
di Lucia Pezzuto per il7 Magazine
Don Antonio Randino è il parroco dei bambini, è colui che ha riportato l’oratorio nel quartiere Perrino di Brindisi. Nato ai Cappuccini e cresciuto nei campetti della chiesa dei Salesiani con il suo entusiasmo è riuscito in poco tempo a catalizzare l’attenzione dei tanti ragazzini che vivono nel rione Perrino di Brindisi. Ha 47 anni, ama lo sport, è un appassionato di calcio e tifoso della Juve ma si diletta anche nel suonare la chitarra. Don Antonio da quando è stato trasferito nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria, che si affaccia sulla piazza Bartolo Longo, si dedica anima e cuore ai ragazzini del quartiere. “Trascorrere il tempo con loro è una gioia- dice- sono tutti ragazzi abituati a stare per strada che vivono a pieno il loro quartiere e si muovono con grande autonomia. Spesso sono ragazzi cresciuti troppo in fretta, per tutti quei problemi che la famiglia porta con sé ed è facile immaginare, ma non hanno perso l’entusiasmo nel fare le cose e partecipare alla vita dell’oratorio”. Don Antonio è stato nominato parroco della chiesa solo due anni fa e nonostante la pandemia e le restrizioni per il Covid ha già istaurato un rapporto speciale con questi ragazzini e dato un’impronta del tutto personale alla parrocchia. “Sono di Brindisi e conosco la realtà di Brindisi e del Perrino all’inizio per sentito dire. Io sono cresciuto al quartiere dei Cappuccini, zona Salesiani. Tutta la mia infanzia e la mia adolescenza l’ho vissuta all’oratorio dei Salesiani- racconta- Si viveva per stare con gli altri , non solo in oratorio ma anche nel quartiere con gli amici che abitavano nella stessa via , qui è lo stesso”. Don Antonio è consapevole che il Perrino non sia un quartiere semplice ma ha visto proprio negli occhi di quei ragazzini la risorsa più grande e tutte le loro potenzialità. “I ragazzi del Perrino sanno stare insieme- dice il parroco- Qui mi ricorda la mia infanzia, loro vivono oggi come vivevo io quaranta anni fa. Forse questo stride un po’ con i tempi ma credo che sia un vantaggio. Sono molto vivaci, sono molto svegli, hanno l’occhio lungo. Se gli chiedi qualcosa da fare sono molto veloci , non sono sfaticati. Hanno delle caratteristiche questi ragazzi, ma anche le ragazzine, che ricorda un po’ me e miei compagni di strada. Per questo io li guardo con molta tenerezza e non li giudico. Le cose che loro fanno, anche un po’ spericolate, in realtà le fanno perché è come se avessero un sesto senso. Sanno come muoversi, sanno stare in mezzo alla strada. Io mi rivedo in loro e per questo motivo diventa anche più facile volergli bene”. I ragazzi seguono con attenzione Don Antonio, lo ascoltano e si percepisce subito che hanno per lui stima e rispetto. “Loro mi ascoltano e mi seguono, forse per qualcuno può sembrare una cosa straordinaria ma io la vivo con molta naturalezza e io non la carico di molti significati- dice- Sarebbe più preoccupante se io non mi facessi ascoltare e non riuscissi a creare un rapporto empatico. Mi spaventerebbe più questo, ed invece è normale che sia così”. Il quartiere Perrino è molto popoloso, è un quartiere vivace e talvolta sembra che viva di vita propria, come se fosse staccato dal resto della città. Non tutta la gente vive negli agi, anzi gran parte si barcamena nelle difficoltà economiche. Ma tra le famiglie e la stessa parrocchia c’è una grande solidarietà. Ci si aiuta gli uni con gli altri ed anche i bambini non si tirano indietro se c’è da fare qualcosa e dare una mano. Quando Don Antonio chiama, loro rispondono. E’ per questo che lui vorrebbe fare di più per questi ragazzi e per le loro famiglie.
“Qui abbiamo un centinaio di ragazzini per una fascia di età compresa tra gli 8 e i 14 anni , frequentano il catechismo- dice il parroco- Poco dopo il mio arrivo sono cominciati i lavori di ristrutturazione e purtroppo la chiesa l’abbiamo usata poco, è più facile, soprattutto in tempi di Covid fare attività all’aperto ma abbiamo anche un laboratorio musicale, qui vengono ad insegnare a suonare gli strumenti i maestri della Frescobaldi.
Uno dei momenti più belli è stata la celebrazione Cuore Immacolato di Maria abbiamo fatto la funzione su piazza Bartolo Longo , c’è stata una grandissima partecipazione, e qualcuno ci ha regalato a sorpresa anche i fuochi di artificio. Io sento che la gente qui porta con sé ancora una tradizione cristiana. Perché qui i ragazzi sono abituati un po’ a distruggere però abbiamo messo fuori dal mese di maggio una statua della Madonna e non ha subito alcun atto vandalico. Questo ti dice che le famiglie in qualche modo hanno questo rispetto per le cose sacre e che in qualche modo lo trasmettono ai loro figli. E’ come se avessero dei paletti oltre i quali non vanno”. Il quartiere è immerso nel verde eppure le aree fruibili e attrezzate sono molto poche, se non inesistenti.
“I ragazzini dopo aver fatto i compiti si ritrovano per strada, amano giocare a pallone e usare il monopattino- racconta Don Antonio- Noi abbiamo gli spazi antistanti la chiesa ma che non sono di nostra proprietà , sono spazi comunali, che loro occupano per giocare. La parrocchia , sulla strada Villanova, zona San Pietro vecchio, aveva un terreno con un rudere che non è mai stato completato che hanno sempre chiamato “oratorio”. Ma non ha preso mai piede. E’ stato abbandonato per moltissimi anni è diventato luogo di discariche abusive a cielo aperto e quindi si reso opportuno venderlo e fare profitto per sistemare la parrocchia.
E’ vero anche che c’è un campo di calcio a undici con degli spogliatoi , questo è del Comune ma è stato di abbandono. E’ mia intenzione fare lì l’oratorio se ci si intende con il Comune, magari recuperarlo e darlo a noi in comodato d’uso un po’ come è stato fatto per l’oratorio della chiesa San Vito Martire. Alla fine è sempre uso sociale e uso cittadino. Nel frattempo i ragazzi usano un campetto antistante la farmacia, ci sono delle vecchie porte arrugginite, io ho promesso loro che comprerò le reti così potremo giocare insieme a pallone”.