Conte di Montecristo, romanzo di ispirazione brindisina

Il 7 marzo 1799 il generale francese Alexandre Dumas, dopo aver partecipato alla campagna napoleonica d’Egitto, s’imbarcò per la Francia, ma dopo qualche giorno di navigazione, le precarie condizioni della nave e il mare in tempesta lo costrinsero a cercare rifugio nel porto di Taranto, fiducioso d’incontrare accoglienza amica. Non fu così: tutti i francesi a bordo furono catturati dai sanfedisti del cardinale Fabrizio Ruffo che, per sfortuna di quei naufraghi, da qualche giorno avevano ricondotto la città sotto il controllo borbonico. Per il generale Dumas iniziò così una lunga e penosa prigionia che doveva concludersi a Brindisi due anni dopo, serbando così per Brindisi un appuntamento frugale con la leggenda: quella del Conte di Montecristo.
Il generale Dumas, infatti, sarebbe divenuto padre del romanziere Alexandre Dumas, autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo, i due arci famosi romanzi per i quali l’indubbio ispiratore fu proprio quel padre generale con la sua rocambolesca esistenza: Thomas Alexander Davy de la Pailleterie, o più semplicemente Alex Dumas, come preferì firmarsi dopo essere asceso per merito proprio fino al grado di generale di divisione.
Alex Dumas nacque il 25 marzo 1762 a Jérémie, nella colonia caraibica francese di Saint Domingue – la odierna Haiti – figlio di un nobile francese, il marchese Alexandre Antoine Davy de la Pailleterie e di Marie Cessette Dumas, la sua schiava nera concubina. Antoine era il primogenito del marchese Alexandre Davy de la Pailleterie, aristocratico in declino della provincia di Caux, e suo fratello Charles, nel 1732 ebbe un incarico militare nella colonia francese di Saint Domingue, dove sposò una ricca creola orfana, rilevandone la piantagione di canna da zucchero. Così, nel 1738, Antoine, il futuro padre del generale, si unì a suo fratello Charles, lavorando nella piantagione per dieci anni per poi abbandonrla dopo un violento litigio tra fratelli.
Quando il blocco britannico alle spedizioni francesi limitò le esportazioni di zucchero da Saint Domingue, Charles si dedicò a contrabbandare la merce da un territorio neutro, sul confine nordorientale della colonia, lo scoglio di Monte Christi, oggi in territorio della Repubblica Dominicana, di fronte al quale si trovava un isolotto: Monte Cristo. Antoine, invece, in Saint Domingue si guadagnò da vivere in Jérémie, come coltivatore di caffè e cacao in una sua più modesta piantagione, La Guinaudèe. Acquistò la schiava Marie Cessette, la tenne come concubina e nel 1762 nacque il loro primo figlio Thomas Alexandre; in seguito nacquero anche due figlie, Adolphe e Jeannette, che affiancarono una prima figlia di Marie Cessette, Marie Rose.
Morti i suoi fratelli, Antoine rimase erede unico della famiglia Davy de la Pailleterie e nel 1775, già sessantenne, decise di tornare in Francia per riscattare il titolo nobiliare e le proprietà della famiglia. Non avendo però il denaro necessario al viaggio, se lo procurò vendendo le tre figlie. Il figlio Thomas Alexandre, invece, lo vendette al capitano francese Langlois con diritto di riscatto, ottenendo con ciò, sia un modo legale per mandare il figlio in Francia e sia un prestito temporaneo per le spese del suo viaggio.
Così, il ragazzo Thomas arrivò in Francia il 30 agosto 1776, registrato sul manifesto della nave come lo schiavo Alexandre. Appena sbarcato, suo padre lo ricomprò e lo liberò, portandolo nella riscattata tenuta di famiglia a Belleville in Caux, Normandia, dove vissero per più di un anno finché, venduta quella proprietà si trasferirono in una casa in rue de l’Aigle d’Or, nel sobborgo parigino di Saint Germain en Laye. L’anno seguente, Antoine si sposò e poco dopo Thomas decise di arruolarsi: non potendo dimostrare almeno quattro generazioni di nobiltà dal lato paterno – anche se possedeva tale requisito – lo fece come soldato semplice di cavalleria nel 6° Reggimento dei Dragoni della Regina e lo fece assumendo il nome di Alexandre Dumas.
Il 15 agosto 1789, a un mese dall’inizio della Rivoluzione, l’unità di Dumas fu inviata nella città di Villers Cotterêts per controllare l’ondata di violenza rurale e Dumas, alloggiato presso l’Hôtel de l’Ecu, si fidanzò con la figlia dell’albergatore, Marie Louise. Nel luglio 1791, il reggimento di Dumas fu inviato a Parigi in funzione antisommossa insieme alle unità della Guardia Nazionale, sotto il comando del marchese Lafayette e nel 1792, come caporale della Rivoluzione, Dumas si cominciò a distinguere per le sue temerarie azioni di guerra e la sua reputazione cominciò a crescere e a diffondersi tra i militari francesi. Così, nell’ottobre, con a Parigi già proclamata la repubblica, Dumas entrò con il grado di tenente colonnello nella Légion franche des Américains et du Midi, una legione libera, indipendente cioè dall’esercito regolare, composta da uomini di colore liberi.
Il 28 novembre 1792 il colonnello Dumas sposò Marie Louise Elisabeth Labouret a Villers Cotterêts, dove poi comprò una fattoria che abitò con la sua famiglia nei momenti liberi dalle sue campagne militari. Lì nacquero presto le sue due figlie, ne1 794 Marie Alexandrine e nel 1796 Louise Alexandrine, che morì bambina.
Sciolta la legione, nel luglio 1793 Dumas fu promosso a generale di brigata nell’esercito del Nord e un mese dopo fu promosso di nuovo, a generale di divisione, con l’incarico di comandare l’esercito dei Pirenei Occidentali. A dicembre fu inviato a comandare l’esercito delle Alpi contro le truppe austriache e piemontesi che difendevano il passo del Piccolo San Bernardo e nella primavera del 1794 conquistò il passo e poi la vetta del Moncenisio, facendo più di mille prigionieri: una strepitosa e strategica vittoria, che fece scalpore a Parigi. Tra agosto e ottobre del 1794, passò al comando dell’esercito d’Occidente per controllare la massiccia rivolta scoppiata nella regione della Vandea contro il governo rivoluzionario di Parigi e nel settembre 1795 fu incorporato all’esercito del Reno partecipando all’attacco a Düsseldorf, dove fu ferito.
Nel novembre del 1796, Dumas fu inviato a Milano per unirsi all’esercito d’Italia – comandato in capo dall’ancora poco conosciuto generale Napoleone Bonaparte – che era entrato in Piemonte ad aprile e quindi a Milano a maggio. Già in quel periodo, tra i due generali sorse una certa tensione, quando Dumas obiettò e provò a contrastare la politica di Napoleone di consentire indiscriminatamente alle truppe francesi di saccheggiare le proprietà nei territori che venivano occupati e di maltrattarne gli abitanti. Nel dicembre Dumas fu messo a capo della divisione che assediava la strategica città di Mantova e, con una risoluta azione di controspionaggio e con pochi uomini, riuscì a bloccare il tentativo austriaco di rompere l’assedio, permettendo l’arrivo dei rinforzi francesi che finalmente ottennero la capitolazione della città.
Subito dopo Dumas si distinse permettendo all’esercito francese di spingere le truppe austriache verso nord e catturandone migliaia nell’inseguimento. Fu in quel periodo che, divenuto famoso anche tra i nemici, i soldati austriaci iniziarono a chiamarlo Schwarze Teufel (Diavolo Nero). L’apice della popolarità di Dumas in quella prima campagna napoleonica d’Italia arrivò quando, passato sotto il comando del suo amico generale Joubert, combatté lungo le rive dell’Adige terrorizzando gli austriaci finché un giorno, il 23 marzo 1797, respinse da solo un intero squadrone su un ponte sul fiume Eisack a Klausen – oggi Chiusa, in Italia – e per quell’impresa i francesi iniziarono a riferirsi a lui come “l’Orazio coclite del Tirolo”.
Un anno dopo, nel maggio 1798, al generale Dumas fu ordinato di presentarsi a Toulon per unirsi all’armata francese in partenza per la campagna d’Egitto di Napoleone e fu da questi nominato comandante della cavalleria dell’esercito d’Oriente. L’armata sbarcò presso Alessandria a fine giugno e il 2 luglio Dumas guidò i granatieri fin sotto le mura, penetrando la città con il resto delle truppe francesi. Poi, guidò la cavalleria nella lunga marcia verso sud, al Cairo, sostenendo vari scontri con la cavalleria mamelucca.
Per le truppe francesi le condizioni nel deserto risultarono estremamente dure, per il calore, la sete, la stanchezza e la mancanza di rifornimenti adeguati, provocando finanche un certo numero di suicidi. Accampati a Damanhour, Dumas incontrò diversi altri generali, tra i quali Murat, con i quali esternò critiche alle modalità di conduzione dell’impresa da parte del comandante Napoleone. Così, conclusa vittoriosamente il 21 luglio la battaglia delle Piramidi, quando Napoleone apprese di quelle critiche del suo generale Dumas, lo affrontò adiratamente minacciando finanche di sparargli per sedizione. In risposta, Dumas solo gli chiese il permesso di tornare in Francia e Napoleone non si oppose a quella richiesta, giacché lo scontro tra i due generali della Rivoluzione, oltre che ideologico, era divenuto anche personale.
Però, a causa della quasi totale distruzione dell’armata francese nella baia di Abukir il 1° agosto a opera della flotta britannica dell’ammiraglio Orazio Nelson, Dumas non fu in grado di lasciare l’Egitto. Rimase quindi al Cairo prestando regolare servizio e in ottobre fu determinante nel reprimere una rivolta antifrancese, caricando a cavallo i ribelli nella moschea di Al Azhar.
Il 7 marzo 1799 Dumas finalmente lasciò l’Egitto a bordo della corvetta Belle Maltaise, una nave militare dismessa, in compagnia del suo amico, il generale Jean Baptiste Manscourt du Rozoy, del geologo Déodat Gratet de Dolomieu, di quaranta soldati francesi feriti e numerosi civili maltesi e genovesi per un totale di quasi 120 imbarcati. Durante la navigazione però, la vecchia nave cominciò a fare acqua e a causa del maltempo dovette rifugiarsi nel porto di Taranto, nel Regno di Napoli, dove Dumas e i suoi compagni si aspettavano un ricevimento amichevole, avendo saputo che il regno era stato rovesciato dalla Repubblica Partenopea instaurata sul modello di quella francese. La repubblica costituita a Napoli il 24 gennaio 1799 però, era risultata precaria e nelle province del sud aveva presto ceduto alle forze filoborboniche dell’esercito della Santa Fede guidato dal cardinale Fabrizio Ruffo, che dalla Sicilia era sbarcato sulla penisola e la stava risalendo con l’intenzione, poi finalmente concretizzata, di raggiungere Napoli, la capitale del regno, per restaurare il potere monarchico.
In quel clima politico-militare, la cattura dei naufraghi della Belle Maltaise fu inevitabile e le autorità sanfediste che da una settimana, dall’8 marzo, ricontrollavano la piazza di Taranto, imprigionarono Dumas, Manscourt e il resto dei francesi. Iniziò così la prigionia del generale Dumas, che dopo due lunghi anni doveva concludersi a Brindisi, così come lo racconterà la prossima puntata.
(1 – Continua)