Dante e Armando Traversa, giovani pescatori annegati davanti all’isola del Faro nel 1939

Lucia Pezzuto per il7 Magazine

L’isola Traversa è un piccolo isolotto che si trova appena fuori dal porto di Brindisi. Accanto vi sorge anche un vecchio faro che un tempo era chiamato dai marinai “il fanale rosso”. Isola Traversa fa parte dell’arcipelago delle Pedagne, un gruppo di sei isolotti che proteggono dall’esterno il porto della città di Brindisi. Questi isolotti sono tutte ricadenti in zone militari, normalmente non sono accessibili ma la loro bellezza è visibile. L’isola Traversa è un piccolo affioramento roccioso sormontato da una torre “cilindrica bianca in muratura con lanterna poligonale”, un faro alto diciotto metri della portata di circa tredici miglia, avviato al funzionamento dal Genio Civile nel febbraio del 1861, due anni dopo il suo completamento costato 75.222 lire. All’epoca era un faro di V ordine “con lenti piane verticali per i lampi” alimentato a petrolio, dal 1915 divenuto fanale a lampi rossi, che consentiva ai naviganti di identificare facilmente l’imboccatura del porto e quindi evitare possibili collisioni con gli isolotti della zona; era custodito da tre fanalisti che si avvicendavano tra loro, interessandosi anche della manutenzione. Sono ancora presenti gli alloggi dei guardiani con cinque stanze e due cucine, oggi in completo degrado. Ma questa isola è legata ad una storia molto antica, che forse non tutti conoscono, in particolare, deve il suo nome a due pescatori brindisini, due fratelli, Dante e Armando, che nel 1939 persero la vita proprio davanti a quegli scogli. La famiglia Traversa ancora oggi vive a Brindisi e la storia dei due fratelli si tramanda quasi come una leggenda da padre in figlio. Oggi a raccontarla è Dante Traversa, il nipote, che ha 78 anni. “Io non ero ancora nato quando i miei zii sono morti, erano i fratelli di mio padre- racconta Dante- io sono nato tre anni dopo la loro morte e mio padre ha voluto chiamarmi come uno dei suoi fratelli. Ma la storia me l’hanno sempre raccontata ed io la tramando ai miei figli perché il ricordo di Armando e Dante non si perda”. La famiglia Traversa è una famiglia di pescatori da generazioni, un mestiere che si tramanda da padre in figlio. Gente esperta del mare e che del mare hanno fatto la propria vita.
Era il primo febbraio del 1939 quando i fratelli Traversa, Dante e Armando, con la loro barca escono in mare. Sembra una giornata tranquilla, ma il tempo è imprevedibile e questo i pescatori lo sanno. Dante e Armando sono pescatori esperti, conoscono la costa palmo a palmo, loro sul mare ci sono nati e la loro famiglia vive di pesca, un mestiere che li accompagna sin da quando erano piccoli.
“Erano sullo schifarieddu, una imbarcazione leggera, all’epoca ancora non c’erano i motori. Si andava con i remi. Mio nonno, pescatore anche lui, era a casa, abitava sotto piazza Santa Teresa, vicino la salita Montenegro. Quando la notizia arrivò a casa tutti si precipitarono a Pedagne. La zona a quel tempo era una zona militare, non si poteva entrare. Allora fu necessario chiedere un permesso- racconta Dante- I miei zii, dissero che si trovavano vicino ad uno degli isolotti che si trovano dove c’è il faro. La barca si era capovolta. Uno dei miei zii rimase impigliato nelle reti che lo portarono a fondo. Per lui non ci fu niente da fare. Morì in acqua. Ma l’altro fratello lo recuperarono che era ancora vivo. C’era mio padre che si butto in acqua e che lo portò in ospedale”. Nel 1939 l’ospedale si trovava su piazza Santa Teresa, dove oggi c’è l’Archivio di Stato. Fu una corsa contro il tempo. “Mio padre mi raccontò che lo zio era vivo quando arrivarono i soccorsi, ma nessuno pensò di togliergli i vestiti bagnati che indossava- dice, ancora, Dante- Era febbraio e faceva molto freddo. Lo zio morì tra le braccia di mio padre, probabilmente assiderato. La mia famiglia rimase sconvolta, Brindisi era sconvolta”. I due pescatori erano molto conosciuti. Dante e Armando avevano rispettivamente 28 e 27 anni quando persero la vita. “Portarono le salme degli zii a casa. Mia nonna era seduta tra due bare e il suo cuore per il dolore si fermò per due volte. Tutta Brindisi partecipò ai funerali”
Dante all’epoca era fidanzato e la ragazza con cui stava aspettava un figlio. “Aveva fatto quella che da noi si chiama la fuitina, stava facendo casa con questa ragazza che tra l’altro aspettava un figlio- racconta Dante, sfogliando vecchie foto- Quando il bambino nacque mio zio era morto già da tempo e lei decise di chiamare il figlio come il padre. Oggi è un uomo di 80 anni e vive a Livorno”. “Io sono convinto che se avessero avuto una barca a motore sicuro non sarebbero morti. Ma a quel tempo si andava ancora a remi e solo qualche anno più tardi mio nonno portò a Brindisi il primo motore- dice- La mia famiglia è una famiglia di pescatori da sempre. Pescava il pesce che poi rivendeva a Lapertosa, ai Libardo. Tutti ci conoscevano. Anche quando gli zii morirono mio nonno, mio padre continuarono ad andare per mare. L’ho fatto anche io fino a trent’anni. Poi ho capito che il mare vuole tanto ma da molto poco ed allora ho deciso di cambiare mestiere”. Dante Traversa è un maestro d’ascia , è un esperto a costruire barche: “Ho vissuto con la mia famiglia per tanti anni vicino ai cantieri Balsamo, quando ero piccolo ero sempre nel cantiere, ero affascinato dalle barche. Poi quando mi sono sposato sono andato a lavorare nella Montedison”. Gli anni sono passati ma la passione per il mare e per le barche è rimasta e Dante oggi si dedica al suo hobby preferito: il modellismo nautico. Costruisce meravigliose navi in miniatura. Lo fa con estrema passione, cura le sue creazioni nei minimi particolari. Una barca vera ce l’ha qualche volta esce ancora per mare ma solo per fare una passeggiata. Il mare alla famiglia Traversa ha dato ma ha anche tolto tanto. Ma Dante è orgoglioso della sua storia e quando anche racconta la morte degli zii che sfidarono le gelide acque lo fa con una luce negli occhi, la luce di chi alla fine al mare è legato e lo sarà per sempre.