Come la bugia uccide il mondo che cambia

George Bernarde Show scriveva: esistono cinque tipi di bugie: “la bugia semplice, le previsioni del tempo, la statistica, la bugia diplomatica e il comunicato ufficiale”.
“Se diciamo una bugia – canta Fiorella Mannoia – è una mancata verità che prima o poi succederà”.
A George Horwell, spetta la palma per la più incisiva affermazione sulla bugia, con la frase: “In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.”
Al medesimo Horwell è ascrivibile la definizione più lapidaria per incastrare ogni bugiardo: “Il vero castigo per chi mente, non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno”.
Così accade che il bugiardo compulsivo, quello incapace oramai di trattenere persino un peto, non è la sconfessione della sua sublime menzogna, quanto, l’essersi rovinato tutto il suo proprio talento di saper credere in qualcosa, in qualcuno. Egli si è trasformato, per sua medesima insulsaggine in un essere abbietto ed incredibilmente incapace di produrre relazione, perché si è fatto preda della insicurezza, della incertezza costante, per cui ogni verità, fosse pure la più verace, la più santa, non avrà più la forza di accettarla.
Pare poco, ma da solo si è trasformato in un mostro antisociale, complottista e carico di nevrosi, che sarà pure difficile, per uno psichiatra, di trovare il bandolo di una matassa che lo stritola, come fosse pitone-costrictor, alla sua medesima abiezione.
Senza voler andare molto indietro nel tempo o per come si dice in certi ambienti, per restare sul pezzo, sfugge a Donald Trump la capacità oramai bruciata tra le fiamme lancinanti dell’odio che prova verso tutto e tutti che non sia egli medesimo e rischia di non comprendere neppure il processo di fortissimo discredito a cui ha sottoposto il valore unificante che è la democrazia, negli Stati Uniti.
A lui e alla sua distorsione, che nel mentre scrivo è all’attenzione della classe dirigente statunitense, va ascritta tutta la complessa manovra di indebolimento di un valore che per quasi settanta anni ha tenuto saldo il confronto in una vera guerra tra il liberismo occidentale ed il socialismo orientale.
In pochi mesi la sua nevrotica ed eccentrica richiesta di diminuire l’azione di dialogo con gli alleati storici e chiudersi in una visione tutta autarchica che si legge nel motto “America first” ha rappresentato una narrazione che ha scosso le emozioni, ma ha tradito tutte le ragioni che di quel Paese hanno rappresentato l’ossatura.
L’esempio di Trump, però non esaurisce nella sua menzogna compulsiva la devastazione di principii e valori, a lui seppure da un palazzo assai lontano dal suo, Kim Jong Un, il leader nord coreano, ha stabilit l’altro, ma invero, già sperimentato chichè della menzogna fatto di comunicati ufficiali che offendono anche i ciechi che, pure loro, si accorgono della impraticabilità delle verità di regime che giungono da quell’area. La guerra a suon di testate nucleari col presidente statunitense, hanno raggiunto apici di sconsiderata inquietudine che neppure la stretta di mano tra i due ha saputo fugare, affetti ambedue, da incredulità reciproca.
Nel nostro quotidiano è da molto che non si contano le bugie semplici, quelle che sono necessarie, ma mai obbligatorie, per realizzare piccole fughe dalla stringente realtà. Nessuno le considera, le si danno per scontate ed hai voglia a ribadire con forza che giuri e spergiuri, che sei sincero fin dentro le corde vocali, quando parli.
Nel nostro BelPaese a suon di bugie si manda avanti un valzer delle inquietudini, tra i leaders politici che di cazzate ne sparano a bordate e a bordate ne ricevono.
A nessuna mente sana sfugge il bisogno di frenare il gioco al massacro e nonostante il forte appello del Presidente Mattarella, alla responsabilità, il rischio di una crisi di governo accompagna l’ora che coniuga la colazione con la cena, per riproporsi immancabile ogni giorno.
Non sono bugie quelle di quanti gridano, di quanti protestano ed anco più rumorosa è la verità esclamata dai tantissimi che in silenzio inghiottono malumori, ristrettezze ed insicurezza personale e sociale.
La bugia più grossa che non è quella statistica che ogni giorno ci dice a quanti punti è “l’erre con ti” questo coefficiente che a calcolarlo bene, ogni volta c’è sempre una incognita di troppo che ce lo renda chiaro e tondo.
Saremo Gialli, Arancioni o Rossi e bugiardi tutti quanti, che al rigore delle regole non crediamo più non credendo più capaci i nostri governanti di raccontarcene una giusta.
Siamo nei guai come spiegava George Bernard Show o se preferite, non ne usciremo se diamo credito a Orwell, perché siamo finiti all’inferno nel girone degli increduli per loro stessa decisione, sorta di anime suicide, che per giustificarsi, son pronte a gettare fango e insulti contro tutto e tutti.
Oramai a godere sono solo in pochi e son quelli che fanno commercio di bugie ed il loro potere si chiama “Dittatura del like” che manovra le proprie spire attraverso il braccio inquisitore dei social network, nessuno escluso.