
di Marina Poci per il7 Magazine
Formazione delle figure professionali richieste nell’ambito dell’equitazione sportiva; creazione di un’impresa di franchising del miele; interventi diretti sul territorio nei quartieri che presentano un rischio più alto di devianza minorile e dispersione scolastica: è vario e ben strutturato il programma con cui il centro di equitazione e riabilitazione equestre “Acqua2o”, con sede a Mesagne, si è aggiudicato un finanziamento di 900.000 euro attraverso il bando “Cambio rotta”, promosso su tutto il territorio nazionale dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”.
Il progetto scritto dall’associazione sportiva dilettantistica mesagnese, approvato poi da quel ramo di “Fondazione per il Sud” che si occupa di minori, ovvero “Con i Bambini”, ha la durata di tre anni, si propone l’ambizioso scopo di combattere la devianza minorile, l’abbandono scolastico e l’esposizione a modelli violenti ed è rivolto a sessanta autori di reato che vanno dai quattordici ai diciassette anni, spesso provenienti da contesti di deprivazione socio-culturale nei quali delinquere si rivela più semplice che non farlo.
Grande soddisfazione traspare dalle parole di Marcello Ostuni, responsabile di “Acqua2o”, il quale, dopo aver mantenuto il riserbo per ragioni burocratiche, è felice di poter finalmente diffondere la notizia della vittoria, condivisa con altri diciassette enti sparsi per tutta la penisola: “Essere tra i diciassette progetti finanziati, su circa millecinquecento presentati, ci rende molto orgogliosi. Quando nel 2020, in piena pandemia, ci è arrivata la notizia del bando, abbiamo deciso di metterci in gioco e di provare a tirare fuori qualcosa di buono nel vuoto che vivevamo in quei mesi, cercando di mettere a frutto tutta la nostra esperienza con i cavalli e con i minori”.
La proposta di Ostuni e della sua equipe, infatti, nasce dall’esperienza maturata avvicinando al mondo dei cavalli i ragazzi autori di reato: gli operatori del centro hanno gradualmente realizzato quanto coltivare un hobby che implichi la presenza di animali, così come imparare un mestiere per il quale ricevere un compenso, possano rappresentare per i minori affidatigli quell’alternativa concretamente in grado di invertire la rotta di un percorso di vita che, con la commissione del primo reato in età adolescenziale, potrebbe apparire segnato.
“Il nostro progetto si chiama “L.IN.F.A.”, che significa Lavoro, Inclusione e Formazione in Agricoltura”, prosegue Ostuni. “Nei tre anni previsti, insieme all’ente di formazione leccese “CE.F.A.S.S.”, formeremo i ragazzi in tutte le attività legate al mondo dell’equitazione sportiva, quindi la mascalcìa (l’arte della ferratura degli zoccoli), il grooming (cioè la toelettatura e la cura quotidiana dell’animale) e l’addestramento in senso stretto. Si tratta di figure poco diffuse e molto difficili da trovare, per cui speriamo di dare loro degli sbocchi lavorativi concreti. Parallelamente, su Lecce, la cooperativa “Phoenix” si occuperà di prepararli in campo agricolo e, in particolar modo, curerà un progetto che prevede la costituzione di un’impresa di franchising delle arnie e del miele, attraverso la quale i ragazzi lavoreranno su commesse di enti pubblici e privati. Oltre a questi percorsi diretti di inserimento nel mondo del lavoro su questi sessanta ragazzi, sono previste con la collaborazione degli uffici dei Servizi Sociali di Brindisi e Lecce, delle azioni mirate nei quartieri più a rischio di devianza. Attraverso la collaborazione con l’Arci Brindisi, la cooperativa “Rinascita” e il “Salento Fun Park”, andremo per le strade, in famiglia e soprattutto nelle scuole superiori che hanno aderito al progetto, dando la parola ai ragazzi protagonisti del progetto, che si rapporteranno con i loro coetanei e racconteranno la loro esperienza”.
Come si evince dalle parole di Marcello Ostuni, il bando “Cambio rotta” promuove e premia il coinvolgimento di più organizzazioni in sinergia tra loro (enti del terzo settore, enti pubblici e privati, istituti), così che, dall’attuazione del progetto, esca rafforzata la rete delle comunità educanti a livello locale e la presa in carico del minore diventi sempre più compito della società nel suo complesso e non soltanto dei singoli enti a ciò preposti.
“Tengo a dire”, aggiunge Ostuni, “che la formazione può essere prolungata sino al compimento del ventunesimo anno d’età, purché il reato sia stato commesso quando era ancora minorenne. Questa precisazione ci permette di non lasciare a metà i percorsi che vengono iniziati, in modo da poter completare tutto l’iter formativo”.
Con particolare favore attività di questo tipo sono viste dalla dottoressa Lucia Rabboni, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Lecce, la quale commenta: “Ben venga che ci siano sul territorio risorse come queste, delle quali il Tribunale – per il tramite dei Servizi Sociali, che sono l’interlocutore istituzionale privilegiato – è ben felice di avvalersi per costruire progetti di reinserimento e rieducazione. Spesso i ragazzi destinatari di questi percorsi hanno intorno a sé un deserto educativo, per cui è estremamente importante fornire loro stimoli ricreativi, culturali e, perché no, lavorativi che siano in grado di supportarne la crescita. In questo senso il territorio di Mesagne e dei comuni limitrofi è molto attivo, sono svariati i centri che operano con ottimi risultati. Senz’altro auspichiamo che programmi di questo tipo, anche attraverso la promozione di partenariati tra l’U.S.S.M. (Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni), i servizi sociali territoriali e i Tribunali per i Minorenni, possano moltiplicarsi e affermarsi sempre di più come modalità rieducativa”.
In verità, i progetti di reinclusione che contemplano inserimento lavorativo sono molto pochi, sia perché si tratta di programmi che incontrano l’oggettivo limite d’età degli autori del reato, troppo giovani perché si possa concretamente avviarli ad attività lavorativa stabile, sia perché in un contesto economico certamente depresso quale è il nostro, caratterizzato da una diffusa disoccupazione anche in età adulta, diventa complicato pianificare l’ingresso nel mondo del lavoro per ragazzi minorenni. Sicuramente, però, il sistema di recupero e reinserimento sociale funziona molto bene, anche perché, azzarda provocatoriamente la Presidente Rabboni, “Talvolta per i ragazzi dell’area penale l’inciampare in un reato costituisce la prima occasione in cui le istituzioni, ai diversi livelli, manifestano un interesse costruttivo nei loro confronti. Se i ragazzi fossero accompagnati nella crescita con iniziative, anche a cura degli enti locali, che anticipano la soglia della tutela, probabilmente si eviterebbe questo paradosso. La predisposizione di un progetto calibrato a misura delle loro esigenze consente a questi adolescenti alle prese con la giustizia penale di compiere esperienze che spesso non hanno mai vissuto, come praticare con continuità uno sport, frequentare un cineforum, imparare una lingua straniera o anche semplicemente essere aiutati a non perdere l’anno scolastico. Sicuramente ampliare il ventaglio delle attività disponibili prevedendo anche l’inserimento lavorativo rende il percorso di recupero molto più incisivo e, specialmente nei casi di messa alla prova, permette di apprezzare ancora di più gli effetti benefici del progetto”.
“In questo momento siamo nel pieno dell’organizzazione, che ovviamente è complicata dalla pandemia. Stiamo lavorando per rendere sicuri i trasporti e gli spazi nei quali avverrà la formazione, ma non vediamo l’ora di conoscere i ragazzi e di entrare nel pieno delle attività: daremo a questi adolescenti un’opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro, dal momento che il certificato che rilasciamo, attestante le qualifiche ottenute, è spendibile in tutta Europa. Siamo orgogliosi del percorso che stiamo per intraprendere e ci auguriamo davvero che la rete di collaborazione che si è creata con “L.IN.F.A.” dia i suoi buoni frutti”, conclude Ostuni.