesagne ha più che raddoppiato l’utenza a fronte di un organico che, se fino a ottobre contava sei dipendenti, ora è stato ridotto a tre. E non per malattia o ferie.
«Li stanno licenziando. E spero sia per incompetenza» racconta Francesca che per un’errata compilazione della pratica del progetto «Garanzia Giovani» ha perso un’occasione allettante di lavoro.
«Questo accadde a giugno dell’anno scorso. E quanto tornai a settembre la collega di quella incompetente mi disse “Peccato, se ci fossi stata io, a quest’ora staresti lavorando. Mi dispiace”». Anche la beffa.
Francesca, purtroppo, non è rientrata «nelle 30 unità» ammesse agli sportelli: è arrivata dieci minuti dopo le cinque, come tutte le altre 80 persone che alle nove, dopo l’apertura dei battenti, sono tornate a casa.
Nel mese di settembre 2018, dato il raggiungimento di numeri spropositati agli sportelli, era stato chiesto e ottenuto dalla Regione il contingentamento sino a un massimo di 60 utenti al giorno: l’attuale carenza di personale ha dovuto dimezzarli.
Richiedere uno stato occupazionale o avere un orientamento per il futuro lavorativo è diventata una avventura disumana.
Aumentano le code, le grida, le incomprensioni, fino a sfociare in veri e propri momenti di tensione che, a volte, devono essere necessariamente mitigati dall’intervento delle forze dell’ordine.
E chissà, se un giorno, a fare la fila dalle tre di notte al Centro per l’impiego di via Cappuccini, non ci sarà anche quel personale interno che ha perso il lavoro.